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Salute

Sanità, partito il tour dell'ambulatorio mobile per combattere l'epatite C

Il progetto 'Alla ricerca del Virus' è partito oggi ed è stato benedetto da monsignor Fisichella

E' partito giovedì 21 novembre da Piazza San Pietro il tour dell'ambulatorio mobile con la missione di 'combattere' l'epatite C sulle strade e nelle piazze delle maggiori città d'Italia. L'iniziativa è promossa dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) e ha ricevuto il patrocinio del ministero della Salute e il contributo non condizionato della società specializzata in ricerca e commercializzazione d farmaci, principalmente sui antivirali, Gilead. 

L'ambuatorio, si legge nella nota stampa, si sposterà da Firenze a Palermo, con personale specializzato nell'effettuazione di esami clinici da effettuare a bordo volti alla scoperta del "sommerso" per l'Hcv e anche Hiv. Sull'unità mobile ci sarà il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, il direttore scientifico della Simit, responsabile dell’Unità operativa complessa Malattie infettive di Tor Vergata, il professor Massimo Andreoni, e la dottoressa Loreta Kondili del Centro nazionale per la salute globale Iss. Tra gli altri specialisti che hanno aderito c'è anche il professor Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana di medicina Generale, Simg. A benedire l'iniziativa monsignor Rino Fisichella. 

Il progetto 'Alla ricerca del Virus', continua il comunicato, vanta il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e l'adesione dell’arcivescovo monsignor Rino Fisichella. Il piccolo ambulatorio mobile raggiungerà le 'piazze del disagio' in diverse città d’Italia per incontrare direttamente chi, più di ogni altro, è potenzialmente affetto dai virus quindi: in primis HCV e HIV e altre patologie infettive ricorrenti.

L'iniziativa segue infatti di poche ore la conclusione della III Giornata mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco, con il bilancio delle attività del Presidio sanitario solidale allestito in piazza San Pietro. "Queste recenti esperienze hanno mostrato che, nonostante la capillare presenza di strutture sanitarie pubbliche sull’intero territorio nazionale, questi pazienti che vivono nel disagio più totale hanno necessità di inclusione e di accoglienza" ha sottolineato il professor Andreoni. 

L’Italia, continua la nota, fa parte dei 12 paesi che si stanno incamminando verso il raggiungimento dei target fissati dall’OMS per eliminazione dell’HCV entro l’anno 2030, a patto di mantenere alto il numero dei trattamenti antivirali. "Con le attuali politiche sanitarie, il numero dei trattamenti inizierà a scendere e si esaurirà tra gli anni 2023-2025, lasciando alto il numero degli individui infetti ma non diagnosticati", spiega la dottoressa Loreta Kondili. "Vi sono circa 300mila soggetti stimati ancora da diagnosticare, con un’età tra 30-60 anni, circa 10 anni in meno rispetto all’età media dei pazienti già diagnosticati e curati. I prevalenti fattori di rischio degli individui con infezione non diagnosticata sono la pregressa o attuale tossicodipendenza (stimati circa 150 mila persone) e tatuaggi o piercing (circa 80 mila) fatti prima della scoperta del virus nel 1989, rispetto alle precedenti trasfusioni di sangue e all’utilizzo di strumenti medici non monouso, prevalenti fattori di rischio nei pazienti già diagnosticati e curati per l’infezione da HCV”.

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