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Dagli anni Ottanta alla Garbatella: Catarci racconta la sua "Generazione di rimessa"

Intervistato da Romatoday Andrea Catarci racconta cos'è una "generazione di rimessa" e perchè, i risultati di quella stagione, sono ancora oggi replicabili

Giovedì 6 giugno, nella libreria Europa del centro commerciale I Granai, Andrea Catarci presenta "Generazione di rimessa, amicizie e resistenze degli anni 80".  Per la seconda volta, con un suo libro, l'ex presidente municipale dismette i panni dell'amministratore. Lo fa senza però tradire quell'attitudine resistenziale che, probabilmente,  è il suo tratto più caratterizzante. Prima da minisindacao, ora da narratore. 

Partiamo dal titolo. Cos'è una generazione di rimessa?

E' quella generazione degli anni 80 che è passata alla storia per essere quella dell'egoismo sociale, dello yuppismo, delle città da bere. Tutta patinata ed alla ricerca del benessere individuali. Una generalizzazione errata perchè invece, in quegli stessi anni, c'erano alcuni segmenti che continuavano a battersi per una maggiore giustizia sociale ed in difesa dell' ambiente.

Lei viene da Anguillara, i protagonisti abitano a Nord di Roma. Quanto c'è di autobiografico?

C'è molto di autobiografico. Ma non tanto sul piano personale. E' la storia di un gruppo di amici che viene seguita negli anni e che rappresenta uno spaccato storico e sociale.

Ma cos'è che la spinge, oggi, a scrivere di questi temi, a parlare di una generazione di rimessa?

Intanto il fatto che ci sia stata una generazione liquidata in maniera troppo semplicistica. Viene paragonata a quella degli anni 70, che ha vissuto la stagione di lotte più importanti del Novecento e quindi, anche per questo, per dirla con le parole di Nanni Balestrini, la decade successiva sono sembrati "Anni di merda". 

Nella seconda parte del romanzo tratta dalla manifestazione che si svolse a Montalto di Castro contro la centrale nucleare...

Sì, il blocco notturno della Centrale di Montalto di Castro è un episodio che ho vissuto anche in prima persona. Per me, come per alcuni miei amici, si è trattato del battesimo del fuoco. Una battaglia campale che, in un ragazzo di diciasette anni, rimane impressionante. Ma soprattutto è la dimostrzione che, quella generazione dirimesse,  ha saputo ottenere una vittoria storica. Un anno più tardi infatti, complice sicuramente anche il clima creatosi dopo Chernobyl, la centrale viene chiusa.

Catarci per ben tre mandati ha amministato una sorta di fortino rosso, l'VIII Municipio. Con quello che succede fuori dal perimetro municipale, crede che ci sia spazio per una nuova stagione politica che passi, inevitabilmente, anche per una nuova generazione?

Intanto penso, come dice anche Davide Vender nell'introduzione, che così come bisogna capire meglio alcune sfumatore degli anni Ottanta, allo stesso modo bisogna essere più indulgenti con questa generazione. Il contesto, dove vincono i populismi ed i sovranisti, è difficile. Eppure in un quadro difficilissimo si trova spazio per esempio, come fa Greta, per la questione ambientale. Si mettono al centro dei temi che indicano una strada anche per le altre generazioni.

C'è la possibilità di una saldatura intergenerazionale?

I giovani cercano delle sponde  così come successe nella battaglia contro il nucleare. C'è sempre l'esigenza di costruire un blocco in grado di supportare una generazione troppo spesso liquidata come evanescente. Bisogna invece essere più indulgenti e mettersi all'ascolto, per contribuire così a raggiungere obiettivi che, come nel caso ambietale, sono proprio i giovani a mettere sul tavolo.

Ed a Roma ed in particolare nel territorio che conosce meglio, il Municipio VIII, c'è ancora spazio per questi slanci, per un'ipotetica generazione di rimessa?

Io penso che quello che si è fatto, nel Municipio VIII, è stato costruire una comunità, per non lasciarsi schiacciare in un'enclave. Perchè Roma è una città che rischia di chiudere le periferie in un angolo. Ed invece occorre dare battaglia, uscire dal minoritarismo, per andare a vincere come avvenne col nucleare. Quando un'intera generazione, nonostante i giudizi sommari che ne erano stati tratteggiati, riuscì ad aggiudicarsi il risultato agognato nella propria storica battaglia.

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