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Ponte Milvio Camilluccia / Via degli Orti della Farnesina

Ponte Milvio, dopo il crollo negozi in ginocchio: "Quella palazzina va abbattuta"

Cna Commercio Roma ha scritto a Campidoglio e Municipio perchè lavorino per demolizione edificio pericolante: "Ridurre area cantiere e programmare ripresa dell'area"

La zona spaccata a metà con l'isolamento della prima parte di via Orti della Farnesina e via della Farnesina stessa, traffico congestionato nonostante la viabilità alternativa provvisoria ed un'area che sì è accessibile ma che in molti preferiscono evitare. Dopo il crollo della palazzina di via della Farnesina numero 5 a pagare le conseguenze di transenne e "zona rossa" a tutela dell'incolumità pubblica è anche il commercio. 

Di 150 attività presenti nell'area, di cui il 50% circa relative a somministrazione e ristorazione, ve ne sono almeno 30 che rischiano la chiusura definitiva, altre 50 che potrebbero registrare perdite di fatturato molto rilevanti - oltre il 50% -  e le restanti 70 circa un effetto negativo tra il 10 ed il 20% del fatturato. Questi i dati diramati a pochi giorni dal crollo dalla Confesercenti di Roma

Una prospettiva per nulla rosea e un grido d'allarme lanciato anche da Cna Commercio Roma che  "sulla grave situazione degli operatori di piazza Ponte Milvio e delle zone limitrofe" ha scritto una lettera a Campidoglio e Municipio, affinchè prendano provvedimenti immediati volti a rilanciare l'intera zona. 

"Superata questa prima fase di messa in sicurezza delle persone coinvolte e limitrofe al crollo, ora è necessario affrontare anche una soluzione a medio e lungo termine per programmare una ripresa, seppur graduale, delle funzioni vitali di quel territorio, sia per i suoi cittadini sia per le tante attività commerciali che sono presenti nella zona" - ha scritto la presidente di Cna Commercio Roma, Giovanna Marchese Bellaroto. 

La richiesta della Confederazione è quella di predisporre "immediatamente tutte le azioni per la rimozione del manufatto pericolante e delle macerie, secondo quanto previsto dalla vigente normativa e senza che tale azione improcrastinabile sia rallentata o ostacolata da controversie privatistiche, che nulla hanno a anche vedere con l'interesse generale di una risistemazione dell'area"

Interventi che dovranno dunque comportare la riduzione dell'area di cantiere e la contestuale messa in sicurezza dei luoghi, per evitare un depauperamento e una desertificazione dell'intero quadrante, soprattutto in presenza di pubbliche e di attività commerciali, "la cui sicurezza e fruibilità devono essere garantite dall'amministrazione pubblica". 

Un'istanza avanzata con determinazione e che non lascia spazio a tentennamenti: "In mancanza di un’immediata presa in carico da parte dell’amministrazione dell'esecuzione, anche in danno, degli interventi necessari, ci vedremo costretti a richiedere nelle sedi opportune - incalza Bellaroto - il danno economico determinato dal prolungarsi dei disagi e arrecato alle nostre attività economiche”.
 

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