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Bandiere rosse e pugno chiuso, rinasce il Partito Comunista dei Castelli Romani

Si è svolta sabato 8 ottobre presso la sezione "Antonio Gramsci" del PCI di Lanuvio-Campoleone la conferenza organizzativa della Federazione "Castelli Romani" del PCI

Da ormai quasi una settimana è stato ricostituito ufficialmente il Partito Comunista Italiano dei Castelli Romani, dopo l'assemblea fondativa di sabato 8 ottobre tenutasi a Lanuvio. Chi pensava che il comunismo fosse finito non è così: bandiere rosse, centralismo democratico e tanti militanti che amano chiamarsi tra loro ancora compagni e compagne.

Un orgoglio rosso testimoniato dalle diverse testimonianze dei militanti che hanno partecipato alla riunione organizzativa del PCI dei Castelli Romani, molte caratterizzate da entusiasmo e speranza, altre con un approccio più operativo, altre testimonianze di denuncia delle difficoltà economiche e sociali sempre più diffuse.

Nel 2016 quando si parla di "anti-politica" e "rottamazione" ha ancora senso rifondare il Partito Comunista? "Serve un partito che si faccia lucido interprete della storia dell'intero movimento operaio e comunista italiano - sono le parole del dirigente nazionale di partito Luca Battisti durante l'assemblea - dalla distruzione dei diritti dei lavoratori al peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini causate dalle politiche neoliberiste intercorse negli ultimi decenni, passando per la difesa della Costituzione, oggi come ieri".

Come sarà la nuova struttura del Partito Comunista dei Castelli Romani? Semplice basata sul sempreverde centralismo democratico con un gruppo dirigente in cui all'interno dei 24 componenti viene fatto pesare il lavoro politico e organizzativo già svolto: così, ad esempio, le realtà di Marino, Genzano e Zagarolo avranno 4 componenti all’interno; Lanuvio 3, e così via, fino a comprendere tutte le realtà.

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