rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Amatriciana

Le mille storie dell'Hostaria Cannavota, come quella volta che Felllini...

Tra le amatriciane di #aromacipiace avete scelto quella di Cannavota, tanto amata da Alberto Sordi, che qui prendeva le ordinazioni per i suoi commensali al posto del cameriere

‘Albero Sordi era di casa”, racconta Severino, che nella sala dell’Hostaria Cannavota consuma i tacchi da circa 50 anni . “Quando Sordi fu fatto Sindaco per un giorno, il Campidoglio chiamò e chiese a noi cosa poteva accontentare il gusto di Albertone.  E io sì che lo sapevo: Prosciutto crudo San Daniele, Parmigiano e, sulla tavola, un bel Greco di Tufo da mischiare con una goccia di prosecco”.  

L’Hostaria Cannavota nasce nel 1962, a due passi dalla Scala Santa. Già negli anni ’70 è un ritrovo per politici e attori di fama. A guidarlo al successo è un giovane di origine sabine, nato proprio a due passi da Amatrice: Sante. Spilungone e magrolino, Sante si ritrova affibbiato fin dalle prime esperienze in cucina il nome ‘Cannavota’, che diventerà il suo suggello e la sua fortuna. Con la moglie Ada al suo fianco è animato da una vera grande passione: la cucina. “Si chiudeva in cucina e inventava una nuova creazione”,  racconta Ada che, oggi, con i nipoti Eleonora e Sante e i loro genitori Sofia e Francesco, gestisce il Cannavota. 

Sono nati così i Cannelloni alla Mantovani , Le lasagnette Cannavota, i Bucatini con Calamaretti e Mazzancolle; le Linguine alla Reviglio dedicate all’omonimo Ministro che ‘bazzicava’ da queste parti. 

Le origini amatriciane si riconoscono in molti prodotti usati nella cucina del Cannavota, così come la tradizione romana del cacio e pepe, carbonara, salti in bocca  e persino della stracciatella in brodo “fatto con la carne mica col dado”  che viene trasmessa dai nonni ai nipoti. “Finché ci sono quelli coi capelli bianchi, dice Severino, la tradizione non si perde” .

Eleonora sembra aver imparato la lezione: “Mio nonno Sante è morto quando avevo 4 anni. Sono cresciuta nel suo mito, tra i racconti che mi facevano di lui. Anche il nome di mio fratello mi ha sempre ricordato da dove veniamo. Per 5 anni sono stata lontana dal ristorante. Volevo fare le mie esperienze. Ma poi mi sono laureata in antropologia culturale e il destino ha voluto che andassi a scoprire proprio in un ristorante quanto mi mancava casa mia. Ho fatto una tesi su due storici ristoranti romani di Torpignattara, il Ragioniere e Betto e Mary. È così che ho capito quanto le tradizioni che mio nonno aveva fondato dovessero continuare ad essere trasmesse”.

I cuochi in cucina e in sala Severino e Ascenzio sono la famiglia allargata del Cannavota. “Mangiamo assieme, litighiamo, mia nonna li sgrida come figli, li rincorre se rubano l’uva…”. Forse proprio quest’aria di casa portò un giorno Fellini al Cannavota e sarebbe diventato poi un affezionato dell’osteria.  Ma quel giorno si avvicinò per curiosare un po’ e fare domande a Severino: 

“Ma come mangiano i preti? E i politici cosa preferiscono”. 
Severino rispose come ad un passante qualunque e quella sciarpa rossa non lo fece pensare subito al grande maestro.
E qui come si mangia? – chiese Federico Fellini.
“Ah dotto’ ma lei qui c’è già stato” - disse Severino, “Io il suo viso me lo ricordo. Ma non è che abita dalle parti di Cinecittà”? A Cinecittà in realtà Fellini un po’ ci abitava, effettivamente…
 

Hostaria Cannavota

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le mille storie dell'Hostaria Cannavota, come quella volta che Felllini...

RomaToday è in caricamento