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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Colle Oppio, gli attivisti: "Fermare i lavori del playground". Ma il municipio tira dritto: "Iter in regola"

A febbraio il ritrovamento di alcuni resti archeologici, che la Sovrintendenza ha già fatto reinterrare. L'assessore: "Niente di illecito, e c'è il via libera della Conferenza dei Servizi"

Fermare subito i lavori per il playground di Colle Oppio, perché manca il parere finale, vincolante, sull'impatto paesaggistico, e si tratta pur sempre di un'area di immenso valore archeologico. E' la richiesta che arriva dal Gruppo d’intervento giuridico onlus, associazione nazionale ambientalista, riconosciuta con decreto ministeriale, inoltrata al dicastero per i Beni e Attività Culturali e al direttore del Parco archeologico del Colosseo. 

Gli attivisti chiedono lo stop del cantiere avviato per la realizzazione di un impianto sportivo sull'area dell'ex Polveriera, un progetto del CONI proposto nel 2016, quando ancora era in ballo la candidatura alle Olimpiadi. Mancherebbe infatti l'ok sul piano paesaggistico: "La Direzione del Parco archeologico del Colosseo ha comunicato di aver rilasciato solo il parere preventivo condizionato ai fini della tutela archeologica prot. n. 2262 del 15 dicembre 2017, ma di non aver mai rilasciato il necessario parere vincolante ai fini della tutela paesaggistica". Vero, del secondo parere si è ancora in attesa. Ma cosa prevede il progetto?  

Due campi da calcetto nuovi (già ce n'era uno) una pista di pattinaggio e una di skateboard. E' il I municipio a indicare l'area come papabile per la progettazione, e il via libera è arrivato in Conferenza dei Servizi un anno fa. Dello scorso febbraio il ritrovamento di alcuni resti appartenenti al complesso delle Terme di Tito, che la Sovrintendenza ha catalogato e fatto reinterrare. Che infatti sotto il parco di Colle Oppio viva ancora un'antica città su modello Pompei non è affatto una novità. Certo, per recuperarla servirebbero ingenti risorse. E il progetto, almeno per il momento, non è in agenda. 

L'impianto sportivo, comunque, non impatterebbe sull'urbe sotterranea. O almeno così dichiarava la stessa Eleonora Ronchetti, della Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, in una commissione congiunta Ambiente-Cultura a maggio 2018: "I resti archeologici restano protetti: a meno che con qualche milione di euro non si riaprano gli scavi e si recupera una nuova Pompei, forse questa sembra la soluzione migliore. Questo progetto non ha rischi per il progetto archeologico sottostante"

E infatti il municipio va avanti. "Non c'è niente nè di illecito nè di scandaloso in questo progetto. Sono campi da calcetto in terra - spiega a RomaToday l'assessore a Sociale e Cultura Emiliano Monteverde - la cosa più impattante sono due reti per le porte. L'unica prescrizione che abbiamo ricevuto è quella che i lavori devono essere seguiti da un archeologo pagato dalla ditta, non a spese dell'amministrazione, e così è". Detto questo, Monteverde ricorda che l'area è oggetto di denunce da anni per il suo stato di incuria e abbandono. In questo senso un progetto che serva a ripopolarla ha una doppia valenza: sociale e a tutela del decoro pubblico. "Se poi nel secondo parere sul paesaggio ci verrà dentro che non si può fare, non si può fare. Certo un minuto dopo vorrei avere garanzie sulla pulizia e sulla sicurezza dell'area". 

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