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Giovedì, 25 Aprile 2024
Amatriciana

Magnagusto: padellate di cucina romana e non, a Primavalle

Un nuovo ristorante che propone la cucina tradizionale delle nonne, le specialità regionali, hamburger gourmet e pizza, è in corsa per la sfida della migliore amatriciana di Roma nel contest #aromacipiace, grazie ai voti degli utenti di Romatoday

È nato da appena un mese, ma è già un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina, romana e non. "Sono già tre sabati che facciamo soldout e abbiamo quasi 200 coperti!". Antonio, il giovane direttore di Magnagusto, nuova realtà ristorativa del nord-ovest romano, parla del suo locale come un padre del proprio figlio. "Io cucino da sempre - spiega -, ma quando mi hanno offerto la possibilità di gestire un posto tutto mio, mi ci sono tuffato a capofitto". Antonio alza lo sguardo e percorre le pareti della grande sala luminosa, allestita attraverso elementi di arredo moderno e qualche accenno vintage. Tocca i tavolini in legno colorato e aggiunge: "Questi li abbiamo fatti noi, rivestendo il ripiano di maioliche, perché noi la pasta la serviamo direttamente nelle padelle".

Amatriciana, carbonara, cacio e pepe: i piatti della tradizione romana si mangiano in padella, muniti di forchetta e di pane per la scarpetta, "anche perché lo sforno io ogni mattina – aggiunge Antonio - , ma i segreti dell'amatriciana ce li svela lo chef...". Alessandro ha 35 anni, la faccia buona e un sorriso contagioso. Si toglie il cappello da cuoco, ci stringe la mano e, in poche battute, capiamo di aver conosciuto, fino a quel momento, solo metà dell'anima e del cuore del ristorante. "Ci conosciamo da una vita - racconta -, abbiamo iniziato a cucinare insieme e non ci siamo più lasciati”.

L'amatriciana è il piatto forte del locale. "Soprattutto a pranzo - afferma Alessandro -, copre il 90% degli ordini". Di solito si dice che, durante un viaggio, se vuoi mangiare bene, devi scegliere i ristoranti dove si fermano i camionisti. Secondo Antonio, gli operai non sono buongustai meno esperti. "Vengono qui ogni giorno – spiega - e ci chiedono sempre, rigorosamente, l'amatriciana. Io ultimamente mi preoccupo, gli propongo di prendere, che ne so, un'ortolana; ma loro niente, non ne vogliono sapere".

E allora qual è il segreto di questa amatriciana tanto amata dagli operai e non solo? "Mettiamo subito in chiaro che se ci metti la pancetta non è amatriciana - esordisce Alessandro -, solo guanciale di Norcia, molto stagionato, una salsa a cottura lenta, pecorino romano dop a buccia bianca e una sfumata col vino". L'aglio è bandito e anche la cipolla. “Le ricette della tradizione si chiedono alle mamme e alle nonne - continua Alessandro, più serio -: non ti devi inventare niente o andare sullo scolastico”. Si ferma e aggiunge sornione: “Se Cracco avesse chiesto, non avrebbe sbagliato”.

Come nelle migliori osterie capitoline, anche qui sono gli ingredienti a fare la differenza. “La carne è solo 100% chianina e fassona piemontese – sottolinea Antonio – e l'hamburger più piccolo è di 300 gr”. Anche alla pizza e al pesce sono dedicate ampie sezioni del menù. “La pizza è lievitata 72 ore – continua – e proponiamo anche una linea di cozzeria: un kg di cozze cucinate secondo diverse specialità regionali”.

L'accoglienza dei clienti non è un elemento trascurabile. “Noi li coccoliamo – spiega Antonio -, e non solo con sorrisi e cortesia”. Appena gli ospiti sono al tavolo, vengono accolti da una bella porzione di fagioli con le cotiche, accompagnate da pane fresco e focaccia. “E, per salutarsi – continua Antonio -, biscottini al vino e limoncello”. Ci mostra il piatto e, con un sorriso ammiccante, aggiunge: “Ci credo che poi tornano!”.
 

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