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Decima, la scuola dei Lillà resta chiusa. Insorge il Comitato di Quartiere: "Ci sentiamo presi in giro"

Le iniziative del Comitato di Quartiere per salvaguardare e rilanciare l'edificio non sono state premiate. Sapora (CdQ): "Prima ci hanno detto che non trovavano le planimetrie, poi che mancavano le chiavi. E' questa la partecipazione di cui parla il M5s?"

Il destino della Scuola dei Lillà resta incerto. Non da oggi. All’origine dell’attuale stato di degradante inutilizzo, come ricorda il Comitato di Quartiere di Decima Torrino, c’è una storia che affonda le radici nelle amministrazioni precedenti. Una condizione che fatica a sbloccarsi anche perchè, come segnala amareggiato il presidente del CdQ Maurizio Sapora, con il M5s non è scattata quella collaborazione "tra cittadini" che era lecito aspettarsi.

Perché la scuola materna ha fatto questa fine?

Quando viene inaugurata, qualche anno fa, la Scuola dei Lillà è una bellissima struttura, progettata a misura di bambino. Tuttavia, sin dall’origine non viene previsto un servizio mensa e quindi senza tempo pieno, diventa inutile per i genitori che lavorano. Verrebbe in effetti da chiedersi quale sia stato il genio che ha progettato questa scuola senza prevederne il tempo pieno.

L’attuale decadimento della scuola, è quindi imputabile all’assenza del servizio mensa?

In verità la storia di questa struttura è caratterizzata da ripetuti errori compiuti dalle istituzioni, di tutti i colori politici e dai cittadini che si lasciano manipolare da subdoli appelli che fanno leva su paure ed egoismo  assurdi.

Si riferisce alla ventilata ipotesi di realizzarvi un centro di accoglienza?

A novembre 2016 la Scuola dei Lillà sale alla ribalta delle attenzioni del quartiere, poiché viene messa in giro la voce, da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, che nella scuola verranno collocati dei migranti. Segue la trasmissione Quinta Colonna ed una manifestazione di piazza cui partecipano decine di cittadini. Come CdQ, preoccupati per la piega, abbiamo chiesto all’attuale maggioranza di rilasciare una dichiarazione formale di smentita della notizia. Purtroppo, il Municipio si rifiuta di fare questa dichiarazione pubblica.

Il resto della storia la conosciamo: la scuola prende fuoco e riprende l’attività del Comitato di Quartiere per rilanciare lo spazio. Come sono andate le vostre iniziative?

Abbiamo fatto un questionario, chiedendo se con l’attivazione del servizi mensa, i residenti fossero disposti ad iscriverci i propri figli. Purtroppo hanno risposto solo in quattro. Poi abbiamo organizzato un incontro pubblico, in occasione del quale siamo stati informati  da un dirigente scolastico che non risultano richieste di iscrizione alla materna inevase. Dunque probabilmente  l’esigenza di riaprire la scuola dei Lillà come materna non c’è.

Cosa suggerite di farne allora?

A febbraio 2017 come CdQ abbiamo iniziato a sollecitare il Municipio per avere indicazioni su quali fossero i piani di recupero. Abbiamo chiesto di vedere la planimetria della scuola e la possibilità di potervi accedere.  L’obiettivo era di presentare un progetto di recupero e riuso a fini sociali. Ci hanno detto una volta che non trovavano le planimetrie, un'altra volta le chiavi...

Com’è andata a finire?

Abbiamo partecipato ad una commissione scuola. Le planimetrie  a quel punto le avevano, ma non ci sono state fornite.  Ci è stato detto da un consigliere di maggioranza presente che per ottenerle dovevamo fare richiesta formale di accesso agli atti all’URP. E' la stessa maggioranza che si fregia di non essere composta da “politici” ma da semplici “portavoce” dei cittadini, pronti a rappresentare le loro esigenze. A questo punto bisogna capire come si acquisisce questo “titolo” di cittadino rappresentato….

Come prevede che si concluderà questa vicenda?

Difficile dirlo. Però posso dire che grazie ai politici che hanno progettato e gestito malamente la Scuola, a quelli che hanno fomentato l’odio e la violenza a fini esclusivamente di consenso ed  a quelli che pretendono di rappresentare i cittadini ma vogliono essere loro a stabilire le regole di come i cittadini si devono far rappresentare, ci troviamo con una struttura chiusa, degradata, per la quale non c’è spazio per alcun progetto partecipato di recupero.
 

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