E' sempre più in bilico il progetto per la realizzazione del nuovo quartier generale di Telecom nelle ex Torri delle Finanze all'Eur. Come riporta il Messaggero del 25 agosto, Telecom Italia è vicina all'addio al piano avviato con Cassa depositi e presiti con la joint venture Alfiere spa. Decisiva sarebbe la revoca da parte del Comune di Roma del permesso a costruire, presa a qualche mese dall'apertura di un'inchiesta della Procura sull'ammontare degli oneri concessori versati per operazioni immobiliari sulle Torri.

A realizzare il progetto, la Alfiere Spa, società partecipata per metà da Cassa depositi e prestiti Immobiliare e da Telecom Italia (questo l'assetto dopo un cambio di azionariato) che nel giugno del 2015 avevano firmato un protocollo d'intesa con il Comune. Da una parte il piano dell'allora amministratore delegato Marco Patuano di razionalizzare il patrimonio immobiliare della società trasferendo nelle Torri circa 5 mila dipendenti, dall'altro il lavoro dell'amministrazione Marino e dell'ex assessore all'Urbanistica Giovanni Caudo che volevano archiviare per sempre lo spettacolo della cosiddetta 'Beirut' romana, risultato dei precedenti progetti naufragati. Ora la revoca delle autorizzazioni permette a Telecom di sfilarsi dalla joint venture senza andare incontro a penali. 

Il dietro front degli uffici del dipartimento Urbanistica (la determina è stata firmata il 29 luglio scorso) è scattato a qualche mese dall'apertura di un'inchiesta della Procura di Roma. Come ricostruisce Il Messaggero il 18 agosto scorso, in particolare la Finanza ha indagato sugli importi degli oneri concessori versati all'amministrazione da Alfiere: un milione di euro al posto di 24 milioni. Continua il quotidiano, "l'intervento è stato classificato come recupero urbano anziché come edilizia residenziale e commerciale". Le indagini continuano ma la decisione del Comune di Roma di revocare i permessi torna a far calare un grande punto interrogativo sull'intero progetto.