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Montesacro Montesacro / Piazza Sempione, 15

A Montesacro firmato il "patto educativo di comunità"

Sarà uno strumento per combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa

Lotta alle diseguaglianze, stop alla dispersione scolastica e nuovi progetti per dare a tutti i giovani le stesse possibilità. Il III Municipio è il primo, a Roma, a dotarsi del “patto educativo di comunità”, uno strumento che servirà ad arginare la povertà educativa. Il presidente del III Municipio, Paolo Marchionne, insieme all’assessora alla scuola, Paola Ilari, hanno firmato il patto insieme all’assessora capitolina alla scuola, Claudia Pratelli.

Patto educativo di comunità, a cosa serve

Grazie a questo documento verrà costituita una cabina di regia, composta dalle amministrazioni municipali, gli enti del terzo settore e altri enti del territorio come la Asl e le biblioteche, le scuole, le famiglie e le nuove generazioni. Questa cabina dovrà individuare le progettualità da mettere in campo e trovare le risorse economiche per realizzare gli interventi, con il fine ultimo di arginare le diseguaglianze. Verrà istituito anche un tavolo permanente municipale per il contrasto alla povertà educativa, con riunioni a cadenze regolari. Questo tavolo rappresenterà il luogo di coordinamento e di confronto tra le diverse risorse del territorio sui dati riguardanti la lettura del fenomeno e la ricerca di soluzioni comuni. Verrà data importanza anche alla comunicazione istituzionale, per aggiornare la comunità sui progetti e le iniziative proposte.

Patto educativo come risposta alla pandemia

“Il patto educativo territoriale era tra le priorità dei primi sei mesi del nostro mandato – afferma a RomaToday l’assessore alla scuola del III Municipio, Paola Ilari - volevamo investire sulla scuola e le nuove generazioni, specialmente dopo due anni di pandemia. Ascoltando i dirigenti scolastici, docenti e soprattutto gli studenti, ci siamo resi conto che il covid ha creato isolamento e fragilità tra i ragazzi e le ragazze. Questo ha comportato tutta una serie di azioni da parte della scuola”.

I patti educativi nascono con l’obiettivo, in particolare, di arginare la povertà educativa nei territori di periferia. “Nel nostro municipio – riprende la Ilari - abbiamo un territorio articolato, che va dai quartieri residenziali a quelli periferici. Vogliamo quindi che il patto educativo riesca a costruire dei legami inclusivi di comunità. Per questo, negli ultimi mesi, abbiamo fatto tantissimi incontri con i vari attori coinvolti. Abbiamo quindi organizzato una giornata durante la quale ci siamo riuniti tutti nel nostro municipio ed abbiamo creato quattro tavoli, con quattro temi diversi, e tutti i partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi. Da questo lavoro, coordinato da Centro Servizio Volontariato e da Cemea Mezzogiorno, è praticamente nato il patto educativo”.

Si lavora per le “scuole aperte”

“il patto è aperto a chi ancora non vi ha aderito – riprende la vicepresidente – parlo quindi di scuole, mondo del terzo settore e associazioni. Il prossimo passo sarà quello di discutere, insieme ai dirigenti scolastici, della possibilità di utilizzare le scuole come luogo di incontro e socializzazione anche al pomeriggio”. Il patto affronta anche il tema degli studenti stranieri: Servono mediatori linguistici e culturali. Abbiamo scuole di periferia con numero elevatissimo di stranieri, quasi uguale a quello di studenti e studentesse italiani. Queste persone hanno bisogno di una progettualità specifica, specialmente per favorire il processo di inclusione”.

Uno strumento in più per i giovani

“Il primo impegno del municipio, per competenza, è quello legato ai temi dell’edilizia scolastica – dichiara a RomaToday il presidente del III Municipio, Paolo Emilio Marchionne - non vogliamo però sottrarci, per l’inizio del nuovo anno scolastico, all’affrontare alcune problematiche. Per questo ci siamo dotati di questo strumento, che guarda all’emersione dei nuovi bisogni del territorio. Vogliamo andare incontro alle esigenze di famiglie, ragazzi e ragazze e dare loro più opportunità nel quartiere in cui vivono e crescono”.

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