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Boccea Casalotti

Casalotti piange Tiziana Tumminaro: “Non si può morire così”

Sgomento e incredulità tra i conoscenti della donna morta dopo un parto cesareo a Villa Pia. Anche su Facebook c'è chi chiede giustizia: un gruppo ha già raggiunto i 600 iscritti

Una famiglia spezzata da un destino inconcepibile.  Tiziana, la giovane mamma scomparsa appena dopo aver dato alla luce i suoi due gemelli tanto desiderati, abitava a Casalotti, in un vicolo appartato antistante alla scuola elementare e all’asilo nido frequentati dalle sue due figlie avute in precedenza.

Una periferia tranquilla, pochi negozi sulla via principale da un lato, la scuola e un’area verde dall’altro e ad una traversa dietro l’angolo abitano Tiziana e suo marito, Mario Rosati.

I nomi vergati a penna sul citofono che squilla a vuoto. Nessuna risposta. Lo stabile è a 2 piani, nel piccole androne si intravede un passeggino. Un vicino di casa, interpellato al citofono, preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione. Tiziana e Mario, due giovani coniugi, erano arrivati qui circa 3 anni fa, come racconta il titolare del piccolo bar che sorge proprio all’angolo, sotto casa.

“Era un’amica di mia moglie – spiega il giovane barista – e anch’io avevo un rapporto amichevole con il marito. Prima di trasferirsi qui venivano dal Quartaccio (sempre in XIX Municipio). La vedevo sempre, con le bambine che andavano a scuola qui di fronte e so che lavorava alle poste qui in fondo a via Casalotti. Era una gravidanza desiderata. Sicuramente avrebbe potuto salvarsi. Anche mia moglie ha avuto un parto gemellare con complicazioni ma al San Filippo è stata immediatamente portata in terapia intensiva. Tiziana si fidava tanto sia del proprio ginecologo, che l’aveva già seguita nelle precedenti gravidanze, sia della clinica Villa Pia, in cui aveva già partorito la sua seconda bambina di 2 anni”.

Lungo il tratto di via Casalotti adiacente all’abitazione della donna, una manciata appena di negozi e una banca. La maggior parte degli esercenti la conosceva di vista o ne ha solo sentito parlare dopo il caso balzato tristemente agli onori della cronaca.

Ma un altro di loro la conosceva benissimo, il titolare del negozio di intimo e merceria “Ago e Filo”, di cui Tiziana era una cliente abituale. “L’ho vista fino a poco prima che partorisse – afferma mestamente  il commerciante - Era una ragazza gentilissima, con un bel viso. Che c’è da dire. In ogni caso credo sia sempre preferibile l’ospedale, che ha tutte le strutture ed i macchinari per far fronte ad eventuali emergenze”.

Su Facebook è sorto un sito “Giustizia per Tiziana Tumminaro - Non si può morire di parto” che ha già raccolto circa 600 adesioni, per portare solidarietà alla famiglia e ai 4 bambini che cresceranno senza mamma.

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