rotate-mobile
Ponte di Nona via di Salone

Basf, in via di Salone chiesti permessi per un nuovo forno. I cittadini: "Sono tornati i miasmi"

L'azienda replica: "Nessun impianto attivo nè in fase sperimentale. Gli odori non sono attribuibili a noi"

Nuovo impianto in arrivo nella sede Basf di via di Salone? L'azienda chimica tedesca, colosso del settore a livello internazionale, ha rinnovato nel 2016 la richiesta dell'Aia (Autorizzazione di Impatto Ambientale) per lo stabilimento del quartiere Case Rosse, a un anno di distanza dalla chiusura del reparto che si occupava di raffinazione e recupero dei catalizzatori chimici esausti. 

Tutto nella norma: avendo riorganizzato il sito produttivo, la prassi vuole che la società presenti nuovamente la documentazione delle attività industriali del sito agli uffici della Città Metropolitana. Ma ad allarmare i residenti, che contro lo stabilimento e presunte attività inquinanti e dannose per la salute, si sono scagliati per anni, c'è una carta agli atti preoccupante. 

"Abbiamo preso visione della documentazione presentata dalla BASF e scoperto che, tra le nuove richieste, c’è un nuovo forno che opera in continuo per il trattamento termico di prodotti chimici ad alte temperature (tra i 200 – 800°C)". E' il comitato Case Rosse a lanciare l'allarme. Nella zona di Parco Tibur, a pochi metri dalla sede dell'azienda chimica, i cittadini segnalano un ritorno dei cattivi odori, con diversi casi di abitanti che accusano irritazioni alla gola. "Potrebbe essere vero che stiano sperimentando il forno o altri nuovi processi industriali?". 

Dopo anni di lotta contro le emissioni sprigionate dall'industria, la notizia non può che far paura. Anni di fumi inquinanti (per i comitati carichi di diossine, dettaglio che l'azienda ha sempre smentito attribuendone al traffico la presenza nell'aria) a pochi metri da case e scuole. "L'impianto comporterebbe emissioni gassose che possono contenere polveri, ossidi di azoto, ammoniaca, acido cloridrico, cloro, acido acetico, anidride carbonica, monossido di carbonio e VOC (Composti Organici Volatili)" specificano ancora dal Cdq, documenti alla mano.  

E il fatto che il forno sia diverso da quello chiuso nel 2015, privo di fumi alla diossina, non è sufficiente a tranquillizzare gli abitanti. "E' lecito ritenere che le sostanze emesse in atmosfera citate sopra, a seguito di trattamento termico ad elevate temperature, siano comunque incompatibili con le abitazioni vicine che partono da appena 68 metri dallo stabilimento oltre alla presenza di un asilo nido a circa 380 metri". 

All'allerta risponde la Basf, nel tentativo di ridimensionare i timori diffusi. "Gli odori non sono attribuibili alla nostra attività. Nessun nuovo impianto è stato messo in funzione nel sito di via di Salone". Ma si conferma la richiesta per ospitare attività nuove nel reparto abbandonato. Nel dettaglio "per l'eventuale installazione di un impianto di calcinazione per effettuare un completamento della lavorazione (cosiddetto finissaggio) attualmente effettuato al di fuori del sito di Roma". Un'ipotesi di investimento tutta da confermare, e che comunque - precisa l'azienda interpellata da RomaToday - non avrebbe niente a che vedere con l'impianto chiuso tre anni fa. "In quel caso si bruciava il materiale e c'erano emissioni, nella fase di calcinazione semplicemente la materia viene solidificata ad alte temperature". Un po' come un forno di casa, per intendersi.

Il Comitato lancia comunque il suo appello. "Fate molta attenzione al problema degli odori, soprattutto nelle ore notturne e di prima mattina quando ristagna l’aria, e di prendere nota del giorno e dell’ora in cui si avvertono, non odori di bruciato come per i roghi del campo nomadi che sembrano sotto controllo, ma  tipici di sostanze chimiche". Il tutto da segnalare via mail agli uffici competenti che hanno ricevuto la proposta della Basf, elencati di seguito. 

ld.gabinetto@comune.roma.it; dipartimentoIV@cittametropolitanaroma.gov.it; dipartimento.ambiente@comune.roma.it; dipartimento.politichesociali@comune.roma.it; presidenza.mun04@comune.roma.it; sergio.ceradini@arpalazio.it; comunicazione@arpalazio.gov.it; fabrizio.magrelli@aslromab.it; comitatocaserosse@gmail.com.

Ad accogliere le istanze dei comitati l'esponente della Lega Fabrizio Santori, ex consigliere in regione Lazio. "Vogliamo vederci chiaro e andare fino in fondo a questa storia" commenta in una nota stampa. "Da qualche mese le istituzioni continuano a ricevere segnalazioni di cattivi odori e di sostanze che irritano la gola dei residenti del Parco Tibur senza che qualche ente competente sia intervenuto". E ancora: "Il tema della salute dei residenti deve essere prioritario per questo auspichiamo che il Presidente del Municipio IV richieda l’immediata convocazione di tutti gli organi competenti dal Dipartimento Ambiente di Roma Capitale fino al Dipartimento competente della Regione Lazio deputato al rilascio dell’Aia passando per la Asl e la Città Metropolitana di Roma Capitale. Tutti devono sentirsi coinvolti e responsabili senza voltarsi dall’altra parte".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Basf, in via di Salone chiesti permessi per un nuovo forno. I cittadini: "Sono tornati i miasmi"

RomaToday è in caricamento