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Martedì, 16 Aprile 2024
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INTERVISTA | Alla scoperta di Amar Alibegovic, il Dominatore della Virtus Roma

A tu per tu con il trascinatore della squadra di Bucchi. Il suo rapporto con Roma, la sua formazione, la sua grinta e un pensiero speciale per Kobe Bryant nell'intervista esclusiva a RomaToday

Amar Alibegovic, classe 1995, Ala Forte di 2.06 cm, origine Bosniache e passaporto Italiano. La sua è una famiglia votata alla pallacanestro: è figlio infatti del celebre Teoman, fratello di Denis e di Mirza che milita nel Basket Torino. Dotato di grande temperamento, forza fisica e di un buon tiro dalla lunga distanza è alla sua prima stagione nella massima serie. Si è formato nella Stella Azzurra e poi ha conquistato una borsa di studio alla St.John’s dove si è confrontato con il basket collegiale americano. Gioca nella Virtus Roma dalla stagione 2018/2019, in campionato viaggia a una media di 9.9 punti e 7.2 rimbalzi con il 41,3% nel tiro da tre. Il suo soprannome è “il dominatore”.

Ciao Amar, rompiamo il ghiaccio. Che rapporto hai con Roma?

Sono arrivato nella Capitale a 16 anni per giocare con la Stella Azzurra, la mia prima avventura da solo lontano da Udine e con il tempo è diventata la mia seconda casa a tutti gli effetti. Una città bellissima e grandissima che mi ha permesso di crescere bene e di scoprire il mondo “esterno” nel migliore dei modi. L’impatto con una realtà molto più grande e complessa ha funzionato alla perfezione e posso dire che ormai mi sento un romano a tutti gli effetti. A prescindere dalle strade che seguirà in futuro la carriera posso dire con sincerità che questa città sarà sempre nel mio cuore.

Grazie alle stagioni passate a St. John's hai sperimentato anche New York…

Esperienza fantastica e molto formativa che ho cercato di prolungare il più possibile. Spettacolare dal principio alla fine. Mi piacevano praticamente tutti gli aspetti della grande mela e non saprei identificare qualcosa che mi ha colpito in particolare, mi sono trovato bene anche in quel caso. L’unica cosa che non sopportavo era il traffico della mattina proprio nell’ora di punta. Un caos.

In America ti ha allenato Chris Mullin, una leggenda del gioco e uno dei migliori tiratori puri della storia. Che effetto fa avvicinarsi a un personaggio del genere?

E’ stato davvero surreale avere regolarmente intorno qualcuno di cosi forte e con una carisma di quel livello. Una grandissima persona senza dubbio, riusciva a correggermi degli aspetti tecnici con grande facilità e una indubbia efficacia. Per il resto una macchina vera e propria. Ogni tanto si metteva a tirare triple dall’angolo destro con la sua mano sinistra e ricordo la retina che nemmeno si muoveva dopo ogni realizzazione. Ho visto spesso serie da 100 canestri su 109/110 tentativi e in più riusciva a tirare con grandi percentuali anche con palloni di peso e dimensioni diverse da varie posizioni. Esercizi che eseguivamo anche noi giocatori ovviamente e che mi sono stati molto utili.

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Nella tua esperienza qui a Roma l’impatto con il coach Piero Bucchi è stato positivo?

Decisamente positivo e te lo posso confermare con grande entusiasmo. Mi ha sempre dedicato del tempo extra insieme a Daniele e il suo staff e sono convinto che difficilmente avrei potuto sperare in una guida migliore. Si è creata una situazione che ritengo ideale. Lavoriamo assieme da agosto del 2018 e la mia crescita progressiva è senza dubbio anche merito del loro lavoro e della loro pazienza.Hanno sempre creduto in me e nelle mie qualità sotto tutti i punti di vista e gli sono riconoscente.

C’è un aspetto della tua pallacanestro in cui pensi di aver fatto un salto di qualità quest’anno?

La cosa che mi mancava di più prima di tornare in Italia era senza dubbio l’esperienza e avendo la fortuna di giocare tanti minuti di qualità in campionato ho colmato questa lacuna. Agli inizi della mia avventura con questa maglia ho leggermente faticato ma poi sono riuscito a ingranare la marcia giusta. Con il tempo e l’applicazione ho imparato a capire meglio le varie situazioni di gioco e progressivamente migliorato il mio rendimento. Sono felice che ci sia stato un bel crescendo.

Dai sempre l’impressione di poter accendere le partite nei momenti più difficili con la tua intensità e una grinta da leone. Sei consapevole del tuo carisma?

Il mio carattere positivo, la voglia di combattere e la capacità di trascinare i miei compagni e il palazzetto nei turni casalinghi rappresentano il mio orgoglio. Credo sia la mia qualità più importante, una caratteristica di cui vado fiero e forse l’unico aspetto su cui non posso essere umile. Ogni volta che scendo in campo sento sempre di poter alzare il livello di energia e di poter spronare la mia squadra a fare sempre meglio. Mi piace molto giocare in questo modo e voglio continuare a farlo.

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A prescindere dai vari alti e bassi del campionato il gruppo sembra molto affiatato

Ci stiamo allenando tanto per superare questo momento difficile e tornare finalmente alla vittoria, da quando siamo arrivati riusciamo a stare in campo e fuori molto bene. L’arrivo di James White ci ha dato un altra grande personalità in spogliatoio e grazie al suo carisma siamo ancora più uniti.

C’è un giocatore che ti ha affascinato in particolare in questi due anni di campionato italiano?

Dobbiamo tornare alla stagione scorsa e al mio compagno di squadra Henry Sims in serie A2. Dominante dal principio alla fine, ci ha presi in spalla e ci ha fatti crescere. Ha sempre trovato il tempo per aiutarmi dopo ogni allenamento e ha sempre assecondato la mia voglia di imparare delle cose nuove. Non mi ha mai detto di no, dal punto di vista umano è stato un vero esempio.

Compagno di squadra preferito a St. John’s e alla Virtus?

In America senza dubbio Federico Mussini, il mio compagno di stanza e di avventure. Condividere quella esperienza con lui e avere un amico con cui parlare italiano è stato molto bello. Abbiamo passato due anni assieme molto intensi ma poi abbiamo fatto scelte di carriera diverse. Qui A Roma vado molto d’accordo con tutti per fortuna e non saprei fare distinzioni particolari.

Cosa fai quando non sei su un campo da basket?

Mi rilasso e principalmente mi dedico a Netflix e ai videogiochi. In questo momento in particolare sto guardando Ray Donovan che potrebbe diventare la mia serie di riferimento. In senso assoluto pero’ preferisco ancora il Trono di Spade. Il mio attore favorito è probabilmente Leonardo di Caprio e mi hanno molto colpito film come Inception e Shutter Island. Apprezzo anche Naruto e amo dedicarmi ai più diversi tipi di videogiochi. A patto pero’ che non siano quelli sportivi.

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Vuoi dedicare un pensiero a Kobe Bryant?

Sono un classe 1995 e durante la mia infanzia e la mia adolescenza è stato un punto di riferimento e uno dei più grandi idoli della pallacanestro. Il gioco ovviamente non sarebbe lo stesso senza di lui. Quando provi a fare un tiro particolare spesso pensi proprio a Kobe Bryant. Lascia un vuoto enorme. Non ho mai avuto modo di conoscerlo ma ho provato delle emozioni indescrivibili.

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