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Montesacro Bufalotta / Via Giulio Antamoro

Antamoro, un quartiere diviso a metà dove i residenti si improvvisano giardinieri e custodi

Da una parte della strada terreni comunali, dall'altra aree di nessuno. Il Comitato: "Cerchiamo di dare input a istituzioni"

Nato da poco più di due anni il Comitato Antamoro, gruppo di cittadini dell’omonimo quartiere, è il cuore pulsante di quella zona che si estende tra i palazzi e le aree verdi di via Giulio Antamoro, via Camerini, via Castellani, via Zavattini e strade limitrofe.

Un agglomerato urbano nato nel ’95 ma che a distanza di quasi due decenni porta ancora con sé alcune problematiche irrisolte: una parte del quartiere non è censita e così ad agire su quell’area “di nessuno” sono i residenti, costretti ad autofinanziarsi e ad improvvisarsi talvolta giardinieri, talvolta spazzini o custodi. Intanto sulle famiglie, quasi 500 che abitano l’Antamoro, pende ancora la questione del riscatto del diritto di superficie e di proprietà: migliaia di euro da pagare al Comune con il quale la trattativa su cifre e rateizzazione si è interrotta in modo brusco.


RomaToday ha incontrato Francesco D’Agostino, Presidente del Comitato Antamoro, e Fabio Molinari, segretario.


Presidente, come è nato il Comitato Antamoro?
Il Comitato nasce quasi due anni fa quando abbiamo avviato una raccolta firme per la sua creazione: 500 le adesioni pervenute, un segnale importante, emblema di un quartiere sensibile. Siamo nati essenzialmente per cercare di pressare le amministrazioni  e fare in modo che facciano quello che dovrebbe essere normale.

Antamoro, il Comitato di Quartiere

Quali sono le battaglie che in questi anni avete portato avanti?
Al centro del quartiere c’è una piazza che tempo fa era completamente abbandonata: un’area non censita e dunque di nessuno. I residenti del quartiere hanno provveduto a risistemarla: il prato è stato ripulito, l’erba sfalciata, sono state interrate alcune piantine che abbiamo preso direttamente dal Dipartimento del Verde e provvediamo alla manutenzione di questo grande giardino. Abbiamo comprato un tagliaerba per rendere godibile l’area e, dopo una lunga trattativa con il Comune ed infiniti sopraluoghi senza esito per avere un impianto di irrigazione, abbiamo deciso di autofinanziarlo. Era un’area aperta, noi abbiamo fatto mettere dei para pedonali e alcuni muretti, nel frattempo ci battiamo affinchè diventi come quella di fronte, ossia presa in carico dal Comune.  Se un posto è curato non porta degrado, nemmeno sociale.

Dall’altra parte della strada dunque la situazione è ben diversa…
Oltre la strada l’area è censita e quindi ad effettuare la manutenzione è una cooperativa incaricata da Roma Capitale e dal Dipartimento competente, li – a parte alcune migliorie da apportare – non registriamo particolari problematiche.

Un altro punto di aggregazione – questa volta nella parte censita - è il Parco, in che modo siete intervenuti?
E’ stata una delle nostre prime battaglie: abbiamo subito chiesto che il pozzo non funzionante venisse ripristinato. Non chiediamo la luna, ma che le amministrazioni provvedano a fare cose che seppur banali sono fondamentali per la comunità. Il Parco viene aperto la mattina e chiuso la sera da una persona del quartiere, un punto sul quale abbiamo insistito molto: di notte può succedere di tutto in un luogo incustodito e noi invece abbiamo a cuore la salvaguardia di quest’area sociale. Numerose sono infatti le famiglie che il pomeriggio affollano il Parco: mamme, papà e bambini, oltre alle persone anziane che si recano qui anche dai quartieri vicini.

Antamoro, un quartiere diviso a metà


Un’ulteriore questione ancora aperta e scottante è quella del riscatto del diritto di superficie e di proprietà: come procede?
E’ una questione che tocca tutte le famiglie, un argomento complesso ora al vaglio di Risorse per Roma. C’è un problema di riscatto di una quota dovuta al Comune da parte dei vecchi costruttori, cifra che non è mai stata data e che oggi pesa sui soci delle cooperative che ora, dopo anni di assoluto silenzio, si ritrovano a dover pagare 11-12mila euro per  avere la proprietà dell'appartamento.

Non vogliamo tirarci indietro o non adempiere ai nostri doveri, ma è opportuno che le cose promesse vengano mantenute: le cifre inizialmente stabilite erano più basse e con la possibilità di essere maggiormente rateizzate. Ci avevano detto che si sarebbe potuto rateizzare fino a dieci anni, invece adesso il periodo viene ridotto a 60 mesi e la questione cambia. Vogliamo pagare ma vogliamo anche che ci sia dato il  modo per farlo. Non è poi concepibile doversi recare mensilmente all’Infernetto, dall’altra parte di Roma, perché – nell’era di internet e dell’informatizzazione – non si può effettuare un bonifico. Anche il calcolo de valore al metro cubo è eccessivo: più del doppio rispetto a quanto chiesto nel quartiere vicino.


Dunque che cosa prevedete di fare in merito?
Ci stiamo organizzando anche a costo di intraprendere una class action per fare in modo che l’amministrazione giunga ad un compromesso: anche in questo caso il Comitato deve tenere il fiato sul collo alle istituzioni, non si può iniziare una trattativa ed interromperla così di punto in bianco.

Nel quartiere come procede la raccolta differenziata?
La situazione è variabile, tuttavia sottolineiamo come non sia possibile avere questi bidoni della spazzatura: arrugginiti e pericolosi, contenitori che spesso vengono lasciati pieni dando così un senso di degrado alla zona. L’Ama è sicuramente l’ente con il quale abbiamo più difficoltà ad interloquire: non dà alcun servizio al quartiere, basta osservare anche i piccoli rifiuti sparsi sui prati.


Quali sono i rapporti con il Municipio?
La politica deve riconquistare il rapporto con il territorio. Il Municipio ci ha sempre ascoltati venendo incontro alle nostre esigenze nonostante non esista l’ormai necessario decentramento economico. Da parte nostra chiediamo cose ordinarie e quando l’amministrazione non si fa viva ci rimbocchiamo le maniche.


Se poteste chiedere una cosa alla nuova amministrazione municipale, quale sarebbe?
Basterebbe avere un incontro per far conoscere la nostra situazione, per esporre le problematiche del quartiere ed avanzare soluzioni. Serve che si portino i Comitati all’interno delle istituzioni creando una consulta all’interno del Municipio, un tavolo istituzionalizzato.

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