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Cinquant'anni di Di Canio: dai premi fair play ai saluti fascisti, il mezzo secolo del ragazzo del Quarticciolo

La Lazio nel cuore, la consacrazione inglese, i contrasti con Trapattoni e Capello: la vita di Paolo Di Canio sembra una contraddizione, un tumulto, un'eterna contestazione. D'altronde, nonostante tutto, è nato nel 1968

Di Canio nasce a Roma il 9 luglio 1968: anno di tumulti, contestazioni, contraddizioni. E anche del cinquantenne Paolo si può ripercorrere la storia solo appigliandosi ai suoi “colpi di testa”, alle sue “giocate” tecniche e non.

Dalla Lazio, alla Lazio. Il ragazzo del Quarticciolo cresce attaccante nelle giovanili delle Aquile ed è forse qui che si inizia a plasmare il suo "pensiero" ed il suo temperamento: due cose che non lo avrebbero mai abbandonato, segnando i passaggi più importanti della sua carriera.

Cuore Lazio, fatica Juve e Milan

Il 15 gennaio 1989 il primo gol importante: l’1-0 decisivo nel derby, dopo tre anni di assenza della Lazio dalla massima serie. E via, sotto la curva giallorossa (e quale sennò?), con l’indice alzato.

Alla Juve, dal 1990 al 1993 non brilla, complici i dissapori con Trapattoni e quindi passa al Napoli di Marcello Lippi, dove viene ricordato per cinque gol, uno dei quali segnato al Milan dribblando due avversari del calibro di Maldini e Baresi. Proprio con i rossoneri giocherà dal 1994 al 1996, vincendo il primo scudetto, ma “stranamente” anche qui con Fabio Capello i rapporti non si rivelano proprio facili, al punto che Di Canio matura l’idea di volare via.

Eccolo quindi vestire la maglia del Celtic Glasgow nell’estate del 1996: mentre lui guadagnava partita dopo partita i voti che poi lo avrebbero eletto giocatore dell’anno, la sua squadra inanellava prestazioni non proprio da urlo.

Londra chiama, Di Canio risponde a modo suo

Dopo un solo anno approda in Inghilterra, casa Sheffield Weds: nella prima stagione segna 12 gol, nella seconda spinge l’arbitro Paul Allcock e viene squalificato per ben undici giornate. Nel dicembre 1998 passa al West Ham dove in 4 anni e mezzo segnerà 48 gol in 118 presenze. Nel 2000 accadono due cose (tra le altre) a Di Canio: segna un bel gol al volo contro il Wimbledon il 16 marzo e poi, volente o nolente, ripulisce la sua immagina pubblica. Il 18 dicembre, durante la trasferta sul campo dell'Everton, il portiere dei padroni di casa, Paul Gerrard, si avventura in un'uscita al limite dell'area, ma le sue ginocchia cedono e cade su sé stesso. La palla schizza verso l'ala destra dove un compagno di squadra mette al centro un cross per Di Canio, il quale poteva colpire il pallone prima di ogni altro giocatore. Invece afferra la palla con le mani fermando il gioco. Appena la folla capisce, il Goodison Park esplode in una ovazione e per tale gesto Di Canio riceve il Fifa Fair Play Award unito a lettera ufficiale di encomio firmata da Joseph Blatter. Nello stesso anno viene inserito dai tifosi nell'undici ideale di tutti i tempi del West Ham.

Rimasto a Londra ma passato al Charlton, torna agli onori della cronaca quando, nella stagione 2003/2004, dopo la trasformazione di un rigore contro il Leicester, mostra una maglia con su scritto «Onore a Fabrizio eroe vero», dedicando la rete a Fabrizio Quattrocchi, guardia di sicurezza privata italiana rapita e poi uccisa in Iraq in quei giorni.

Dalla Lazio alla Lazio e poi...

Dalla Lazio alla Lazio, dicevamo. Con buona pace di Ferguson che lo vuole al Manchester United, decurtandosi non di poco lo stipendio, Di Canio torna “a casa” nel 2004/2005 e subito sono scintille con l’allenatore Domenico Caso, poi sostituito da Papadopulo. Segna nel derby del 6 gennaio 2005 vinto per 3–1 e si ritrova sotto la curva romanista come 16 anni prima. Poteva mancare una squalifica? Arriva contro la Juventus, a causa del saluto romano rivolto ai tifosi laziali. Per attriti con Delio Rossi e Lotito lascia definitivamente la Lazio nell’estate del 2006. A luglio, infatti, firma con la Cisco Roma, squadra con la quale gioca anche la sua ultima partita in carriera: contro il Benevento, il 27 gennaio 2008, segna una doppietta, insulta l’arbitro, becca quattro giornate e alla fine la gara termina sul 4-2 per i campani.

Dopo Beach Soccer e Footgolf, Di Canio intraprende la carriera di allenatore. Riporta lo Swindon Town in League One tra gli applausi, ma dopo continui contrasti con la dirigenza del club rassegna le dimissioni. Il 31 marzo 2013 diventa allenatore del Sunderland, facendo subito dimettere un dirigente della società che non voleva lavorare con un “fascista”. Il Sunderland comunque riesce a salvarsi, ma la stagione 2013/2014 si apre malissimo ed il 22 settembre 2013 Di Canio viene esonerato.

Inzia, quindi, a far suo il ruolo di opinionista e commentatore, prima con Mediaset e poi su Sky, dove riesce a condurre un paio di programmi tutti suoHouse of Football” e “Di Canio Premier Show”. Dal primo, però, il 14 settembre 2016 viene sospeso perché si era visto il suo tatuaggio “Dux” sul braccio.

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