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"Quando i colli divennero Castelli": ce lo racconta Maurizio Bocci

Il nuovo libro di Maurizio Bocci, giornalista e scrittore,racconta la storia dei Castelli Romani, dalla caduta dell'Impero Romano all'Unità d'Italia, attraverso le vicende storiche delle famiglie baronali e delle loro residenze di campagna

Non solo oggi, ma anche in passato i Castelli Romani sono stati oggeto del fenomeno del trasferimento di molti romani dalla Capitale alle zone limitrofe. E proprio seguendo questa linea migratoria ad oggi tanto attuale che nel passato i colli intorno a Roma divvennero da zone agricole e feudi medievali  piccoli borghi baronali dove le nobili famiglie avevano le loro residenze estive e di campagna. Nacquero  così i Castelli Romani.

A raccontarci questo lungo processo storico dall'epoca romana all'unità d'Italia è Maurizio Bocci, giornalista e scrittore di Albano, che nel suo ultimo libro "Quando i colli divvennero Castelli" racconta la nascita dei borghi cittadini che ancor oggi vediamo con le loro famiglie potenti basti citarne alcune  come i Crescenzi, i Tuscolani, i Savelli, i Colonna, gli Orsini, i Frangipane, gli Annibaldi, e poi dalle casate nobiliari alle quali apparteneva il pontefice di turno, come i Borgia, i Della Rovere, gli Altemps, gli Aldobrandini, i Borghese, i Barberini e i Chigi.

Molte di queste famiglie hanno lasciato in eredità ai cittadini del XXI secolo maestosi palazzi storici basti citarne alcuni esempi: da Palazzo Chigi di Ariccia, dai noti trascorsi cinematografici, alla stupenda veduta di Villa Aldobrandini di Frascati e ancora Palazzo Sforza Cesarini a Genzano e Palazzo Savelli di Albano.

Il testo di Maurizio Bocci non è solo un racconto storico, ma anche un monito per una politica lungimirante e per il futuro di tutti perché come sostiene l'autore in alcune sue recenti interviste:  "Conoscere il nostro patrimonio storico per amarlo e, quindi, tutelarlo. Principalmente per due motivi. Un primo, di ordine economico, è legato alla sempre più diffusa consapevolezza del ruolo strategico che le risorse naturali hanno nello sviluppo. L’ambiente può rappresentare un buon affare ed occasione di lavoro, anche qualificato, per i nostri giovani. Un secondo è di ordine etico, e riguarda l’impegno nei riguardi delle future generazioni. Quanto più abbiamo distrutto tanto più abbiamo l’obbligo di ricostruire e preservare per coloro che  verranno. L’oro verde è per noi ricchezza tanto quanto i giacimenti del sottosuolo, sicuramente di più per la qualità della nostra vita".
 

 

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