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Ostiense Garbatella / Via della Stazione Ostiense

Stazione Ostiense, si indaga sulla morte del clochard: è stato un omicidio?

Continuano le indagini per fare luce sulla morte del clochard, sui binari della stazione Ostiense, e non si esclude nessuna pista. Il corpo era dilaniato, necessarie le impronte digitali per il riconoscimento

Il capostazione si è accorto della presenza di qualcosa sui binari solo alle sei del mattino, perché la sedia a rotelle della vittima si era incastrata nei binari, ostacolandone gli ingranaggi. In un articolo del Messaggero si diffondono le ultime novità riguardo le indagini sulla morte di Thomas Daniel Abdullha, senegalese di 44 anni, disabile e identificato solo grazie alle impronte digitali. Del suo corpo era rimasto ben poco in seguito all’impatto con il mezzo pesante, al punto che per recuperare i suoi resti, gli addetti, hanno dovuto usare decine di grosse buste nere.

La dinamica non è ancora chiara, non sappiamo se si tratti di una morte accidentale o voluta” ha dichiarato a Il Messaggero il vicequestore aggiunto, Massimo Napoli. Le autorità, infatti, non si sentono per ora di escludere alcuna pista: suicidio, omicidio o incidente si chiarirà più avanti. “Le immagini non possono aiutarci – ha poi aggiunto Napoli – il fatto è accaduto in fondo alla pensilina del binario uno, un luogo non coperto dalla videosorveglianza”.

LO SQUADRONE DEL TERRORE - Per ora i sospetti si concentrano sul cosiddetto "squadrone del terrore". Un gruppo di briganti che “la notte minaccia, picchia e deruba i senzatetto che trovano rifugio all’interno della stazione” rivela un altro clochard. La vittima sarebbe stata vista litigare con uno di loro la sera prima della sua morte, anzi, esattamente con il loro capo, “il più cattivo ed il più forte” aggiunge un senzatetto al Messaggero, che continua “è stato lui ad ucciderlo; lo abbiamo visto entrare in stazione verso l’una e trenta, avevano litigato poco prima”. Ciò che traspare dalle dichiarazioni dei senzatetto è un vero e proprio regime del terrore, dettato dallo ‘squadrone’, al punto che uno di loro conclude “abbiamo paura, se sanno che abbiamo parlato ci ammazzano”.

LA CASA DI ACCOGLIENZA – “Era stato qui con noi per una settimana – rilascia al Messaggero Suor Nestina, responsabile della casa di accoglienza delle Missionarie della Carità in via San Gregorio, parlando della vittima – era sereno ma purtroppo era alcolizzato. Lunedì mattina è voluto andare via – conclude la suora – ci ha detto che doveva andare a trovare la sua fidanzata, la notte non è rientrato, ma non immaginavo fosse morto”.

 

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