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Raggi: "Da rifiuti incendiati a scale mobili rotte. Noi da mesi sotto scacco di chi reagisce al cambiamento"

La sindaca intervistata su La7. Su Salvini: "Ho chiesto cose concrete, risponderà con cose concrete". E sull'immigrazione difende il vicepremier

Gli incendi negli impianti Tmb, quelli ai cassonetti, i furti nei magazzini del Servizio Giardini, e, novità nella narrazione, ora, anche i guasti alle scale mobili. La sindaca Virginia Raggi si difende nel salotto di Di Martedì, su La7, ammettendo tra le righe che la Capitale vive un momento di crisi su più fronti, ma che l'attività dell'amministrazione, quella condotta, per dirla proprio con Raggi, "a pancia a terra", è continuamente ostacolata "da una serie di incidenti ripetuti". 

Una teoria del complotto? "No, non ho detto questo" frena la sindaca. "Ma è innegabile che sto cercando di cambiare un sistema, e che se qualcuno non ci sta reagisce, ed ecco i risultati". Con Ama "stiamo lavorando per ridurre l'indifferenziata e aumentare la quantità di frazioni separate (cresciuta di appena un punto percentuale in due anni, ndr)". Purtroppo, precisa, "in Italia ci sono la camorra, la 'ndrangheta, sui rifiuti indifferenziati c'è un sistema su cui hanno lucrato tutti". Ostacoli continui all'attività di governo. Dai roghi agli impianti di trattamento meccanico biologico prima al Salario poi a Rocca Cencia, ai secchioni ridotti in cenere, 600 in totale. 

Non va meglio sul fronte trasporti. "Stiamo risanando Atac" ricorda la sindaca orgogliosa del concordato preventivo partito per la partecipata. "Stanno tornando nuovi autobus, poi però all'improvviso si fermano le scale mobili in tre stazioni centrali della metropolitana". Repubblica, Barberini e Spagna, sulla linea A. "Abbiamo cacciato il manutentore, che ha detto che ci sono i trolley che ci vanno sopra". 

Poi tocca il capitolo Matteo Salvini. Il vicepremier critica puntualmente le condizioni in cui versa la città, dai "topastri" che scorrazzano per strada alla spazzatura mollata sui marciapiedi. Ma la sindaca nega qualunque attrito. "Andiamo d'accordo sulle cose concrete. Non riuscirete (ride, ndr) a farmi litigare con Salvini. Sono andata anche da lui per chiedergli il daspo per gli ultrà violenti e i turisti che imbrattano i monumenti. Era molto d'accordo". 

Sui migranti poi prende le difese del governo giallo-verde, che ha "il merito di essere andato in Europa a ricordare che è un problema da condividere fra tutti, l'immigrazione è una questione che riguarda tutti, non solo l'Italia". E i migranti diventati oggetto del braccio di ferro, quelli che il suo governo non ha voluto in più occasioni far sbarcare? "Il problema non sono loro, è più ampio". E comunque "erano in sicurezza".

Ultimo, inevitabile, tema: l'arresto di Marcello De Vito. Anche qui Raggi ripete il mantra: "Lo abbiamo cacciato subito, è questa la nostra differenza rispetto ad altri partiti". E il "povero" Ignazio Marino messo alla gogna per qualche scontrino e qualche cena pagata con la carta di credito del Campidoglio? "Fu il suo partito per primo a sfiduciarlo, e non in aula, dal notaio. Poi comunque l'ho ringraziato, Marino, ad esempio per aver avviato il trasferimento delle bancarelle". 

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