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Tiburtina valley, ancora alluvione e ancora danni. Ma i soldi promessi del 2008?

Le testimonianze di imprenditori e negozianti. Il presidente del V Municipio accusa l'amministrazione capitolina per i ritardi nei cantieri della zona. Nel 2008 danni per 150 milioni di euro e le aziende devono ancora ricevere tutti i fondi promessi

Novemila euro di danni per ciascuna impresa. Questo il bilancio stimato dal Cna (Confederazione nazionale dell'Artigiano e della Piccola e Media Impresa) dopo il temporale che si è abbattuto sulla Capitale giovedì 20 ottobre. Le segnalazioni ricevute dall'associazione sono state 110 da tutta Roma, da Ostia a Centocelle. Tra le zone più colpite c'è la zona commerciale della Tiburtina. L'esondazione del fiume Aniene il 12 dicembre 2008 creò danni per oltre 150 milioni di euro e l'allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo richiese lo stato di calamità naturale. Le aziende aspettano ancora oggi l'erogazione totale dei fondi promessi.

DIECIMILA EURO DI DANNI E TRE GIORNI PER RIPULIRE TUTTO - Per CP Alluminio, impresa di costruzione e progettazione di infissi e complementi in alluminio dietro via di Pietralata, la stima è di 10mila euro. Danni ai macchinari, pavimenti e arredi rovinati, un paio di computer saltati. “Nel capannone dell'officina l'acqua è arrivata a 20 centimetri, in quello degli uffici erano una decina”, dice il titolare Marco Frasacco. Mentre infuriava il temporale non è stato possibile fare nulla se non staccare i macchinari e salvare il salvabile. Ci sono voluti tre giorni e il lavoro di nove persone per riportare la situazione alla normalità, dopo aver fatto defluire l'acqua che aveva invaso i capannoni. “Ma stiamo ancora in alto mare, non posso nemmeno dire con esattezza cosa è recuperabile e cosa non lo è”. L'azienda è lì da 16 anni ma una situazione del genere non si era mai verificata. C'erano stati altri temporali, l'alluvione del 2008 (la CP Allumini si era salvata perché si trova più distante dall'Aniene), le forti piogge del 2009 ma i danni erano stati relativi. Stavolta a complicare il tutto sono state le fogne. “Le caditoie erano intasate – ricorda Frasacco - Per fortuna quella che è entrata era l'acqua piovana che ristagnava nel piazzale antistante i capannoni, non fango”. Frasacco non è l'unico a puntare il dito contro i malfunzionamenti della rete fognaria.

NEGOZI ALLAGATI E CADITOIE INTASATE - Alessandro Frontoni, titolare dell'omonimo forno su via dei Monti di Pietralata, segnala che quella situazione ormai si ripete da anni. “Quando piove questa strada diventa un lago, un pantano. Ogni volta che piove è sempre la stessa cosa, sempre gli stessi allagamenti, sempre le stesse caditoie intasate e nessuno che viene mai a controllare. Solo dopo il temporale di giovedì sono venuti a dare una pulita”. Le telecamere a circuito chiuso del negozio hanno ripreso quello che è successo: 50 cm di acqua, il negozio completamente allagato, sacchi di farina bagnata e inutilizzabile, mezza giornata di lavoro perduta. “Abbiamo fatto dozzine di chiamate al Comune ma niente, tutto inutile”, dice Frontoni.

ANCORA APERTI I CANTIERI PER IL RADDOPPIO DELLA TIBURTINA - All'indomani del nubifragio, il presidente del Municipio V Ivano Caradonna ha rilasciato un duro comunicato nel quale puntava il dito contro “la leggerezza dell'amministrazione capitolina”. “I ritardi con i quali sono stati mandati avanti i lavori di adeguamento della via Tiburtina sono legati a quanto accaduto quel giorno, anche se si è trattato di una situazione straordinaria per la nostra città”, conferma a Romatoday il minisindaco Caradonna. I cantieri per il raddoppio di via Tiburtina prevedono oltre all'allargamento della sede stradale nei due sensi di marcia anche il cosiddetto “corridoio della mobilità” (che “l'amministrazione comunale ha deciso senza il nostro parere di trasferire dal centro delle carreggiate in quelle laterali”, dice Caradonna, indebolendo così la circlazione del trasporto pubblico del trasposto pubblico) e nove chilometri di viabilità alternativa, una valvola di sfogo per il traffico che soffoca la zona e che ovviamente è una risorsa strategica sia per i cittadini sia per le aziende. I lavori sarebbero dovuti finire in tre anni ma allo stato attuale "poco o nulla è stato realizzato", dice Caradonna, e ce ne vorranno altri tre per chiudere la cantierizzazione.

IL NUOVO COLLETTORE - Nel piano degli interventi rientrano anche i cantieri per il rinnovamento delle reti dei servizi pubblici, tra cui il sistema fognante, e il ritardo nel completamento di questi lavori, assicura Caradonna, ha aggravato la situazione di quel giovedì, insieme alla "evidente insufficienza della manutenzione primaria"delle caditoie e della rete fognaria (interventi che competono ad Acea e al Comune), così come le condizioni del manto stradale. Caradonna si augura che la fine dei lavori per l'ampliamento dell'antica via consolare e la chiusura dei cantieri sulla Tiburtina in direzione di Guidonia impedisca il ripetersi di situazioni come quelle verificatesi mentre per quanto riguarda la parte commerciale, quella che è stata allagata il 20 ottobre, la conclusione degli interventi, come il nuovo collettore in via di realizzazione, ridurrebbe sicuramente il rischio di nuove inondazioni.

E I SOLDI PER L'ALLUVIONE DEL 2008? -  Caradonna fa il punto con Romatoday, grazie ai dati forniti da Danilo Virdis, presidente della Associazione Nuova Tiburtina, nata proprio dopo l'alluvione del 2008: con l'ordinanza n. 3734, il governò fissò dei tetti per i contributi economici alle aziende danneggiate, anche se la soglia stabilita risultava inferiore ai danni reali subiti dalle aziende, ma poi non erogò i fondi. Le risorse previste dall'ordinanza del governo vennero invece stanziate dai bilanci del Comune e della Regione. Secondo quanto riferisce l'associazione, il 70 per cento di questi fondi è arrivato a destinazione. Il resto sarà erogato entro il 2011.

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