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Trasporti, Roma assaggia l'efficienza del privato: autisti affamati, periferie a piedi

Il consorzio privato che gestisce il 20% delle linee capitoline è bloccato da giorni. Senza stipendio per l'ennesima volta, i lavoratori hanno deciso di fermarsi. Una situazione che si trascina da oltre un anno a cui non è ancora stata trovata una soluzione definitiva

Il servizio di trasporto romano è di nuovo in ginocchio. Dopo i rallentamenti e i disagi dell'estate scorsa sulle linee metro dell'Atac, che hanno segnato un vero e proprio punto di crisi per la città, i trasporti romani sono di nuovo fermi. Questa volta tocca alle periferie e ad un servizio gestito da un'azienda privata: Roma Tpl. Dopo il via alla protesta al deposito della Maglianella, da martedì mattina praticamente tutti i depositi delle aziende del consorzio presenti sul territorio cittadino non fanno più circolare i bus. 

Il malcontento dei lavoratori non è un fulmine a ciel sereno. È più di un anno che gli stipendi dei dipendenti della Roma Tpl, con alcune differenze tra le singole aziende che li compongono,  percepiscono lo stipendio in ritardo, a volte anche di alcuni mesi. Senza contare che a far scattare la protesta c'è anche un sostanzioso indebolimento dell'ammontare della retribuzione dovuto alla sospensione di una serie di indennità, come la Erg e il premio di produzione, che hanno comportato tagli di alcune centinaia di euro. Non ultimo anche il contratto di solidarietà, anche questo con ripercussioni negative sullo stipendio, avviata nel luglio del 2014 e della durata di un anno, al termine della quale è stata aperta la procedura di licenziamento per 143 persone, tra loro nessun autista. Una situazione complicata, quella del servizio di trasporto privato della città dove spesso, di fronte ai problemi della principale azienda pubblica, l'Atac, si evoca il fantasma della privatizzazione come soluzione al problema.  

Il 20 per cento del servizio di trasporto romano è però già gestito da un operatore privato: Roma Tpl. Non una fetta da poco, con i suoi 28 milioni di euro circa, che ha dimostrato, in questi giorni di proteste, come intere fette di città possano rimanere bloccate se il servizio privato si ferma. L'ultimo contratto di servizio vinto dal consorzio risale al 2010, siamo in epoca Alemanno. La commessa si aggiudicò subito l'appellativo di appaltone con i suoi 8 anni e 800 milioni di euro. Numeri che non hanno mancato di suscitare proteste e polemiche. Ma la storia dell'affidamento ai privati delle linee periferiche inizia ancor prima, con le Giunte Rutelli e Veltroni. Ad emettere un bando, nel 2005, fu l'amministrazione Veltroni per i successivi quattro anni. Ma la presenza delle aziende private, prima riunite sotto il nome di Tevere Tpl, inizia ancor prima, ai tempi del Giubileo del 2000. “Roma Tpl è oggi il risultato dell’evoluzione di alcune ATI (Associazioni Temporanee di Imprese) che hanno iniziato a operare nel TPL romano nell’anno 2000 con il servizio messo a gara per le linee J del Giubileo e che hanno esteso le attività, aggiudicandosi progressivamente la gestione di quella parte del TPL urbano romano messo a gara per i lotti delle linee periferiche” si legge sul sito del consorzio.  

Oggi, nonostante l'incontro di ieri sera tra i sindacati e il commissario capitolino Francesco Paolo Tronca, i lavoratori sono al loro quarto giorno di protesta. Una protesta 'nuova' se si considera l'altissima adesione, ma che non è la prima. Nel dicembre del 2014, per esempio, sfiancati dall'ennesimo ritardo degli stipendi, un gruppo di autisti aveva protestato fuori da una delle rimesse del consorzio denunciando di non avere più nemmeno i soldi per raggiungere il posto di lavoro. Proprio in quei giorni, per mancanza di personale, si erano registrati diversi disagi e il taglio di una serie di linee. Ancora prima, nell'aprile 2013, “per una agitazione improvvisa degli autisti molte delle linee periferiche della Capitale non garantiscono il servizio perché soppresse”.

E questi sono solo due esempi pescati da una cronaca fatta di proteste, disagi e scioperi a cadenza almeno mensile. Nel mezzo, un anno di solidarietà per scongiurare il licenziamento di 338 dipendenti. Anche questi bloccati in seguito alle proteste dei lavoratori. L'ultimo braccio di ferro con il Comune si era verificato a settembre con l'ex assessore alla Mobilità Stefano Esposito che aveva lamentato la mancanza di alcuni documenti relativi alla contribuzione, condizione che aveva bloccato il pagamento degli stipendi di agosto. A metà novembre la lettera del consorzio riapriva la crisi: "Il Comune ha sospeso i pagamenti, stipendi e carburante a rischio" così in sintesi la lettera indirizzata al commissario Tronca. Il consorzio rivendica crediti nei confronti dell'istituzione comunale per circa 180 milioni di euro. Poi le proteste e gli abitanti delle periferie rimasti a piedi e costretti ad autorganizzarsi su Facebook per ottenere dei passaggi.

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