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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Vendita case comune, slitta la discussione della delibera: "Manca documentazione"

L'Aula Giulio Cesare prende tempo per discutere della vendita del patrimonio capitolino. Intanto Unione Inquilini scrive ai consiglieri: "Ritiratela"

Slitta la discussione in Aula Giulio Cesare della delibera 88/2013 che prevede la vendita di circa 600 immobili del patrimonio capitolino. A richiederlo, al termine di quasi due ore di stallo in merito alla discussione, il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo che ha proposto e approvato l'inversione dell'ordine dei lavori. "Abbiamo deciso di invertire i lavori perché le opposizioni avevano chiesto della documentazione. Vogliono i nomi degli affittuari degli immobili e capire quali sono quelli di pregio e quali no" ha spiegato il capogruppo del Pd e coordinatore della maggioranza in Campidoglio, Fabrizio Panecaldo, secondo il quale "quell'elenco potrebbe far gola, quindi mi auguro non se ne faccia un uso improprio anche perché ci potrebbero essere delle persone interessate a speculare sulla pelle di chi non ha le possibilità di acquistare l'immobile. Sarebbe molto grave se si arrivasse a proposte diverse che puntano ad accordi sottobanco".

Ha spiegato il capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Marcello De Vito: "Non sono stati forniti dei dati basilari per votare la delibera, ovvero su chi conduce l'immobile e del loro valore singolo, ma c'è solo il totale degli immobili e questo non ci permette di fare emendamenti al provvedimento". Per questo, ha detto, "abbiamo presentato due pregiudiziali per impedire la discussione della delibera, di fatto bloccata sulla base anche di questi rilievi. Giovedì ci verranno forniti i nominativi dei conduttori, ma siamo in attesa anche del valore dei singoli immobili da inserire in delibera".

LA LETTERA DI UNIONE INQUILINI - “No alla svendita del patrimonio comunale”. È l'appello lanciato dal sindacato Unione Inquilini che ha scritto una lettera a tutti i consiglieri comunali chiedendo di sospendere la discussione e non approvare il provvedimento che prevede la vendita di circa 600 immobili comunali fino a che l'assessorato al Patrimonio non avrà prodotto un elenco completo sia del valore, sia della situazione contrattuale. Affitti irrisori, anche per immobili collocati in zone pregiate e centrali della città, spesso a favore di inquilini senza titolo. Morosità, spesso a fronte di affitti irrisori, che durano ormai da anni. Modalità di assegnazione senza concorsi o graduatorie pubbliche degne della parentopoli di turno. Una gestione caotica e melmosa, stratificata nei decenni, non senza escludere gli anni recenti, e rimasta immutata col passare delle amministrazioni, che Romatoday ha raccontato nei mesi scorsi restituendo una fotografia di inefficienza e abusi. Una fotografia che per il sindacato potrebbe generare l'ennesima mossa a danno di quanti vivono in emergenza abitativa: “Il tutto potrebbe rivelarsi solo come un ulteriore regalo a chi in questi anni ha usufruito di abitazioni ad un costo bassissimo pur avendo un reddito alto”. Commenta Gudo Lanciano, Segretario Unione Inquilini Roma: “In una situazione di gravissima emergenza abitativa il Comune decide di svendere il suo patrimonio abitativo, che, se gestito correttamente, potrebbe rendere migliaia di euro”.

REDDITIVITA' PATRIMONIO - Ecco i motivi alla base della richiesta di sospensione da parte del sindacato la redditività del patrimonio. “Sin dal 2006 i sindacati degli inquilini hanno chiesto di fissare i canoni di locazione ma i vari Assessori che si sono succeduti, non hanno mai firmato alcun accordo e non hanno mai potuto chiedere aumenti di canone agli inquilini. Solo nel Marzo del 2014 tra il Comune e le OO.SS. degli inquilini hanno sottoscritto l'accordo previsto dalla L. 431/98 sui canoni di locazione, portando i canoni di locazione da un minimo di 100 euro per chi ha un reddito basso fino a canoni di mercato per chi ha redditi superiori a 50.000 euro”. Ma le lettere per l'adeguamento dei canoni non sono mai partite. Un esempio aiuta a chiarire l'ammontare della perdita: “Il Comune potrebbe richiedere, per l'appartamento di Via dei Coronari un canone mensile da 360 euro fino a 2.200 euro a seconda del reddito del nucleo familiare (oggi l'affitto per questo immobile ammonta a 92 euro), e per l'appartamento di Piazza Trilussa da 200 euro a 1.200,00 (a fronte degli attuali 80). Il Comune, pertanto, ogni mese sta perdendo da un minimo di 30.000 a 300.000 euro”.

VALORE DEGLI IMMOBILI - Dubbi anche sul valore della vendita dei singoli immobili. “La delibera non dice quale sarebbe il valore dei singoli immobili, ma si limita ad affermare che l'importo complessivo sarebbe di oltre 308 milioni. E' sufficiente fare una piccola divisione (308 milioni diviso i 571 immobili) per accorgersi che in media gli immobili verranno venduti a circa 540.000,00 euro (la media comprende anche le cantine)”. Un prezzo proibitivo per molti.

TRA CANONI IRRISORI E INQUILINI SENZA TITOLO - Infine la situazione illegittima di molti inquilini. “I dati forniti dalla Romeo dicono che solo il 15% degli inquilini di alloggi ha in corso un regolare contratto, mentre circa un 35% avrebbe diritto alla voltura del contratto, mentre il restante 45% è occupante senza titolo, alcuni da oltre 50 anni, e 12 case sono libere da anni. Tra il prospetto consegnato dalla Romeo ai sindacati nel corso della trattativa sui canoni, e l'elenco allegato nella delibera, vi sono numerose discrepanze, in alcuni casi gli immobili si trovano solo nel primo elenco in altri appaiono tra i vendibili ma non sono censiti dalla Romeo”. Da qui la richiesta: “Prima di procedere alla vendita è indispensabile verificare bene la situazione giuridica dei singoli contratti degli inquilini, anche per non fare una sanatoria degli occupanti senza titolo”. Per il sindacato inoltre, la vendita del patrimonio comunale, devia risorse per far fronte al disagio abitativo della Capitale. “In una situazione di gravissima emergenza abitativa il Comune invece di aumentare la disponibilità di alloggi a canoni sostenibili, non solo si priva di 427 appartamenti che potrebbero essere utilizzati per gli sfrattati, ma devia i proventi per la chiusura delle buche delle strade”.

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