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Venerdì, 19 Aprile 2024

Riconsegna casa occupata, entrano gli assegnatari. Pietralata sta con Noemi e dice no alla guerra tra poveri

Da occupante ad assegnataria. Quanto accaduto stamattina, martedì 6 novembre, a Pietralata durante lo sfratto di Noemi Screponi che ora si ritrova senza casa

Lo scambio delle chiavi. L’abbraccio. Quell’acquario con i pesci rossi che Noemi, occupante sotto sfratto, ha scelto di regalare alla bimba di Olimpia, assegnatara di quell’alloggio popolare che per Noemi e suo figlio Cristian è stata casa da circa un anno. "Non si è presentata nemmeno la Sos (Sala operativa sociale del Comune) stamattina per darmi un’alternativa - spiega Noemi Screponi -, sono contenta per la famiglia che è entrata, era loro diritto, ma io sono distrutta".

Olimpia è infatti mamma di cinque figli e da 22 anni vive in un residence destinato all’emergenza abitativa: “In sole due stanze - racconta Olimpia -. Dopo tanti anni finalmente ho una casa ma mi spiace tanto per Noemi, anche lei è una mamma e anche lei ha diritto ad avere un posto in cui vivere”. Solidarietà tra donne, tra mamme. Tra chi prova a sopravvivere ogni giorno con una famiglia da portare avanti. Una vicinanza tra le due che rende ancor più commuovente tutto quello che oaccade intorno a loro: l’arrivo dell’addetto Ater, gli operai che smontano i mobili per portarli via con se.

Mentre sotto il civico 4 di via Luigi Bombicci, a Pietralata, molte persone si sono ritrovate in solidarietà della giovane mamma. “Siamo qui non certo per protestare contro la famiglia assegnataria - dice Michelangelo Giglio di Asia Usb che ha organizzato l’assemblea stamattina -, ma per ribadire con forza il grosso deficit di alloggi popolari di questa città. Una situazione che vuole portare le persone ad una guerra tra poveri che noi non possiamo tollerare. Noemi deve avere una casa”. La storia di Noemi e della sua “emergenza casa” arriva da lontano. Aveva solo 19 anni quando ha dato alla luce il piccolo Cristian, lo stesso anno in cui è stata inserita dal Comune in un residence in zona Anagnina, per poi andarne in un’altro al Divino Amore. “Dopo l’esperienza del residence avrebbe dovuto avere una casa popolare - continua Giglio -, invece le hanno dato il ‘buono casa’ che non è mai riuscita ad usare perché nessuno vuole affittate casa al Comune”

Da qui la scelta di occupare questa casa, vuota da molto tempo. “Alla fine ho cercato di rimediare uscendo bonariamente, consegnando le chiavi alla famiglia di Olimpia - conclude Noemi -, ma mi ritrovo per strada con un bambino di 8 anni”. Dall’incontro con gli operatori della Sos, avuto solo dopo aver liberato l’alloggio, le sarebbe stata offera solo la possibilità di un centro d’accoglienza. Opzione che Noemi ha rifiutato.

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