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Genzano: contestata Giorgia Meloni, è il secondo episodio

L'ex Ministro Giorgia Meloni in tour elettorale nei Castelli Romani è stata contestata a Genzano, non è la prima volta che accade

Giorgia Meloni, ex ministro della Gioventù e leader del neonato movimento politico Fratelli D'Italia, ha presentato lo scorso sabato il suo partito nei Castelli Romani facendo tappa anche a Genzano dove era prevista un'iniziativa presso l'auditorium dell'Infiorata.

Come accaduto due anni fa quando era giunta ai Castelli per sostenere la candidatura a sindaco del compianto Vittorio Barbaliscia, la Meloni è stata duramente contestata dai gruppi di precari e studenti delle ali più estreme della sinistra genzanese.

"Stavamo svolgendo la nostra iniziativa autorizzata - spiega a Castellitoday Fabio Papalia, consigliere comunale di Genzano che ha da poco aderito a Fratelli d'Italia - quando non appena è arrivata Giorgia Meloni sono iniziati i cori ed è stato esposto uno striscione contro l'ex ministro. Abbiamo chiuso le porte ed è intervenuta la polizia. Trovo avvilente che ogni volta che ci sia una manifestazione di centro-destra a Genzano si debba assistere a questo tipo di prepotenze perché non è la prima volta che accade. Stiamo solo alla prima iniziativa di campagna elettorale e già siamo arrivati a questo punto. Chiederò di interloquire con il prefetto per garantire maggiore sicurezza durante le prossime iniziative di campagna elettorale".

La contestazione al già Ministro Meloni è stata organizzata dai giovani del movimento "Occupazioni precari e studenti" che hanno in merito a quanto accaduto sabato pomeriggio diramato un proprio comunicato stampa in cui spiegano la loro versione dei fatti.

"Il nostro pacatissimo ingresso è stato prontamente bloccato dalle solerti forze dell'ordine che, alla nostra obiezione di voler entrare in uno spazio pubblico, hanno risposto con spintoni costringendoci fisicamente ad uscire dall'anticamera della sala, chiudendo gli avventori della conferenza nell'auditorium. È scattato poi un vomitevole gioco delle parti in cui i capibastone locali del PdL (o fratelli d'italia come si vorrebbero far chiamare ora) ci invitavano a partecipare seguiti subito dal diniego delle forze del disordine. Alla fine i succitati capibastone, schermandosi dietro la polizia, hanno cominciato a minacciarci e a chiederci di entrare uno ad uno, come se per noi la politica fosse la singolar tenzone di memoria ottocentesca" spiegano gli attivisti.

"Questo è il loro concetto di democrazia: una campagna elettorale blindata in cui bisogna unicamente dire "si signore" ed è impedito di mettere una ex ministra di fronte alle sue responsabilità - continuano i precari e studenti -  Una campagna elettorale che vorrebbe parlare di giovani ma che paradossalmente esclude ed usa violenza sugli unici giovani presenti. Una campagna elettorale che vorrebbe parlare di precari unicamente con imprenditori e politicantucoli locali. Una campagna elettorale che parla di "Fratelli d'Italia" ma che non si chiede come mai ad ogni uscita pubblica di un suo esponente i fratelli d'italia si organizzano per contestare le allucinanti condizioni lavorative e di vita che ci hanno imposto".

 

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