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Vigilanza privata, Santori: "Suicidi e licenziamenti. Basta silenzi"

“Complici di questa situazione sono gli strani comportamenti nella gestione di alcuni istituti di vigilanza in particolare nel trasporto pubblico" 

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

“E’ tempo di accendere i riflettori su tutto l’universo della vigilanza privata capitolina che si va riducendo allo stremo tra l’incuria dell’amministrazione e le furberie di taluni imprenditori privi di scrupoli. Posti di lavoro persi dall’oggi al domani e famiglie in crisi, tanto che nel corso del 2012 si contano già 4 suicidi, ricorso massiccio allo straordinario e agli ammortizzatori sociali stanno collocando la pietra tombale su una delle risorse sulle quali invece la Capitale deve poter contare per ottimizzare i servizi dedicati alla sicurezza della cittadinanza sia in centro che in periferia. I dati forniti dal sindacato Savip sono preoccupanti e non possono essere sottovalutati: 832 infortuni e 5 morti nel 2007; 796 infortuni e 2 morti nel 2008; 850 infortuni e 2 morti nel 2010; 788 infortuni e 2 morti nel 2011. È ormai strage delle guardie giurate sulla quale pesa il silenzio assordante delle istituzioni”.

Lo dichiara in una nota il consigliere di Roma Capitale Fabrizio Santori, che presenterà un’interrogazione urgente all’assessore competente sull’argomento.
 
“Complici di questa situazione sono gli strani comportamenti nella gestione di alcuni istituti di vigilanza in particolare nel trasporto pubblico. Alcuni contratti con le amministrazioni pubbliche  lasciano quantomeno perplessi, e obbligano a chiedere riscontro e trasparenza nelle dichiarazioni di fallimento che hanno permesso il subentro di società nuove senza che siano state indette le regolari gare di appalto. Un giochetto che non convince e del quale pagano il prezzo i dipendenti, licenziati e poi riassunti con perdite nette nel trattamento economico e di anzianità, o direttamente rispediti a casa ad ingrossare le file già troppo lunghe dei disoccupati”.

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