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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Albano: le case popolari agli stranieri solo per quote e se residenti da 10 anni

La richiesta in una mozione presentata dai consiglieri comunali Marco Silvestroni e Federica Nobilio per modificare il regolamento comunale per l'assegnazione degli alloggi popolari

Modulare i criteri di assegnazione degli alloggi popolari dando precedenza a chi è più "radicato" sul comune di Albano soprattutto se straniero: è questo lo scopo della mozione presentata nel marzo scorso dai consiglieri comunali Marco Silvestroni di Fratelli D'Italia e Federica Nobilio di Terra Nostra.

Nella mozione partendo dal fatto che la perdurante crisi economica ha colpito le famiglie che sempre più di frequente chiedono il supporto dei servizi sociali e dal fatto e che nella popolazione residente ad Albano gli stranieri sono poco più del 9%, si chiede una modifica del regolamento comunale per l'assegnazione degli alloggi popolari.

In che modo? Prima di tutto assegnando al fattore residenza punteggi aggiuntivi: chi è residente da almeno 10 anni e dimostra di essere "radicato" sul territorio va premiato in tutte le graduatorie dei servizi sociali non solo quelle per le case popolari.

Poi la graduatoria per gli alloggi di edilizia popolare andrebbe stilata, secondo quanto proposto dai due consiglieri di opposizione, tenendo conto delle quote di popolazione straniera residente sul territorio: stando ai dati dell'ultimo censimento il 9,5% pari a 3978 cittadini su 41.708.

L'ultimo criterio richiesto nella mozione è quello di censire ai fini dell'accoglimento delle domande di prestazioni sociali beni mobili e immobili del richiedenti eventualmente posseduti all'estero attraverso apposita documentazione rilasciata dallo stato estero di provenienza, ufficialmente tradotta dalle autorità consolari italiane.

Dalla mozione non è dato sapere se il termine "straniero" sia riferito a chiunque abbia nazionalità diversa da quella italiana, se si riferisce anche a chi proviene da uno degli Stati membri dell'Unione Europea, sia extracomunitario, abbia la pelle scura, mulatta, gialla o bianca.

Il rischio di voler creare quote per nazionalità nell'accesso ai servizi sociali è quello di creare una discriminazione fra poveri e altri poveri. Così non si rimuovono gli "ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" come cita la nostra Costituzione, ma se ne creano di nuovi.

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