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Laurentino: umiliata la Consulta dell’Handicap

Una direttiva municipale, firmata da Calzetta a novembre, avrebbe dovuto portare al trasferimento della Consulta. La Presidente: “L’ho saputo casualmente, pochi giorni fa.Dopo 13 anni,ci siamo rimasti malissimo”

La Consulta dell’Handicap, svolge una funzione di raccordo tra le esigenze delle persone con disabilità, i loro famigliari, e le istituzioni locali.

IL TRASFERIMENTO - Questo rapporto, dura da molti anni e con profitto reciproco. Nei giorni scorsi, tuttavia, si è registrato un incidente di percorso che il Consigliere Paolo Pollak ha correttamente evidenziato “Una decisione sbagliata ed inopportuna quella presa dalla Giunta del Municipio di spostare la sede della Consulta dell' Handicap”. Lo spostamento, deciso a novembre attraverso una direttiva firmata dallo stesso Presidente Calzetta, prevedeva lo spostamento della Consulta, insieme alla Banca del Tempo, all’interno dei locali di via Comisso, in zona Laurentino. Decisione presa e mai comunicata alla Consulta, nonostante il rapporto ed il lavoro svolto, in tanti anni, nel territorio.

UN PUNTO DI RIFERIMENTO -  “In questi 10 anni questa sede é divenuta un punto di riferimento non solo per la propria utenza ma anche per tutti gli uffici del servizio sociale con i quali la collaborazione con gli esponenti della consulta é stata spesso determinante per risposte dovute alla cittadinanza – scriveva Pollak in un comunicato -  Va sottolineata anche che su tale decisione non c'é stata alcuna condivisione con le commissioni preposte e, ancora più grave, é mancato  - come si accennava - il coinvolgimento della Consulta stessa che hanno appreso di tale notizia solo attraverso voci non ufficiali. Ritengo che non sussistano ragioni di alcun tipo per ratificare questa decisione e chiedo pertanto al Presidente del Municipio di revocare immediatamente tale atto e di darne comunicazione ufficiale alla Presidente della Consulta".

DIETROFRONT - La richiesta del Consigliere Pollak è andata a buon fine. Il Presidente Calzetta ha fatto dietrofront. “Per quanto riguarda la Consulta dall’handicap, a seguito di un confronto con la Presidente – ha scritto il minisindaco in una nota - è stato stabilito di non realizzare alcun trasferimento. Tante sono le esperienze maturate nell’ambito di un collaborazione con la Consulta, come quella che ci permetterà di realizzare la prima fattoria sociale di Roma o il progetto Dopo di Noi,  che presto vedrà nascere a Vitinia una struttura pensata per rendere autonomi  i disabili per un futuro indipendente quando la famiglia non ci sarà più”. Tutto risolto. O quasi. Nel suo comunicato il Presidente Calzetta spiegava anche che “C’era stata, in un primo momento, soltanto un’ipotesi di trasferimento, nata nell’ambito di un piano di razionalizzazione degli spazi destinati agli uffici municipali”.

LA BEFFA - Ebbene, che si trattasse soltanto di un’ipotesi, è difficile crederlo poiché  nella mattinata di martedì 15, dunque un giorno dopo la diffusione del suo comunicato, nell’ ufficio della Consulta si sono presentati dei tecnici dell’Economato incaricati di trasferire gli arredi nei locali di via Comisso. “Ieri mattina – ci ha confermato  Luciana Gennari, Presidente della Consulta – sono venuti a spostare i mobili dalla nostra sede, perché non erano stati informati. Ho spiegato loro dell’incontro avuto con il Presidente Calzetta durante il quale abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che la Consulta non sarà spostata. Stamattina Calzetta, con cui ho parlato al telefono, mi ha assicurato anche che ritirerà la direttiva che prevedeva il trasferimento”.

IL RAMMARICO - A tal proposito, abbiamo chiesto conferma alla Gennari della denuncia avanzata da Pollak e dell’esistenza di questa direttiva, che abbiamo effettivamente letto, circa lo spostamento di sede. “Sì, è vero. Io l’ho saputo solo tre o quattro giorni fa. Ma la direttiva era di metà novembre. In sostanza saremmo dovuti andare in una scuola, ma sinceramente non ha senso stare lontano dai servizi sociali con cui la Consulta ha sempre strettamente collaborato, mediando spesso nel rapporto con le famiglie e le scuole. Ci sono rimasta male, non tanto per la sede, quanto piuttosto per il fatto di non aver saputo nulla di questa direttiva dopo 13 anni di lavoro nel territorio – riconosce la Gennari – ma soprattutto ci sono rimasta male male – ribadisce – per quelle persone che la Consulta rappresenta”.

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