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Agro Romano: braccio di ferro tra Campidoglio e Ministero

L'assessore Corsini ha annunciato il ricorso contro i vincoli stabiliti dal Ministero dei Culturali. Il ministero però risponde: “L'eventuale impugnativa non avrebbe alcuna possibilità di successo”

I vincoli sull'agro romano imposti dal Ministero dei Beni culturali non piacciono al Campidoglio che è pronto ad un vero e proprio braccio di ferro, anche giudiziario, per avere mano più libera nel modificare il piano regolatore. Così ieri l'assessore all'Urbanistica del Comune di Roma, Marco Corsini, ha annunciato l'intenzione di ricorrere contro i vincoli, imposti 2 giorni per “il notevole interesse pubblico paesaggistico di ampi compendi dell'Agro romano meridionale".

“Dopo una approfondita valutazione dell'iter seguito dal Ministero dei Beni Culturali”, ha spiegato Corsini, “per giungere all' apposizione dei vincoli decisi ieri dal Ministro, il Comune di Roma ha deciso di far valere le sue censure avanti all'Autorità Giudiziaria".

Secondo Corsini, il metodo seguito dalla Soprintendenza lasciava molte perplessità e “abbiamo sempre, ma inutilmente, reclamato il rispetto del principio di leale collaborazione tra i diversi livelli di governo del territorio. Soprattutto quando constatiamo che il Piano Regolatore Generale del Comune è stato approvato con il parere favorevole della Soprintendenza e che il tavolo istituzionale costituito dal Ministro non è mai stato convocato. Siamo convinti delle nostre ragioni  e non ci resta che chiedere al giudice la conferma di questa convinzione".

Il ministero diretto dal ministro Bondi non ha fatto attendere la propria risposta ed ha segnalato che un eventuale ricorso “non avrebbe alcuna possibilità di successo". Infatti "la tutela del paesaggio - spiega il Ministero in una nota - secondo la nostra Costituzione e l'interpretazione che ne ha dato la Corte Costituzionale, è competenza dello Stato e della Regione. La Costituzione e la legge prevedono che il piano regolatore comunale deve rispettare il piano paesaggistico e non viceversa".

"Lo Stato”, conclude la nota del Ministero, “ha quindi un autonomo potere di intervento, e spiace rilevare che il Comune di Roma non consideri che la tutela di questi interessi e valori, anche nel caso specifico dell'Agro romano, assume un rilievo di carattere nazionale".

Ieri pomeriggio anche Federlazio aveva manifestato la propria preoccupazione: “L'ennesima notizia sui vincoli nella zona dell'Agro Romano ci lascia estremamente preoccupati per le conseguenze che potrebbero avere su tutto il settore", ha detto il Presidente del Settore Edile della Federlazio, Antonio D'Onofrio. Lo stesso D'Onofrio ha annunciato anche l'intenzione di ricorrere al Tar nel caso in cui tali vincoli verranno confermati.

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