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Sabato, 20 Aprile 2024
Eur Laurentina / Via Alberto Moravia

Papillo: il Casale PachaMama scrive al Sindaco Marino

Il PachaMama spiega le ragioni dell'occupazione: "Una parte dell'abitato sarà destinata a spazi abitativi comunitari. Ma ci sarà spazio per interventi di agricoltura bio e l'attivazione d'un centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile"

Prosegue l’occupazione del casale di via Alberto Moravia, in zona Papillo. Nonostante siano stati privati di acqua e corrente, i cittadini che stanno portando avanti l’esperienza del PachaMama non sembrano particolarmente scoraggiati. In questi giorni, registriamo anche una significativa novità: una lettera aperta, rivolta al Sindaco Marino.

RECUPERARE UN'AREA DISMESSA - “Il 28 giugno scorso, dopo 30 anno di completo abbandono e degrado, abbiamo voluto riprendere possesso dello spazio inutilizzato del casale dell'Ara, ribattezzandolo PachaMama (MadreTerra) uno spazio che racconta la storia del territorio dell'Acqua Acetosa , visto che al catasto risulta una Riserva Naturale, per farlo diventare un esempio di recupero di un'area dismessa volto sia alla riconciliazione con la sua identità originaria che a divenire opportunità di sviluppo sostenibile” leggiamo in una lunga lettera, pubblicata sulla pagina facebook di PachaMama.

L'UTILIZZO DEL CASALE - Sull’utilizzo che si intende fare del casale e del verde annesso, gli occupanti spiegano che “Mentre una parte dell’abitato sarà destinata a spazi abitativi comunitari, si intendono avviare interventi di agricoltura urbana e sociale, agricoltura biologica con annessa ristorazione e vendita di prodotti; attivazione di un centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile; esperimenti di innovazione sociale volti al sostegno ed al (re)inserimento al lavoro di giovani e donne in difficoltà; interventi di formazione ed avvio all'impresa artigianale e degli antichi mestieri (falegnameria, lavorazione del ferro, ecc.); costruzione di un centro di auto-produzione culturale”.

IL CASALE ED IL QUARTIERE - Ma c’è dell’altro “Si vuole costruire una fattoria sociale che mira a riunificare i bisogni, le identità, tutele ed istanze di libertà di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro più o meno elevate abilità. Vorremmo farlo condividendo i suoi frutti e i suoi spazi con gli abitanti del territorio per ridar vita ad uno spazio lasciato all'abbandono e restituirlo alla collettività. In questo si ritrova il valore del lavoro non solo come fonte di reddito individuale, ma anche come elemento fondante di una società più giusta, più coesa e sostenibile a partire dalla riqualificazione di un bene comune che va salvaguardato, condiviso e rispettato da tutti”.

L'INFORMAZIONE E LE ATTIVITA' SVOLTE - Una stoccata, gli occupanti del PachaMama, la rivolgono anche al modo in cui la loro esperienza è stata affrontata, da alcuni media. “Ovviamente la nostra azione di lotta ha scatenato la reazione della destra e di chi ha interessi ed egoismi che con i beni comuni non hanno niente a che fare, che con lo spauracchio degli zingari e centri sociali hanno aperto una campagna denigratoria sul “Tempo” e chiesto lo sgombero della nostra esperienza perchè abbiamo organizzato dibattiti sull'agricoltura sociale e la riconversione urbana ed extraurbana, feste e campeggi con mercati biologici e artigianali, film e concerti acustici, con la partecipazione di centinaia di cittadini, perchè abbiamo arato e stiamo coltivando il primo ettaro e sperimentando permacolture sostenibili e perchè stiamo organizzando degli workshop innovativi di bioarchitettura con giovani di tutta Europa”.

La lettera si conclude con una serie di richieste, rivolte sia a Roma Capitale che all’Ente di Prossimità che tratteremo separatamente.

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