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Valerio Verbano, al Tufello un corteo a 38 anni dall'omicidio del giovane antifascista

Trent'otto anni fa il suo assassinio. Come ogni anno a partire da via Monte Bianco un corteo per ricordarlo

Sono passati 38 anni dall'omicidio di Valerio Verbano, il giovane militante dell’Autonomia Operaia assassinato in 22 febbraio 1980 in via Monte Bianco. Come ogni anno anche in questo 2018 le strade del Tufello saranno invase da centinaia di attivisti di centri sociali e associazioni di sinistra per ricordare la sua morte. Un corteo che quest'anno, in piena campagna elettorale e dopo i fatti di Macerata, avrà una connotazione ancora più antifascista. 

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L'omicidio di Valerio Verbano 

Un agguato condotto da tre uomini armati, introdottisi a volto coperto nella sua casa di via Monte Bianco. Valerio, allora 19enne, fu ucciso davanti alla madre Carla. Un omicidio su cui non è ancora stata fatta luce. Verbano aveva realizzato un dossier su alcuni militanti del quartiere appartenenti ai Nuclei armati rivoluzionari (Nar), gruppo terroristico di estrema destra attivo in quegli anni. Un possibile movente. Le indagini si indirizzarono soprattutto in quegli ambienti - dopo una prima rivendicazione dall'estrema sinistra, ritenuta inattendibile -, ma tutti gli indiziati vennero alla fine assolti. Nel febbraio 2011, però, a 31 anni dal delitto, la procura di Roma che aveva riaperto le indagini iscrisse due nomi nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario. A battersi per avere giustizia e per ricordarlo è stata negli anni soprattutto sua madre Carla, morta nel 2012. Il corteo ricorderà anche lei e la sua lotta. 


"Valerio Vive la rivolta continua!"

Il concentramento è fissato per le 16 in via Monte Bianco, dove verrà deposto un "fiore per Valerio". Alle 17 partirà il corteo. Alla manifestazione aderisce anche il comitato Provinciale dell’ANPI di Roma. "Esserci sempre alla sua commemorazione", spiegano, "ricordarlo, raccontare alle generazioni future il suo omicidio a sangue freddo e il suo impegno politico militante, il suo lavoro di inchiesta, questi i cardini per dare a Valerio Verbano la possibilità di restare sempre nei cuori degli antifascisti di Roma.  A tutt’oggi gli autori materiali dell’esecuzione sono ancora ignoti, mentre lo sono quelli morali, gli stessi che oggi plaudono alla strage di Macerata e seminano l’odio per il povero, il migrante, il diverso.  Roma è una città da tutelare contro i rigurgiti neofascisti e neonazisti, e se ragazzi come Valerio sono morti con le loro idee nel cuore, noi dobbiamo lavorare affinché gli spazi per i seguaci di questi assassini siano al più presto chiusi e che Roma non debba più essere teatro di violenze, pestaggi come troppo spesso ci sono stati in questi ultimi anni". 
 

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Alla cerimonia di commemorazione ha partecipato il vicesindaco Luca Bergamo, che ha posato una corona di fiori di fronte alla lapide, in Via Monte Bianco.  "Questa cerimonia per me ha diversi significati - ha detto - il primo è personale: all'epoca io andavo al liceo e più o meno avevo l'età di Valerio. Ricordo bene quegli anni. È un pezzo della mia storia personale, io non militavo nell'autonomia ma nella sinistra istituzionale. Era un momento della storia del Paese difficilissimo. L'omicidio di Valerio, tra l'altro, mi colpì moltissimo per le modalità: immaginate che delle persone arrivino in casa, immobilizzino i tuoi genitori, aspettino che tu torni da scuola per poi spararti".

"Il secondo significato - ha aggiunto Bergamo - è che ricordare significa ripensare ad un epoca storica e non solo alle vicende personali. Bisogna anche scoprire come sono successe le cose, andare fino in fondo, cosa che in questo caso non è mai avvenuta".

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