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Casette dei rom demolite per chiudere il River: "Così rischio baracche e disperazione"

Entro il 30 la dismissione completa del campo, Tolli (Pd): "Sia Comune a cercare direttamente soluzioni abitative"

Moduli abitativi nastrati e sigillati, prefabbricati di proprietà del Comune distrutti dagli addetti incaricati dello smaltimento e resi dunque inutilizzabili dalle famiglie rom del River che così da giorni vivono nelle aree comuni del campo che il Campidoglio sta tentando di chiudere.

Abbattute le casette dei rom del River

La dismissione dell'ex villaggio della solidarietà di via della Tenuta Piccirilli passa dalla demolizione delle casette, mentre per i nuclei familiari, senza il reperimento di un alloggio alternativo e il rifiuto dell'assistenza con donne e minori da una parte e uomini dall'altra, l'immediato futuro è un'incognita.

"Stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti utili e necessari al superamento del Camping River: un luogo, come tutti i campi rom, egemonizzato da ghettizzazione e illegalità. Realtà di questo genere non devono e non possono più esistere: rappresentano una negazione dei diritti per chi le abita e generano danni per i cittadini che vivono nelle zone limitrofe" - ha scritto la Sindaca Virginia Raggi, sottolineando come gli operatori sociali del Comune abbiano lavorato ogni giorno, "con impegno certosino", per illustrare ai residenti le misure ideate appositamente per il Camping River. Tra la difficoltà di trovare una casa in affitto, di essere ospitati da terzi o di rientrare in patria la maggior parte delle famiglie del River è rimasta nel campo in via di "superamento".

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La chiusura del Camping River fissata al 30 giugno

Il 30 giugno il River dovrà chiudere: la dead line fissata dal Campidoglio è vicina, ma lo sgombero rischia di finire nel caos. Proliferare di insediamenti abusivi, baracche ai margini della città e centinaia di persone, compresi minori, destinate a disperazione e addiaccio.

"In due anni di tempo, pur disponendo di importanti risorse, l’amministrazione non è riuscita a convincere la popolazione del Camping River ad accettare i programmi di assistenza nell’uscita dal campo proposti dal Campidoglio. Parliamo essenzialmente di misure di sostegno economico all’affitto, anche con possibilità di pagamento diretto del canone di locazione da parte del Comune. La cosa che non è chiara è perché non sia stata l’amministrazione stessa a fare una ricerca di mercato e a reperire gli alloggi necessari attraverso una selezione di evidenza pubblica. Il tempo c’era. Si è scelto invece di responsabilizzare esclusivamente i residenti che, appartenendo ad un gruppo sociale da sempre ai margini della società, non sono riusciti a reperire sul mercato un alloggio alternativo" - ha scritto in una nota Marco Tolli, dirigente del Pd romano, criticando la distruzione dei container ordinata da Roma Capitale.

L'appello del Pd: "Scongiurare nuova emergenza"

Scongiurare una nuova emergenza l'appello al Campidoglio al quale, "senza tentennare sulla chiusura del River", viene chiesto di riaprire il dialogo con la popolazione rom presente e i cittadini residenti, impostandolo "su un reale percorso di uscita dal campo e di chiusura definitiva della struttura".

"Questo campo, come altri, nacque nel 2005 nell’ambito di una serie di operazioni condotte dall’amministrazione comunale per sanare le baraccopoli abusive diffuse in città. Sarebbe un vero paradosso se ora, a distanza di più di 10 anni, tornassimo agli insediamenti informali, alle baracche, solo perché i rom residenti non sono stati in grado di trovarsi una casa in affitto. Dobbiamo andare oltre, non tornare indietro".

Il progetto della cittadella dei rom

Poi il passaggio sul progetto della Seges srl di valorizzare le aree sulle quali sorge il River per realizzare una cittadella rom dotata di attrezzature, servizi e negozi. Un piano difficilmente  praticabile per ragioni urbanistiche: "Ha più il sapore della speculazione edilizia su un area molto delicata sotto il profilo ambientale e a forte rischio idraulico perché adiacente al fiume Tevere" - ha aggiunto Tolli definendo il progetto "una suggestione che distoglie i diretti interessati dalla vera scommessa che deve consistere nella progressiva uscita dal campo attraverso un percorso di miglioramento reale delle proprie condizioni di vita".

Da qui il suggerimento al Comune: "Assuma direttamente la ricerca delle soluzioni abitative, evitando così che da una struttura attrezzata si ritorni al passato delle baracche. Diversamente - la previsione del Dem - la situazione non può che peggiorare".

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