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Lago Snia, spunta una richiesta di demolizione e ricostruzione: case al posto dell'ex fabbrica

La domanda di permesso a costruire è stata presentata da Ponente 1978 srl il 12 luglio del 2018

Lo scheletro di cemento di quella che doveva diventare l’ennesima costruzione nella zona di Largo Preneste è ancora lì, assediato dalle acque del lago dell’ex Snia. Sono stati proprio gli scavi per quei lavori che, nel 1992, hanno raggiunto la falda e ‘liberato’ l’acqua. Oggi, a distanza di 27 anni, su un’area a ridosso di quel lago, quella ancora oggi occupata dai manufatti dell’ex opificio, pende una nuova domanda di permesso a costruire. Il proprietario è lo stesso di 27 anni fa. La società Ponente 1978 srl vorrebbe portare avanti un “progetto di demolizione, ricostruzione e cambio di destinazione d’uso per la realizzazione di un compendio immobiliare a uso residenziale, commerciale e studentato”. 

Un intervento urbanistico “per il recupero edilizio”, si legge nelle carte che Romatoday ha potuto visionare, da realizzarsi in base agli articoli 4 e 6 della legge regionale sulla rigenerazione urbana. Il primo fissa le disposizioni per il cambio di destinazione d’uso degli edifici. Il secondo, fissa il premio di cubatura del 20 per cento e le modalità con cui portare avanti gli interventi diretti, “sempre consentiti” se si rispettano finalità e criteri definiti dalla legge. 

Il documento, in realtà, non è fresco di presentazione. Da quasi un anno è nei cassetti degli uffici del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica del Comune di Roma, l'ente a cui spetta il rilascio del permesso a costruire. È rimasto fermo lì, proprio mentre, dopo anni di battaglie, la richiesta di cittadini e residenti di riconoscere l’area come monumento naturale è approdata sul tavolo degli uffici regionali della Direzione parchi. È rimasto sconosciuto, mentre, a più riprese, le istituzioni cittadine a vari livelli si sono espresse a favore della tutela dell’intera area. La richiesta risale infatti al 12 luglio del 2018. Ancor prima, il 5 febbraio del 2018, ne era stata depositata una simile ai sensi del precedente Piano casa. Ritirata e ripresentata lo stesso giorno. Secondo quanto apprende Romatoday da fonti attendibili, l’iter comunale per la lavorazione della richiesta a costruire non è ancora stato avviato.

Nel gennaio di quest'anno, il proponente ha inviato il piano anche agli uffici urbanistici regionali, solamente per quanto riguarda la valutazione della tutela paesaggistica. L'istruttoria è ancora in fase preliminare. Sull'area, infatti, insistono un vincolo paesaggistico e uno a tutela dell'archeologia industriale che richiedono un parere da parte di enti coinvolti come la Regione, la Sovrintendenza capitolina e il ministero dei Beni e delle attività culturali, per dare il via libera alla richiesta a costruire.

Una richiesta lecita. La società Ponente 1978 srl è proprietaria del terreno, situato tra largo Preneste e via di Portonaccio, su cui sorgono i manufatti dello storico stabilimento, costruito nel lontano 1922. Il progetto va però a infilarsi in un contesto urbano molto particolare, quello dell'area del Parco delle Energie, proprio in un momento in cui le istituzioni si stanno esprimendo in merito alla sua destinazione. La battaglia dei cittadini per vincolarlo alla destinazione di verde pubblico dura da vent’anni. E non si è ancora interrotta. Alla fine degli anni '90 è stato formalmente istituito il Parco delle Energie, incastrato tra il lago e l’altro capannone dell’ex Snia, in direzione di Porta Maggiore. Poi, nel 2004, è stato definitivamente espropriato il terreno compreso tra il lago e via di Portonaccio.

In queste settimane, negli uffici regionali della Direzione parchi, si sta per chiudere l’istruttoria in merito all’istanza di riconoscimento dell’area a monumento naturale. Il passaggio successivo, l’ultimo, spetta al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che dovrà firmare il decreto che lo istituisce. Residenti e cittadini vorrebbero includere anche l’area privata ma, come emerso anche nel corso della commissione regionale congiunta Ambiente e Urbanistica del 20 maggio scorso, quella porzione resterebbe esclusa. 

Ma non è l’unico elemento sul tavolo. Il Forum del Parco delle Energie, inoltre, sta lavorando anche per il riconoscimento ufficiale dell’acqua del lago come acqua di falda, e quindi un bacino naturale, elemento che farebbe scattare un vincolo alla fascia circostante al perimetro del lago. Una sorta di cerchio concentrico che ricomprenderebbe anche l’area oggetto della domanda a costruire. Il dialogo tra l'Agenzia del Demanio e la direzione regionale Risorse Idriche è stato avviato proprio a maggio. Il passaggio, questa un’altra delle richieste dei cittadini, permetterebbe l’inserimento del lago nel Piano paesistico regionale

“Il tema dell’area è sempre stato la sua appetibilità e continua ad esserlo”, commenta la consigliera regionale della Lista civica per Zingaretti presidente, Marta Bonafoni, che da anni si interessa al destino dell’area dell’ex Snia. “La notizia della richiesta a costruire è arrivata anche a noi e per quanto riguarda la Regione manteniamo la barra sulla tutela dell’area. Un tutela doppia”, spiega. “Da una parte l’iter per l’istituzione del monumento naturale sta procedendo. Gli uffici tecnici stanno portando avanti l’istruttoria sulla base dei criteri stabiliti per legge. Non è detto, quindi, che il perimetro possa coincidere con la totalità dell’area. In ogni caso, la dichiarazione di monumento naturale non blocca progetti di rigenerazione urbana, che rientrano tra quelli permessi in casi simili. Viceversa, il riconoscimento del lago come acqua pubblica disegnerebbe un permetro di 300 metri vincolati tutt’attorno. Stiamo studiando questa possibilità insieme agli uffici del Demanio statale”. 

Non solo l’ambiente. I resti dell’ex fabbrica, che ha segnato la storia dell’intero quadrante, sono vincolati. Lo spiega Alessandra Valentinelli, urbanista e componente del Forum del Parco delle Energie: “L’intera area è soggetta a un vincolo paesaggistico del comprensorio Ad Duas Lauros, per la presenza di beni archeologici. Sugli edifici dell’ex fabbrica, invece, ne insiste uno della Sovrintendenza capitolina, a tutela dell'archeologia industriale”. Il dato non comporta però uno stop automatico alle edificazioni. “Questo significa che, per poter procedere con la demolizione e ricostruzione di questi manufatti, si deve esprimere la Sovrintendenza. Ricordo che all'epoca del progetto di costruzione di quattro torri del bando Relitti urbani dell'ex sindaco Gianni Alemanno, (avanzate sempre dalla Ponente 1978 srl, ndr) era stato dato parere negativo. Per il primo vincolo, invece, la competenza è del ministero per i Beni e le attività culturali”.  

I fari sul destino del lago dell'ex Snia sono accesi. Comune e Municipio hanno espresso a più riprese una ferma intenzione di tutelare l’area. “Ci opporremo a qualunque edificazione”, le parole del presidente del V municipio, Giovanni Boccuzzi, interpellato in merito. Il 30 maggio scorso, il Consiglio municipale ha approvato una risoluzione che, tra le altre cose, chiede agli uffici dell’assessorato all’Urbanistica di modificare il piano regolatore. In Regione, prosegue l’istruttoria per arrivare all'istituzione del monumento naturale e ha mosso i primi passi quella per il riconoscimento del lago naturale. Ma la domanda a costruire, seppure ferma, è depositata da mesi. E i cittadini attendono che le varie proposte sul tavolo diventino realtà.  

“Da un anno, senza che la popolazione lo sapesse, nella più completa opacità, è stato presentato un piano edilizio sull’area”, spiega Marco del Forum del Parco delle Energie. “Cosa che abbiamo sempre ritenuto possibile, perché gli appetiti del costruttore sull’area non si sono mai fermati. Questa scoperta indica ancor di più che bisogna essere celeri nella risoluzione degli atti al vaglio degli enti locali, volti a definire il futuro del quadrante attraverso i vincoli e le tutele. Da una parte la Regione, con il riconoscimento del bacino idrico naturale e l’istituzione del monumento naturale. Dall’altra il Comune, con gli strumenti di programmazione urbanistica di cui dispone. Oggi più che mai chiediamo alle istituzioni di procedere senza ambiguità contro nuove edificazioni sull’area”.  

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