rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Caos piani di zona, lettere di diffida per il Comune. I proprietari: "Tutto fermo, è un dramma"

Un gruppo di cittadini ha dato mandato ad un avvocato di procedere per vie legali: "Ancora nessuna delle domande di affrancazione delle circa 2000 presentate risulta essere stata evasa"

La delibera c'è, eppure la situazione della compravendita di case nei piani di zona della Capitale è ancora nel caos. E verso il Campidoglio sono partite le prime diffide. Ad intraprendere le vie legali un gruppo di cittadini, "una trentina, per ora, ma presto se ne aggiungeranno altri", che attende da mesi che il Comune gli dia la possibilità di 'riscattare' i terreni su cui sono state costruite le abitazioni che hanno acquistato negli anni scorsi. 

Case vendute a prezzi 'da libero mercato' nonostante per la loro costruzione le istituzioni pubbliche avessero investito dei finanziamenti, proprio perché nate per “garantire il diritto alla casa ai ceti meno abbienti”, che nel giro di cinque anni sono state messe sul mercato per cifre di gran lunga superiori. Una consuetudine che si è trascinata per anni nella Capitale, interrotta da una sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito una volta per tutte che questa interpretazione della legge era errata: il valore 'agevolato' segue l'immobile e non si esaurisce con il suo primo proprietario.

E' così che quanti hanno acquistato da secondi o terzi acquirenti, hanno pagato le abitazioni a prezzi di libero mercato e ora si ritrovano con case dal 'valore' agevolato. L'unico modo per poterle rivendere senza vincoli è quello di 'affrancare' questi terreni di proprietà comunale versando una cifra all'amministrazione. Dopo mesi di attesa e di proteste, la delibera attuativa è stata firmata lo scorso 6 maggio ma i cittadini interessati denunciano che “ancora nessuna delle domande di affrancazione delle circa 2000 presentate risulta essere stata evasa”spiega l'avvocato Michela Scafetta. 

Una sentenza blocca tutto ed è caos

Le pratiche più “urgenti” sono relative a coloro che avevano già avviato una procedura di vendita al momento della sentenza di Cassazione che ha cambiato tutte le carte in tavola. Qualcuno ha provato a sospendere i compromessi di vendita con grande difficoltà, qualcun altro è stato costretto a vendere per decine di migliaia di euro in meno rispetto al prezzo d'acquisto. Senza considerare l'effetto domino delle cause: “Chi ha acquistato negli anni scorsi a prezzi di libero mercato potrebbe chiamare in causa i precedenti proprietari che a loro volta potrebbero decidere di far causa al Comune che ha rilasciato i nulla osta”. 

“Proprio oggi sono partite le prime diffide nei confronti di Roma Capitale” spiega l'avvocato. “La delibera c'è: o il Comune la rende esecutiva oppure siamo pronti a fare ricorso al Tar, con tutte le spese che questo iter comporta” continua. “Non bisogna dimenticare che migliaia di persone hanno acquistato queste abitazioni sulla base di specifici 'nulla osta alla vendita a prezzo di libero mercato' rilasciati da Roma Capitale e sulla scorta di una circolare dall'ente indirizzata al Consiglio Notarile di Roma che porta la data del 23 febbraio 2013 in cui si sottolineava come non fosse necessaria al fine di snellire il procedimento amministrativo la continua richiesta da parte dei notai del consenso del Comune”. Addirittura, spiega l'avvocato Scafetta “alcune persone, al momento dell'acquisto, non erano nemmeno al corrente della differenza tra il possedere un immobile in diritto di superficie o in piena proprietà”.  

Per l'avvocato il Comune di Roma sarebbe “inadempiente”. Il dito è puntato contro i tempi con cui l'amministrazione capitolina ha preso provvedimento: “Sottolineiamo come in altri comuni italiani il lasso di tempo intercorso tra l’emanazione della L 106/ 2011 e l’effettiva attuazione del suo contenuto sia stato realmente breve, ne è un esempio Milano che ha provveduto in neanche sei mesi a rendere operativo tutto il procedimento” spiega. “Per quanto concerne invece Roma Capitale come se non fosse abbastanza l’aver operato in modo difforme da norme imperative per quattro anni, dopo la sentenza 18135 ci sono voluti 3 mesi perché fosse emanata una prima delibera, la n.33/2015 del 17 Dicembre”e altri cinque per la pubblicazione di quella attuativa con i valori. “La delibera, proprio per la sua urgenza, è stata dichiarata 'immediatamente operativa' anche dall'ex commissario Tronca”.

I cittadini hanno si stanno appellando ai vari esponenti del Movimento cinque stelle. “Abbiamo inoltrato la nostra richiesta d'aiuto anche alla neo sindaca Virginia Raggi e a molti esponenti del M5S” hanno spiegato.“Per alcuni cittadini che, grazie alla disponibilità dei propri compratori, sono arrivati al quarto rinvio della data ultima per perfezionare il rogito e ormai al limite di tale scadenza, il dramma è diventato ormai reale” scrivono.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caos piani di zona, lettere di diffida per il Comune. I proprietari: "Tutto fermo, è un dramma"

RomaToday è in caricamento