rotate-mobile
Pigneto Pigneto / Via Alberto da Giussano

Teatri e Municipio VI, binomio difficile: il buio oltre il Centrale Preneste

Intervista a Tiziana Lucattini, responsabile del teatro Centrale Preneste e da sempre attiva nel promuovere la cultura nel VI Municipio

Il sesto Municipio, e nello specifico il quartiere Pigneto, non rientra certo nel novero di quelle zone di Roma che patiscono l’assenza di luoghi in cui fare cultura. Specie tra le stradine fitte che lambiscono l’isola pedonale di via del Pigneto si è assistito, negli ultimi anni, ad un vero e proprio exploit di circoli culturali d’ogni risma, in un quartiere che oltretutto (merito di letterati e cineasti) ha sempre avuto uno stretto rapporto con l’arte (inutile ricordare che via Montecuccoli e via Fanfulla sono state immortalate per sempre in due capolavori del neorealismo italiano: Roma Città Aperta e Accattone, ovviamente).

Il discorso è invece molto diverso per quanto riguarda i teatri, che mancano quasi del tutto se si eccettua l’apertura, più di un anno fa, del Centrale Preneste in via da Giussano. Per capire le difficoltà che incontrano gli addetti ai lavori, abbiamo parlato proprio con la responsabile del Centrale Preneste, Tiziana Lucattini, impegnata da molti anni con l’associazione 'Ruotalibera' in quella che può essere considerata una fatica di Sisifo: portare la cultura teatrale nelle periferie, e nello spcifico nel Municipio VI.

Il Centrale Preneste sorge a ridosso della scuola elementare Giulio Cesare, non a caso. Come ci racconta Tiziana, quello che è ora a tutti gli effetti un teatro con tutti i crismi solo qualche anno fa era un piccolo laboratorio teatrale per gli alunni della scuola. E mettere in piedi un teatro vero e proprio non è stato facile. “Ci sono voluti otto anni”, racconta Tiziana, “come tutti sappiamo non è che la cultura navighi in buone acque in questo paese. I soldi sono pochi e poi non sono mancate le traversie burocratiche che ci hanno fatto perdere tanto tempo”.

Nonostante tutto Tiziana ci tiene a sottolineare che il rapporto con l’amministrazione del VI Municipio è stato sempre ottimo e il supporto della politica non è mai venuto meno. “Come associazione lavoravamo da tempo con il Municipio 6 e in particolare con Enzo Puro (ex presidente del Municipio, ndr). Lui ha creduto molto nel progetto, e possiamo anche dire che è stato un po’ il papà di questo teatro. Poi a causa delle difficoltà economiche e di qualche problema con la sovraintendenza il progetto si è un po’ arenato, tanto che molti nostri amici, anche dell’amministrazione ci consigliavano di desistere, dicendoci ‘non ce la farete mai’.
Invece ce l’abbiamo fatta, e tutto sommato è un esempio di buona politica, anche se buona parte dei finanziamenti sono privati: l’ultimo lotto della ristrutturazione l’abbiamo pagato di tasca nostra. Insomma è una sorta di teatro Municipale finanziato dai privati”.

Dal punto di vista artistico il Centrale Preneste continua, in maniera ideale, il discorso del vecchio teatrino della scuola Giulio Cesare. Non è propriamente un teatro per l’infanzia, ma “con una dedica speciale alle nuove generazioni e all'incontro prezioso con chi, avendo molto vissuto, ha molto da raccontare”. E se gli spettacoli pomeridiani sono per famiglie, di sera c’è posto solo per gli adulti.
Al centro della scena, tuttavia, c’è sempre il mondo dei più piccoli: “Uno degli ultimi spettacoli che abbiamo portato in scena, ‘Asilo’ – spiega Tiziana – racconta ad esempio una storia drammatica come la strage di Beslan (massacro avvenuto in Cecenia nel 2004, quando un gruppo di 32 ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni occupò l'edificio scolastico sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini, ndr)”.

Alla fine l’impressione che ne ricaviamo è che il Centrale Preneste sia davvero un bel progetto, ma nato tra gli stenti e grazie alla tenacia di chi l’ha voluto a tutti i costi. Ed è indubbio che per un Municipio che conta da solo gli abitanti di una città come Pescara, un piccolo teatro di 100 e rotti posti, non può essere considerato sufficiente. Specie se ti accorgi che la domanda di cultura esiste, ed è forte: “Da quando abbiamo aperto la risposta del pubblico, specie nella fascia pomeridiana, è stata davvero ottima. Ci siamo resi conto proprio di questo, che nel quartiere c’è una voglia di andare a teatro che noi per primi non sospettavamo”. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Teatri e Municipio VI, binomio difficile: il buio oltre il Centrale Preneste

RomaToday è in caricamento