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Flaminio Flaminio / Viale Tiziano

Stadio Flaminio, il Campidoglio non vuole pagare la riqualificazione: per il rilancio servirà l'intervento di Meloni

Sopralluogo della commissione sport allo stadio chiuso dal 2011. Onorato: “Entro l’anno sapremo se il re è nudo e se gli interessati lo sono realmente”.

Lo sgretolamento del cemento armato, da cui spuntano i tondini di ferro; l’erba alta nel rettangolo da gioco; la ruggine che ha scrostato ringhiere e cancellate; i vetri infranti e le scritte vandaliche sono elementi deteriori che rischiano di non rappresentare più una notizia quando si parla dello stadio Flaminio. L’impianto, a dodici anni dal suo ultimo utilizzo, continua ad offrire molte cartoline di degrado. Poco si è fatto nel corso delle amministrazioni comunali che si sono succedute, per restituire ai romani il gioiello progettato nel 1957 da Antonio e Pier Luigi Nervi. Un gioiello che ha però bisogno di un progetto di rilancio e, ovviamente, anche dei fondi necessari a garantirlo. Temi di cui si è parlato nel corso d’un sopralluogo organizzato dalla commissione sport di Roma Capitale, a cui hanno preso parte tecnici capitolini e l’assessore allo sport Alessandro Onorato.

Dalla Roma Nuoto a Cassa Depositi e Prestiti

Qual è lo stato dell’arte? Intanto, ha sgomberato il campo da equivoci l’assessore comunale, la proposta di partenariato pubblico privato che era stata presentata dalla Roma Nuoto non è mai arrivata neppure in giunta. Perché, la relativa conferenza dei servizi, apertasi durante la precedente amministrazione, ha fatto emergere criticità tali da non giustificare il proseguimento dell’iter. Sfumato il progetto che puntava a valorizzare l’aspetto polifunzionale dell’impianto, ridimensionandone significativamente i posti a sedere (dagli originali 25mila sarebbe sceso a 6500), cosa ha intenzione di farne il comune, che ne è proprietario? “C'è un confronto molto avanzato sul Flaminio con Cassa Deposito e Prestiti e Credito Sportivo per una proposta di partenariato pubblico-privato” ha fatto sapere l’assessore, precisando però che “ad oggi questa proposta, ancora non ce l’abbiamo”. Però “il ministro Abodi, con il quale abbiamo parlato del Flaminio un centinaio di volte al telefono ed almeno cinque volte di persona, è consapevole della situazione e fiducioso del fatto che l’opzione di Cassa Depositi e Prestiti e del Credito sportivo sia concreta”.

Dossier - Flaminio: uno stadio abbandonato in cerca di idee per rinascere

Ipotesi B: la riqualificazione finanziata dal governo

Ma, ancora una volta, se quell’opzione non dovesse andare in porto, il comune cosa pensa di fare? “Se il progetto di Cdp e Credito Sportivo non si realizzerà, per recuperare la struttura servirà assolutamente un intervento del governo nazionale”. Anche perché, per riaprire l’impianto, servono soldi. Non ci sono stime aggiornate, ma si parla di almeno 60 milioni di euro. Cifre che possono aumentare o diminuire se, all’impianto, si decide di aggiungere una copertura. Opzione che l’assessorato capitolino però caldeggia fortemente perché, “bisogna superare l’idea che se piove, chi ha i soldi può ripararsi, e chi non li ha debba prendersi l’acqua”. Un punto, quest’ultimo, che sicuramente non era stato contemplato nel progetto dei Nervi che aveva riservato solo ad una parte della tribuna d’onore una copertura. Ed è un aspetto che, inevitabilmente, riporta l’attenzione sui vincoli architettonici che insistono sull’impianto e che, nel 2018, sono stati ribaditi dal Mibac.

I vincoli non sono un problema

“I vincoli esistono – ha confermato Onorato – qui abbiamo un vincolo monumentale ed uno sportivo, ma chi dice che per questo non si possa fare nulla dice una falsità”. Perché, è stato ribadito, esiste una legge sugli stadi che consente di andare in deroga ai vincoli se esiste un concreto “interesse pubblico” nell’ammodernare un impianto esistente. Quindi la possibilità, teoricamente c’è. L’intenzione pure. Mancano i soldi ed il progetto. Al riguardo la commissione è stata utile anche per ribadire il fatto che dalla SS Lazio non sono mai arrivate proposte.

Zero proposte dalla SS Lazio

“L'anno scorso il presidente della Lazio Claudio Lotito ha effettuato un accesso agli atti per acquisire tutti i documenti che sono stati consegnati a settembre. Da allora ad oggi non ha fatto una proposta”. Ma l’amministrazione, nonostante gli ultimatum lanciati in passato, resta alla finestra. Ma non all’infinito. “Entro quest'anno il re sarà nudo e capiremo se gli interessati saranno veramente interessati o meno” ha rimarcato Onorato. Vale per la Lazio ma anche per Cassa depositi e prestiti. Dopodichè “Se non lo saranno ci presenteremo dal presidente Giorgia Meloni e dal ministro dello Sport, che sono anche romani e conoscono la situazione e chiederemo un contributo. Tra l'altro il Flaminio è anche nel dossier per gli Europei 2032”.

Perchè chiedere i soldi al governo

“Abbiamo in città degli impianti che sono l’eredità delle Olimpiadi di Roma del 1960. Allora furono assegnati al Coni, una struttura finanziata dallo Stato. A metà anni novanta sono tornati a Roma Capitale senza però che si compisse un’analisi di tutti i costi che è necessario affrontare, sul piano della manutenzione, per garantire la prosecuzione delle attività sportive” ha fatto notare Nando Bonessio, presidente della commissione sport di Roma Capitale “anche per questa ragione un’opera come questa deve trovare una collocazione necessaria nell’ambito di finanziamenti nazionali”. Per farne cosa? Il ricorso a fondi pubblici servirebbe per consegnare il Flaminio ad una nuova finalità, ad esempio, ha ipotizzato Bonessio, per farne “un impianto polisportivo”.

Non ci sono vincoli che possano sovradeterminare il diritto di Roma e dell'Italia a riconsegnare il Flaminio ad un predominante uso sportivo” ha sottolineato anche l’assessore allo sport del municipio II Rino Fabiano, presente al sopralluogo. “Se entro l'anno non dovessero arrivare proposte compatibili con l'interesse di Roma Capitale - ha ribadito anche Fabiano - c'è l'impegno di chiedere supporto al governo nazionale”. Un'opzione che avrebbe ricadute positive per tanti romani che, con un impianto rigenerato, ha sottolineato Fabiano, avrebbero “potrebbero beneficiare di uno spazio di verde pubblico curato, da utilizzare nel quotidiano per una passeggiata, per fare attività sportiva o anche semplicemente per socializzare”.

Un impianto da mettere in sicurezza

In attesa di capire “se il re è nudo”, restano le inferriate arrugginite, i tondini di ferro che fuoriscono dal cemento armato sgretolato, i seggiolini bruciati dal sole. Si rischia il collasso della struttura? Per i tecnici capitolini intervenuti al sopralluogo la risposta è negativa. “Non c’è un rischio crollo. Però sicuramente c’è un tema di sicurezza che va tenuto in considerazione, perché non possiamo permetterci un orizzonte temporale troppo lontano”ha spiegato la dirigente capitolina. Si può aspettare ancora qualche mese per capire se Cassa depositi e prestiti andrà in porto o se, nel frattempo, la Lazio intenda presentare un progetto. Poi il Campidoglio ha fatto capire quali sono le intenzioni: per riaprire le porte del Flaminio serve l’interessamento di Meloni ed i soldi del Governo.

Stadio Flaminio, le cartoline del degrado: foto del 21 giugno 2023

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