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Mercato Vescovio: dopo il no a Largo Somalia quale futuro?

Siamo andati tra i clienti e gli operatori del mercato, che rischia di chiudere se non verrà trovata una nuova sede, per capire responsabilità, problemi e prospettive della situazione di via Stimigliano

Via Stimigliano, quartiere Trieste. In un'assolata mattina di giugno il mercato rionale all’aperto brulica di massaie e qualche sporadico signore. Ventotto postazioni distribuite lungo la stretta via, ordinate e pulite, assortite di ogni mercanzia, dalle primizie fresche di frutta e verdura ai numerosi banchi di vestiti, biancheria e merceria. Non mancano occhiali da sole, panama e cappelli di paglia, borse e costumi da mare. Ad uno dei lati d’accesso staziona un fioraio e anche un pescivendolo, che viene un paio di volte a settimana. Qualche gestore è extracomunitario, ma i più sono i titolari italiani discendenti di quelli che il Mercato Vescovio l’hanno messo in piedi nel secondo  dopoguerra. E’ un mercato storico, sorto negli anni Cinquanta in una via laterale: via Fara Sabina, confinante con l’attuale sede, alle spalle della centrale Piazza Vescovio.

Da un paio d’anni il futuro di questo mercato è diventato un’incognita, oggetto di querelle e di programmi elettorali per elezioni amministrative, poi puntualmente disattesi. Da quando, su protesta del Comitato “Cittadini di Via Fara Sabina”, è stato trasferito dalla sede originaria all’attuale assetto provvisorio, peraltro contestata dallo stesso Comitato che ne chiede l’allontanamento al più presto.

Tramontata pure l’ipotesi di un trasferimento a Largo Somalia, bocciata nel recente consiglio straordinario del II municipio, sui banchi del vivace mercatino rionale pende la spada di Damocle di una paventata chiusura, in mancanza della scelta tempestiva di una sede alternativa. Le residenti, clienti affezionate, sono in prima fila nelle barricate a strenua difesa del mercato.

“Lotto affinché il mercato rimanga qui e venga messo a norma”, dibatte animatamente  Anna Assi, buste della spesa in mano, che fra quei banchi ci è vissuta. “Tutto è cominciato quando a via Fara Sabina sono venuti ad abitare alcuni avvocati.. Si tratta della protesta di due palazzi, che sostengono che l’attività mattutina del mercatino sia una minaccia al degrado ambientale e al valore immobiliare dei loro appartamenti. E la precedente Giunta comunale li ha accontentati, trasferendolo qui. Stanno facendo la guerra al mercato che qui hanno trovato. E’ questo il quadrante del mercato. E l’attuale giunta non prende decisioni, vogliono fare persino un referendum”.  

Dello stesso parere un’altra cliente abitudinaria, Fiorella: “Qui si trova di tutto, sarebbe un peccato se dovesse sparire”.  Il mercato ha bisogno di una sede definitiva, sostiene Roberto Terracina, che lavora qui dal ’51 nella sua bancarella di abbigliamento: “Devo salvaguardare il mio posto di lavoro. Abbiamo bisogno di una piazzola rialzata, di impianti elettrici e dell’acqua”.

Secondo il titolare di un banco di frutta, presidente dell’Associazione Mercato Vescovio, Riccardo Iannazzo, la sede ideale sarebbe quella dalla quale è stato trasferito. “A noi non serve molto, solo una piazzola di strada”, dichiara il commerciante, che ha ereditato il banco dai suoi genitori. “Da quando ci hanno spostato si registra un calo d’affari del 30%. Prima usufruivamo del passaggio di gente proveniente dalla vicina viale Somalia”.

Leggermente divergente il parere di un altro banchista, che vende articoli di merceria poco più in là: ”Io qua lavoro come prima qui a fianco. Se c’è crisi si rispecchia un po’ nel calo generale dei mercati rionali. Semmai mancano i servizi igienici”.

In effetti all’angolo con via Fara Sabina si erge  il classico “nasone”, unico sbocco d’acqua corrente per gli operatori.  Anche  un’anziana habitué, Luciana Motta, si raccomanda che non tolgano questo punto di riferimento del quartiere, altrimenti il mercato più prossimo dista ben quattro fermate di autobus. Secondo Vincenzo Gattola, fruttivendolo: “Le chiacchiere non contano nulla e non ho neanche il tempo di sentirle. Dove mi mettono mi sta bene, basta che mi lascino lavorare”.

L’ardua questione sfiora anche i pochi punti di vendita aperti su un lato della via. “Il mercato ci ha portato da una parte il lavoro della gente che lo frequenta”, commenta Maria Grazia Vico, che da 15 anni gestisce la lavanderia. “Però ci manca il transito dell’auto di mattina. Ho avuto un calo del fatturato che si somma all’attuale recessione economica. La sede ideale per il mercato sarebbe al centro di Piazza Vescovio, nell’attuale aiuola pedonale, con il traffico veicolare intorno”.




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