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Centocelle Centocelle / Via Fontechiari, 35

Centocelle, il V municipio chiude L'Alveare: "Contrari alle assegnazioni dirette, faremo un bando"

Il coworking chiuderà il 29 marzo. Ma il nuovo bando ancora non c'è

Il lancio del progetto si era guadagnato una conferenza stampa nella Sala delle Bandiere in Campidoglio. Cinque anni dopo è una lettera del V municipio a mettere la parola fine alla sua storia. L’Alveare, il coworking con tanto di spazio per bambini di via Fontechiari 35 a Centocelle, terminerà le sue attività il 29 marzo. La riconsegna dei locali è prevista per il 5 aprile. “Non chiudiamo per difficoltà economiche e nemmeno per problemi organizzativi o perché il progetto non abbia riscosso successo, anzi” fanno sapere le socie fondatrici. “Chiudiamo perché il V municipio ha richiesto gli spazi”. 

L’appartamento al piano terra era stato concesso all’associazone di volontariato Città delle mamme nel 2014 dall’assessorato alle Periferie di Roma Capitale di Paolo Masini per realizzare il coworking con spazio per bambini da 4 mesi a 3 anni. Un progetto di “welfare urbano”, patrocinato da comune e municipio, aperto a tutti i lavoratori ma particolarmente indicato per semplificare il rientro al lavoro per i neo-genitori, in particolare le madri. “Il tutto finanziato da un bando che la nostra associazione aveva vinto con Unicredit” racconta Daniela Sacco a Romatoday. “30 mila euro circa, grazie ai quali abbiamo ristrutturato i locali di proprietà municipale inutilizzati da ormai tre anni che nel frattempo erano stati vandalizzati”. 

La prima concessione dura 18 mesi. Poi il coworking ha successo, diventa un punto di riferimento per tutto il quadrante e il municipio decide di prorogarla “fino ad espletamento bando”. Nel frattempo viene anche creata una cooperativa, perché la sola associazione non presentava una forma organizzativa adatta a fornire servizi. “La relazione fra associazione e cooperativa” spiegano da L’Alveare “è stata regolamentata da un comodato d’uso registrato presso l’Agenzia delle entrate”.

A gennaio la prima lettera del V municipio che proprio oggi ha spiegato così la sua decisione: “È politica di questa amministrazione attribuire ambienti municipali solo a seguito di bandi e non per assegnazione diretta” si legge in una nota. “Tenuto conto che l’assegnazione a L’Alveare è scaduta il 30 novembre 2015, ne consegue che la stessa utilizza gli spazi senza averne titolo”. 

Non solo. “Si fa altresì presente che da un sopralluogo effettuato dalla Polizia Locale del V Gruppo Prenestino è stato accertato che viene svolta attività di spazio baby senza essere in possesso di alcun titolo abilitativo” continua il comunicato. “Consapevoli delle difficoltà create dalla chiusura del servizio comunichiamo che il nostro intento è quello di riacquisire gli edifici in attesa della pubblicazione del bando affinché la gestione del patrimonio sia, finalmente, improntata ai principi della trasparenza, della concorrenza e della meritocrazia tra i vari partecipanti”. 

“Avevamo chiesto di poter rimanere fino a maggio per permettere a tutti i lavoratori che usufruiscono di questo spazio di trovare una soluzione alternativa” spiega Daniela Sacco, tra le socie della cooperativa. “Pensavamo fosse possibile, dal momento che ancora il bando non c’è e quando noi usciremo lo spazio resterà vuoto”. 

La notizia della chiusura de L’Alveare ha suscitato la reazione di alcuni utenti che hanno avviato una campagna per raccogliere testimonianze e racconti delle varie esperienze all’interno dello spazio. “I genitori con bambini che lavorano in questo coworking sono 8 ma ci sono altre 10 persone che usufruivano di questi spazi”.

Non solo. L’Alveare “era diventato un vero e proprio punto di riferimento per tutta una comunità: abbiamo un gruppo di acquisto solidale, organizziamo incontri gratuiti per neo-genitori, abbiamo realizzato progetti grazie a bandi finanziati dalla regione. Siamo diventati un punto di incontro per genitori, famiglie e persone del quartiere, abbiamo lavorato in rete con altre associazioni del territorio, stretto partenariati con le principali università capitoline, collaborato con altri coworking romani e nazionali. Siamo diventati case study per decine di ricerche universitarie”. Il tutto senza considerare che tre donne perderanno il lavoro. 

La fine delle attività de L’Alveare è decisa ma il nuovo bando ancora non c'è. “Lo pubblicheremo prima possibile” ha spiegato a Romatoday il presidente del V municipio, Giovanni Boccuzzi. 

Di seguito la replica de L'Alveare alla nota stampa del V municipio: "I locali in questione, lungi dall’essere stati occupati in mancanza di titolo sono stati regolarmente assegnati – a titolo gratuito - all'associazione di volontariato 'Città delle mamme' (ora Genitori in città) dal dipartimento Programmazione, sviluppo e riqualificazione delle periferie con verbale di consegna prot. n. RN 3816 del 07/05/2014. 
La suddetta assegnazione è stata rinnovata da parte del Dipartimento politiche delle periferie, sviluppo locale, formazione e lavoro del Municipio V con verbale di consegna prot. n. RN 11587 del 30/11/2015. 
L’assegnazione dei locali in questione è avvenuta per consentire lo svolgimento di un progetto di Coworking per neo mamme e neo papà, patrocinato da Roma Capitale e dal V Municipio ed è stata espressamente disposta “fino all’espletamento del bando che sarà promulgato dal Municipio V”.
 E’ opportuno rilevare peraltro che l’Associazione ha realizzato importanti opere di manutenzione dei locali a propria cura e spese.

Nell’ambito dello svolgimento di tale progetto, all'azione dell'associazione di volontariato si è affiancata quella di una cooperativa di produzione lavoro, regolata dalla stipula di un comodato d'uso registrato presso l'Agenzia delle entrate e comunicato all'amministrazione. 

In merito al sopralluogo svolto dalla polizia amministrativa, si precisa che il coworking con spazio baby ha avuto ragione di esistere grazie all'approvazione, al sostegno e al patrocinio del progetto da parte di Roma Capitale e Minucipio V, e che le autorizzazioni in oggetto non sono state richieste poiché non esiste normativa specifica con competenze in materia di coworking con spazio baby, trattandosi di un servizio del tutto innovativo, dove i genitori restano nello spazio adiacente a quello di bambine e bambini, non assimilabile ad asilo nido, spazio Be.Bi o altri. Per tutte le attività svolte è sempre stata garantita adeguata copertura assicurativa".

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