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Dopo le dimissioni di Zingaretti, la provincia di Roma è stata commissariata. Ma il passaggio alla "nuova fase" potrebbe durare un anno

Se il fronte delle elezioni regionali e comunali rimane caldo, con i cittadini romani che nei prossimi mesi saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti istituzionali, il destino della Provincia sembra rimasto in secondo piano. L'ente presieduto fino a dicembre scorso dall'attuale candidato alla presidenza per la Regione Lazio per il centro sinistra, Nicola Zingaretti, è destinato, come tante altre province italiane, a scomparire. Ma manterrà le sue funzioni amministrative per (almeno) un altro anno. E dalla sua riorganizzazione dipenderà il futuro dell'intera area metropolitana.

IL COMMISSARIAMENTO - Dopo le dimissioni dell'ormai ex presidente Nicola Zingaretti, nel dicembre 2012, e il conseguente scioglimento del Consiglio provinciale, con un decreto è stato nominato un commissario prefettizio. A reggere le redini dell'ente per il prossimo anno sarà l'ex prefetto di Palermo, Umberto Postiglione, che ha lasciato la sua carica nel capoluogo siciliano proprio per trasferirsi a Roma. Il commissario ha assunto su di sé i poteri che spetterebbero al Presidente, alla Giunta e al Consiglio provinciale. Non un compito semplice. Per questo sono stati nominati anche dei sub commissari: Clara Vaccaro, capo gabinetto del Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, il viceprefetto aggiunto Paola Berardino, e Antonio Colaianni che dal 27 febbraio al 30 aprile 2008 era stato sub commissario prefettizio al comune di Roma, nell'interregno tra Veltroni e Alemanno guidato dal commissario Mario Morcone, con delega alle Politiche economiche, finanziarie e di bilancio.

I DUBBI DI ZINGARETTI - “Il commissariamento della Provincia di Roma durerà un po' troppo a lungo, per oltre un anno” aveva affermato nel corso della conferenza stampa di fine legislatura alla fine del 2012 durante la quale, prima di candidarsi ufficialmente alla corsa per la presidenza della regione, aveva tracciato il bilancio dei suoi cinque anni. “Credo che un lungo commissariamento non faccia bene alla democrazia a prescindere da chi farà il commissario”.

RIORDINO DELLE PROVINCE “CONGELATO” - La base “legislativa” del commissariamento della Provincia di Roma (così come di tutte le provincie con i mandati in scadenza) è da cercarsi all'interno della legge di Stabilità approvata il 24 dicembre scorso, poco prima delle dimissioni del governo Monti. Il decreto 188/12, che il governo Monti non ha fatto in tempo a convertire in legge, prevedeva la soppressione delle giunte provinciali a partire dal primo gennaio 2013. La legge di stabilità rinvia tutto di un anno, in attesa che il prossimo governo emani un nuovo decreto per il riordino e l'accorpamento delle province. Da qui il commissariamento per quei casi in cui “in una data compresa tra il 5 novembre 2012 e il 31 dicembre 2013” scade il precedente mandato. Sospeso per un anno, “in attesa del riordino, in via transitoria”, anche il trasferimento ai comuni e alle regioni delle funzioni provinciali, la cui scadenza era stata fissata per il 31 dicembre 2012. Garantita quindi, tagli permettendo, la certezza delle funzioni che competono agli enti provinciali.

CITTA' METROPOLITANA - Tutto rinviato al 31 dicembre 2013. Anche la scadenza che riguarda l'istituzione della “Città metropolitana” con la relativa soppressione e riorganizzazione delle province del territorio che nel caso di Roma significa un accorpamento delle funzioni dell'ente commissariato a quelle del comune di Roma.
Sono saltati anche tutti gli step che avrebbero dovuto portare alla realizzazione di questo obiettivo come, per esempio, la deliberazione dello statuto, in fase di studio da parte di una “conferenza metropolitana” che si è insediata ad ottobre del 2012, che doveva essere approvato entro il 30 settembre 2013. Una data che doveva essere funzionale a far partire il tutto il primo gennaio 2014. Con la nuova scadenza, questa data potrebbe non essere riconfermata.

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