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Prima Porta Labaro / Via Valbondione

L'odissea di Colli d'Oro dove il palazzetto incompiuto sfregia il parco

Un ecomostro nel verde, Diaco: "Rinascerà con partecipazione cittadini"

Doveva rappresentare un tetto per le discipline "minori" della polisportiva biancoceleste e invece la mai nata Casa Lazio,  il palazzetto dello sport che avrebbe dovuto costruire la Lazio Pallavolo nel parco di Colli d'Oro, è ormai da anni uno scheletro di cemento nel verde. Un ecomostro di travi e pali in legno marciti immersi nell'acquitrino a valle della "pineta" di Labaro. 

La mai nata Casa Lazio

Un'opera calata dall'alto, senza alcun confronto con il territorio. Il bando nel 2006, la concessione l'anno seguente e i lavori iniziati, tra perplessità e polemiche, solo nell'estate del 2012 sebbene quello di Colli d'Oro fosse stato pensato come uno degli impianti idonei ad ospitare addirittura alcune delle gare del Mondiale di Pallavolo del 2010. 

Un ecomostro

Un cantiere avviato in ritardo, lavori che si sono arenati appena qualche settimana dopo il loro inizio. Così da oltre cinque anni Labaro convive con quell'opera incompiuta, con un'area cantiere pericolosa e degradata proprio ai piedi del parco che, tra competenze e aule di tribunale, nel frattempo, salvo qualche intervento sporadico dell'amministrazione e dei volontari, è diventato infrequentabile. 

La revoca della concessione

Nell'aprile del 2015, constatate inadempienze e ritardi, Roma Capitale ha deciso per la revoca della concessione alla Lazio Pallavolo e per la risoluzione del contratto. Sul futuro di quello scheletro di cemento si è abbattuta così una grande incognita: rigenerazione urbana, abbattimento o recupero le ipotesi molto generiche sul tavolo. 

Inadempienze e ritardi, Casa Lazio non si farà: il Comune revoca la concessione

La commissione ambiente a Labaro

"Restituire ai cittadini romani un’area verde fortemente danneggiata dall’inerzia delle Amministrazioni precedenti ponendo fine a uno scempio ambientale che si protrae da circa dieci anni" - l'obiettivo dichiarato dal presidente della Commissione Ambiente capitolina, Daniele Diaco, in sopralluogo nel parco durante l'ultima pulizia dei volontari. A Colli d'Oro scempio sì ma da almeno la metà del tempo immaginata dall'esponente grillino. 

Poco importa. Quella "pineta" un tempo ritrovo per tanti e ad oggi off limits per i più va restituita al quartiere, lo stesso tenuto fuori da ogni decisione da quel bando del 2006. 

"Un’odissea iniziata a causa di una imponente struttura in cemento edificata per ospitare un centro sportivo mai entrato in funzione. Una costruzione che ha provocato ingenti danni alla biodiversità del parco come, ad esempio, il taglio di ben 40 essenze arboree. Un comportamento inaccettabile e non più tollerabile" - ha detto Diaco che con la Commissione chiederà al gestore del Parco, ossia il Dipartimento Sport, di interpellare l’Avvocatura Capitolina "al fine di stabilire con esattezza le responsabilità del caso e di favorire un celere e necessario ripristino dei luoghi da parte della ditta costruttrice, sempre ‘sorda’ ai solleciti di Acea". 

Il M5s promette: "Percorso partecipato con cittadinanza"

Poi spazio ai cittadini e a quella ripresa del Parco attraverso un percorso partecipato già annunciato da Virginia Raggi in campagna elettorale proprio a Colli d'Oro. "Chiederemo loro di esprimere idee e proposte sull’utilizzo dei suoi spazi e tenendo fortemente in conto i suggerimenti ricevuti nelle fasi più propriamente progettuali. Compiremo tutti gli step che si renderanno necessari - ha concluso Diaco - per la completa rinascita di un’area verde meritevole di tornare a vivere i fasti di un tempo".
 

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