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Voragini a Roma, ecco perché si formano: "Siamo fermi all'anno zero"

L'intervista al presidente dell'Ordine Geologi del Lazio Roberto Troncarelli

Linee bus deviate, strade chiuse, commercianti infuriati. E' questo il quadro che si accompagna all'apertura di ogni voragine. Un fenomeno tutt'altro che infrequente nella Capitale. Per contrastare il quale, come ha spiegato Roberto Troncarelli, presidente dell'Ordine Geologi del Lazio, bisogna lavorare sulla prevenzione.

Troncarelli, si fatica a tenere il conto delle voragini che si aprono nel manto stradale della città. Partiamo dalle cause: ce n'è una specifica o intervengono vari fattori?

Ci sono in realtà almeno un paio di motivazioni predisponenti. La composizione del sottosuolo è una di queste. I materiali piroplastici, i depositi alluvionali ed i terreni di riporto su cui è stata costruita Roma, non sono certamente rocce solide come il basalto ed il calcare.  La seconda motivazione risiede nell'asportazione del materiale sottile,  a causa delle perdite nel sistema fognario o degli acquedotti.

Il sottosuolo e le perdite idriche sono la causa quindi che determina le voragini?

Diciamo che sono le cause predisponenti. Per quanto riguarda la perdita idrica è altissima. Quella relativa agli Acquedotti è pari al 50 per cento di quanto arriva dalla sorgente. Mancano però dati puntuali, perchè si parla di stime. Invece per quanto riguarda le fogne, le dico solo che ce ne sono alcune ancora realizzate in laterizio.

C'è qualcos'altro che interviene nel causare questi crateri stradali?

Sì, la causa determinante è data dagli eventi meteorici e dalle vibrazioni causate dal traffico. Queste ultimi producono la liquefazione del terreno. Nel sottosuolo la prima parte viene asportata, e la seconda crolla.

Raccontata così sembra inevitabile. Non si può fare nulla?

Si deve lavorare sulla prevenzione, anche se politicamente non premia. Per questo sono molto poche le amministrazioni disposte a scommetterci realmente. Poi mi rendo conto che in un paese che non investe per pervenire terremoti nè rischi idrogeologici, possa sembrare paradossale chiedere il monitoraggio di fogne ed acquedotti. Eppure è quello che andrebbe fatto, fissando chiaramente delle priorità.

Ma non si fa proprio nulla sul piano della prevenzione?

Direi che siamo all'anno zero. Prevenire significa destinare dei fondi per attività che sono poco visibili. Invece gli unici fondi di cui si riesce a disporre, sono quelli messi a disposizioni per fronteggiare l'emergenza. Ma ripeto, la prevenzione non paga in termini politici. E per quanto riguarda le risorse umane, le basti sapere che a Roma ci sono 3 o 4 geologi. Niente se paragonato al numero di professionisti che operano in altre capitali europee, tra l'altro molto meno esposte di Roma. 

Cosa possono fare i geologi?

Possono ad esempio monitorare il fenomeno, ma non si riesce a fare nemmeno quello: anni fa avevamo firmato un accordo che prevedeva, su segnalazione dei residenti e con la mediazione della Protezione Civile, il nostro intervento. Noi avevamo messo a disposizione due geologi, a titolo gratuito, per ogni municipio. In tal modo, su indicazione dei cittadini, siamo andati a fare una cinquantina di sopralluoghi. Purtroppo non si riesce più a fare nemmeno questo.

Eppure vediamo continuamente aprirsi delle voragini. La presidente del Municipio VII ha dichiarato che, in un anno e mezzo di mandato, nel suo territorio se ne sono create nove. Al riguardo, ci sono aree nella Capitale che sono più esposte di altre?

Direi di no. Tutta Roma è esposta in maniera seria, grave ed elevata al rischio delle voragini. Ma lo è in modo del tutto uniforme.

Un motivo in più per investire su un monitoraggio su larga scala. Magari riattivando anche quell'accordo con l'Ordine dei Geologi del Lazio. Sarebbe un primo passo per dimostrare che, anche in assenza di risorse economiche, si sta lavorando al problema. Il passo successivo è quello di investire sul sistema idrico che scorre sotto le strade. Anche perchè, e la cronaca cittadina lo dimostra costantemente, spesso le voragini sono causate dai problemi di queste vecchie condotte. Per farlo serviranno risorse e programmazione. Prima però, occorre sapere dove andare ad intervenire. 

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