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"Noi, semplici impiegati del Comune, impegnati nell'allerta terrorismo"

I sindacati dei vigili urbani tornano a chiedere di essere equiparati, contrattualmente, alle altre forze di Polizia

Il copione è sempre lo stesso ad ogni attentato. L'Isis, e più in generale i terroristi, bucano la sicurezza delle principali città europee, si registrano morti e viene alzata l'allerta ovunque. Tavoli del ministero dell'Interno, comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica provinciale, riunioni, disposizioni di servizio e per alcuni giorni l'attenzione massima sui luoghi a rischio. A completare il "presepe" mediatico, come ormai ad ogni attentato terroristico, vengono chiamati le polizie locali. Di solito impegnate in compiti non legati all'ordine pubblico, con la minaccia del terrorismo i vigili vengono schierati in prima linea. E' successo dopo la sparatoria di Charlie Hebdo, dopo il Bataclan e succede anche oggi dopo i fatti di Berlino. 

Chiare le dichiarazione del neo ministro degli interni Marco Minniti che ha parlato di "prevenzione collaborativa" in cui ai sindaci, agli assessori, ai corpi di polizia municipale viene devoluto un potere ancora maggiore di modellare la prevenzione in forme capillari in grado di stabilire il valore simbolico di una piazza, piuttosto che la necessità di proteggere, e in che modo, una fiera, un evento sportivo. Ai vigili in particolare vengono demandati "provvedimenti che possono andare dalla predisposizione di zone di rispetto e prefiltraggio in caso di particolari eventi al posizionamento di barriere (dissuasori, barriere new jersey e transenne) fino alla possibilità di vietare o spostare le manifestazioni in luoghi più sicuri".

All'occhio del cittadino tutto bene, tutti protetti. Non è così invece per i vigili urbani che da sempre denunciano una disparità di trattamento. "Da una parte lo stato col Mef ci ricorda che siamo con contratto da impiegati", attacca Stefano Giannini del sindacato Sulpl, "dall'altro il ministero degli Interni ci usa come poliziotti a costo 0. Noi Aspettiamo da 30 anni che il ministero della funzione pubblica chiarisca cosa siamo come richiede la stessa commissione europea". 

Impiegati o poliziotti? Questa la solita diatriba. Impiegati quando fa comodo, poliziotti quando occorre si potrebbe sintetizzare. A decidere è sempre il portafogli per il quale si decide di risparmiare sia quando fa comodo (non riconoscendo le indennità dovute ai vigili) che quando occorre (non aumentando il numero di poliziotti o carabinieri in organico).

C'è anche un allarme dotazione e addestramento. E su questo l'UGL insiste da anni. Sergio Fabrizi Rsu del Coordinamento Ugl Polizia Locale: "I circa 65.000 agenti di Polizia Locale non hanno adeguata formazione e preparazione per simili attività, né sono adeguatamente equipaggiati per fronteggiare situazioni a rischio. Sarebbe quindi opportuno, anche nel rispetto del principio di sussidiarietà tra Stato e Enti Locali, che i Corpi della Polizia Locale venissero messi nelle condizioni di poter garantire vera sicurezza ai cittadini in pericolo, per esempio riconoscendo loro la possibilità di accesso allo SDI, il sistema di indagine delle forze dell’ordine e il data base del Viminale. 

Fabrizi fa riferimento all'impossibilità da parte degli agenti di polizia locale di sapere, in caso di fermo, se si sta fermando un criminale o un potenziale terrorista. Per questo anche il sindacalista punta l'equiparazione alle altre forze di polizia: "È arrivata l'ora che con un decreto di urgenza il Governo elevi la Polizia Locale al rango di Forza di Polizia, perché non ci stiamo più a fare la "Farsa di Polizia" davanti ad impiego effettivo di Ordine Pubblico e Sicurezza"

Anche la politica raccoglie l'allarme. Il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Fabrizio Santori ritiene che "per ostacolare in maniera efficace il terrorismo di matrice islamista che sta sconvolgendo l’Europa, è doveroso pensare a una formazione reale della Polizia locale, e individuare gli strumenti giuridici necessari alla parifica del Corpo con le altre Forze dell’Ordine, partendo dall’equipaggiamento come la dotazione di giubbotti antiproiettile, fino ai training specifici sulla sicurezza. Poter estendere questi corsi tenuti da esperti del settore, potrebbe significare a Roma avere circa tremila persone in più in strada che saprebbero individuare eventuali attentatori e saprebbero come comportarsi in caso di attacco terroristico, garantendo un livello di sicurezza capillare e superiore a romani e turisti".

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