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Ex Ittiogenico a Tiburtina, a due passi dalla stazione un'altra latrina - dormitorio

Stiamo a qualche metro dal nuovo scalo ferroviario romano. L'ex Stabilimento Ittiogenico sulla Tiburtina era il fiore dell'occhiello del territorio, oggi è un'area verde abbandonata e trasformata in dormitorio per senzatetto

E pensare che solo sei anni fa in quelle vasche enormi sguazzavano centinaia di pesci. Lì, nell'ex Stabilimento Ittiogenico sulla Tiburtina, venivano allevati esemplari acquatici per il ripopolamento delle acque bonificate di tutta Italia. Un'area dedicata allo studio dell'ambiente marino con attrezzature tra le più all'avanguardia nel campo. Oggi di 'allevato' c'è solo una distesa di rovine. Quelle sì che proliferano.

Un rettangolo di bosco e sterpaglie incastrato tra il nuovo scalo ferroviario e la stazione dei pullman. Ci passano accanto centinaia di persone tutti i giorni, ma è coperto da una rete di protezione metallica e non salta proprio all'occhio, per quanto dovrebbe vista la vergogna che nasconde. Oggetto di numerose segnalazioni e denunce da parte di Rinascita Tiburtina, comitato attivo in zona, nessuno ci mette le mani da anni, a parte qualche saltuaria, e con ogni evidenza insufficiente, ripulita.

L'accesso è semplice. Chi aveva bisogno del verde per espletare i bisogni quotidiani ha fatto in modo che lo fosse. Un bel varco creato ad hoc nella recinzione di metallo permette di addentrarsi in quella che a tutti gli effetti è una latrina, senza esagerare. E dove la vista più piacevole è il verde incolto e i palazzi cadenti.

EX ITTIOGENICO A TIBURTINA - LE FOTO (1)

UN VERGOGNOSO DORMITORIO - Il terreno è pieno zeppo di escrementi umani e i miasmi tolgono il respiro. Poi vestiti, rifiuti, bottiglie, piatti ancora pieni di cibo ammuffito, materassi, coperte. Un dormitorio che, nonostante i pochi provvedimenti presi per arginarne il declino, ha finito per farla da padrone.

Due anni fa le finestre sono state murate (VEDI FOTO), su richiesta dello stesso comitato, per evitare l'occupazione incontrollata dei due edifici ottocenteschi dell'ex stabilimento che ospitavano la vecchia attrezzatura. Ma è durato poco. Giusto il tempo che qualcuno pensasse bene di buttare giù pezzi di muratura e usufruire dei locali per alloggiare indisturbato. Si fa una certa fatica a pensarlo nello splendore di qualche anno fa. La percezione è che sia abbandonato da secoli.

UN PO' DI STORIA - Aperto nel 1895 e celebrato da istituti di ricerca internazionali, per un secolo l'ex Ittiogenico ha permesso lo studio e l'allevamento di pesci tipici delle nostre latitutidini. Era un fiore all'occhiello del territorio, e la vicinanza alla stazione rendeva comoda la spedizione delle specie nel laghi e fiumi da ripopolare.

Un secolo dopo, nel 1995, l’Istituto fu accorpato all’Agenzia regionale per lo Sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio (Arsial), che in seguito spostò altrove il materiale più moderno, lasciando lì le vasche originali e destinando la struttura a polo didattico per le scuole.

EX ITTIOGENICO A TIBURTINA | LE FOTO

L'ABBANDONO - Da metà degli anni duemila il sito è lasciato a marcire. Da allora è un covo per i senzatetto del quartiere. Ridotto a letamaio. A poco è servito l'impegno di Rinascita Tiburtina, che conta lettere su lettere inviate ai politici di turno per chiedere una riqualificazione dello spazio. Ultima in ordine cronologico al neo minisindaco Giuseppe Gerace.

Si legge in un mini dossier diffuso dall'associazione: “Chiediamo l'attuazione del 'Regolamento per l'attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana', approvato dal Comune di Roma il 2 marzo 2006 con Deliberazione n.57”. Essere informati, poter partecipare a eventuali progettazioni e poterne monitorare l'esecuzione. I cittadini del Tiburtino vogliono questo. E, a dirla tutta, puntano il dito contro l'incuria in cui versa l'intero quadrante, dove l'ex Ittiogienico altro non è che una goccia nel mare.

L'unica eccezione è la stazione Tiburtina, il nuovo scalo da 170 milioni di euro inaugurato nel 2011. E pensare che quell'immensa cattedrale nel deserto prometteva di rilanciare il riassetto dell'intero quadrante, che si parlava di un nuovo centro urbano, e che si sognava viali alberati al posto di sopraelevate.  

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