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Via di Scorticabove, a due mesi dallo sfratto rifugiati ancora per strada

Incontro con l'assessora Baldassarre: "Per il progetto condiviso si attende il via libera dell'Avvocatura"

A due mesi dallo sfratto che li ha lasciati per strada, la comunità di rifugiati sudanesi di via di Scorticabove 151 ha incontrato nuovamente l’amministrazione capitolina. Sul tavolo dell’assessora alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre, al quale erano presenti i rappresentanti dei rifugiati e in sostegno l’Unhcr, l’associazione 'A buon diritto' e Asia-Usb, si è parlato della proposta di cohousing e di autorecupero dove poter proseguire l’esperienza di integrazione durata per 13 anni.

“L’Avvocatura capitolina sta valutando le progettualità elaborate dalla comunità e dalle associazioni su cui esprimerà un parere che sarà argomento del prossimo incontro del tavolo” ha scritto l’assessora Baldassarre in una nota. Intanto, secondo quanto appreso da Romatoday, un altro parere richiesto dall’assessora Baldassarre, quello del Segretariato generale, è arrivato. E non chiude le porte all’avvio del progetto avanzato dai rifugiati del Darfur. Tra le strade possibili, anche quella di impiegare uno dei tanti beni confiscati alla criminalità organizzata.

Intanto restano per strada dove la vita, con l’avvicinarsi dell’autunno e i violenti temporali estivi, sta diventando sempre più dura. Come il 1 settembre scorso quando sulla capitale si è abbattuto l'ennesimo nubifragio:  "Ancora una volta il nostro presidio è stato messo in grossa difficoltà: numerosi sono i tendoni ed i gazebo andati distrutti" hanno scritto su Facebook. "Sono quasi due mesi che resistiamo sotto la pioggia ed il sole. La situazione non è sempre semplice ma noi restiamo qui, convinti che dobbiamo lottare fino alla fine per veder realizzato il nostro progetto". 

Per questo la proposta avanzata dall’amministrazione di entrare nel circuito dell’accoglienza continua ad essere respinta. Baldassarre, però, lo ripete: “La Sala Operativa Sociale di Roma Capitale sta continuando a formulare proposte per l'accoglienza. Ribadiamo l'invito ad accettare l'inserimento, che rappresenta la prima tappa di un percorso più ampio”.

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