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Primavalle Ottavia / Viale Esperia Sperani

Ottavia, per la nuova strada un'attesa di vent'anni: "Ora l'iter è ripartito ma per il bando manca almeno un anno"

La realizzazione della strada di collegamento tra via Esperia Sperani e via Casorezzo al centro di una commissione Lavori pubblici

Prima la revisione del progetto definitivo. Poi l’avvio della procedura di esproprio finalizzata all’approvazione della delibera in Giunta. Infine il progetto esecutivo. Con il bando per l’avvio vero e proprio dei lavori che “non verrà pubblicato prima di un anno”. È quanto emerso questa mattina nel corso della seduta della commissione capitolina Lavori pubblici in merito alla realizzazione della strada di collegamento, con annessa pista ciclabile, tra via Esperia Sperani e via Casorezzo, a Ottavia, a ridosso del Raccordo anulare. “Si tratta di un collegamento viario atteso da tanti anni, fondamentale per la viabilità di un un quadrante importante del XIV municipio”, ha spiegato la presidente della commissione Alessandra Agnello.

La strada è la prima opera del Programma di recupero urbano Palmarola-Selva Candida nato con l’obiettivo di riorganizzare la mobilità interna e di collegamento con il resto della città di tutto il quadrante compreso tra via Trionfale e via Boccea, abitato da oltre 20 mila abitanti. La delibera comunale che lo ha approvato risale al 2001 ma l’opera, per una serie di lungaggini burocratiche, rallentate anche dalla cronica carenza di personale degli uffici capitolini, non ha ancora visto la luce.

Così il progetto definitivo approvato nel 2013 è da aggiornare. Tra i dati che dovranno essere sottoposti a revisione ci sono anche le tariffe. L’opera verrà pagata con finanziamenti pubblici regionali e, nel progetto approvato anni fa, sarebbe dovuta costare 6milioni e 400mila euro. “Proprio questa mattina abbiamo reso esecutiva la determinazione dirigenziale per l’affidamento della revisione del progetto definitivo che ora possiamo avviare concretamente”, ha spiegato il direttore del Dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana (Simu), Fabio Pacciani. “Dopodiché per una parte delle aree per le quali non è stato ancora perfezionato il procedimento di esproprio dovranno essere riavviate le procedure”.

Selva Candida attende un piano di recupero

Anche l’iter di esproprio era già stato avviato nel 2015 ma “in quel momento i soldi sono risultati non disponibili” tanto che i proprietari di alcune aree, non essendo stati ricompensati, “hanno avviato contenziosi volti al pignoramento che hanno avuto esito favorevole e andranno quindi pagati”, ha spiegato la responsabile del procedimento di Programmazione e pianificazione economico-finanziaria del dipartimento Urbanistica, Francesca Monterosso.

I soldi però sono disponibili: “L’opera è stata inserita nel bilancio del 2020” per un totale di un milione e 800 mila euro. Come spiegato dai tecnici presenti al tavolo nel primo quadro economico l’ammontare degli espropri era di 600 mila euro mentre a “gennaio del 2019 l’importo delle indennità da pagare è stata quantificata in un milione e 130mila euro”. Mancano all’appello ancora 15 particelle per le quali vanno riavviate le procedure di esproprio. A riguardo non è ancora stata definita la somma totale. “La parte espropriativa è la più impegnativa”, ha spiegato Pacciani. “Il bando per la realizzazione dei lavori non verrà pubblicato prima di un anno”.

I lavori procedono, quindi, ma i tempi non saranno immediati. Il presidente del XIV municipio, Alfredo Campagna, presente in commissione, si è detto “deluso perché mi aspettavo di parlare della data di inizio lavori”. Il municipio “si è già portato avanti per iniziare i progetti della viabilità attorno a quella zona. È paradossale che stiamo ancora discutendo di espropri quando già nel 2017 si parlava di mettere i fondi in bilancio. Quest’opera deve essere prioritaria per il Comune”.

I residenti presenti hanno sottolineato l’importanza dell’opera. “I cittadini che ogni giorno si devono muovere tra via Lezzeno, via del Fosso di Santo Spirito e via di Casal Del Marmo sono chiusi in un imbuto”. Su via di Casal del Marmo “ci sono cinque scuole e spesso i residenti ci mettono un’ora per raggiungerle, anche il servizio pubblico resta bloccato”.

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