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L'ipotesi: via Lenin trasformata in via Martiri del Comunismo

Il presidente della Commissione Toponomastica: "L'ipotesi che ho in mente per sostituire via e largo Lenin è di intitolare questi due toponimi ai martiri del comunismo"

L'annuncio è arrivato ieri dal presidente della Commissione toponomastica di Roma Capitale Federico Mollicone: “La commissione toponomastica di Roma sta valutando di eliminare via e largo Lenin dalle strade della città. Abbiamo pensato di aprire la discussione per capire come si può riparare ai due toponimi intitolati a un tiranno e avviare l'iter per sostituire via e largo Lenin."
La proposta di revisione della toponomastica è venuta in maniera congiunta anche dal consigliere comunale della Lista civica per Rutelli Gianluca Quadrana.

Alemanno si è dimostrato immediatamente sensibile e favorevole al progetto: “L'idea di rivedere la via e il largo dedicati a Lenin credo sia una provocazione intelligente per rivedere un po' tutti i parametri di riferimento della toponomastica romana: avere una via e un largo dedicati a lui stride con l'idea di una toponomastica condivisa". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il sindaco ha sottolineato che "su questo non do giudizi definitivi ma auspico che venga fuori un dibattito che dia riferimenti precisi alle scelte della toponomastica."

La proposta verrà avanzata in una delle prossime convocazioni della commissione toponomastica dal suo presidente Mollicone e dal consigliere capitolino della lista civica per Rutelli Gianluca Quadrana: qualora la proposta venisse licenziata dalla commissione, organo politico trasversale, sarà vagliata da una commissione di tecnici che dovranno valutarne l'opportunità storica e la fattibilità dopo aver analizzato la pianta stradale della città. "In sede di discussione in commissione - ha continuato Mollicone - porteremo tutti i documenti e gli studi che accertano il fatto che Lenin abbia agito come prodromo dello stalinismo con fucilazioni e espropri proletari, come un tiranno". Per Mollicone, comunque, "deve esserci un accordo trasversale perché la memoria sia condivisa".
 

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