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Università, al via tra le proteste i test di ingresso per Medicina

Oltre 10 mila studenti solo a Roma hanno partecipato alla prova. Blitz delle organizzazioni studentesche al Miur: "Così si colpisce il diritto allo studio"

Oltre diecimila studenti nei diversi atenei romani, una cifra che sfora i 60 mila se ci si allarga a tutta l'Italia. Sono i numeri del test di ingresso per le facoltà di Medicina e Chirurgia al via questa mattina. Cento minuti per sessanta quesiti a risposta multipla su diversi temi, dalla biologia alla matematica arrivando alla cultura generale, per accedere a uno dei più ambiti corsi di laurea a numero chiuso.

Ed è proprio questo aspetto che ha sollevato le polemiche delle organizzazioni degli studenti che, proprio in concomitanza con la difficile prova, hanno organizzato iniziative di protesta: "Oggi in tutta Italia assistiamo allo svolgimento dei test d'accesso. Uno strumento che vedrà ancora una volta l'esclusione di decine di migliaia di studenti dal percorso di studi prescelto, andando a colpire il diritto allo studio di moltissimi giovani oltre che le prospettive del Servizio Sanitario Nazionale, condannato ad un'ulteriore ridimensionamento" scrive in una nota, LINK Coordinamento Universitario, l'Unione degli Studenti e la Rete della Conoscenza che questa notte hanno voluto portare direttamente al Ministero la protesta. "Mentre aspettiamo di conoscere quelle che saranno le intenzioni di riforma dell'Università da parte del governo Renzi" dichiara Alberto Campailla, portavoce di Link "ci troviamo ad assistere ancora una volta ad un test assolutamente iniquo che va a confermare la tendenza ad una progressiva chiusura dei corsi universitari, con un'ulteriore riduzione dei posti a cui abbiamo assistito quest'anno". 

"Così come con la Buona Scuola abbiamo visto l'attuazione di un modello formativo totalmente subalterno all'attuale modello di sviluppo" accusa Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti, "così il rafforzamento delle restrizioni all'accesso dei corsi universitari ci dimostrano come il sistema di formazione universitaria oggi stia recependo passivamente quelle che sono state le politiche recessive attuate negli scorsi anni in materia di welfare". E ancora: "Se questa situazione nei prossimi anni non dovesse mutare vedremo uno squilibrio pesantissimo tra pensionamenti nel settore medico e l'ingresso di giovani specializzandi andando a ledere direttamente un diritto fondamentale come quello alla salute", attacca Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza.

Le iniziative di protesta non si sono svolte solo a Roma ma nei principali poli universitari del Paese:  Roma, Napoli, Milano, Torino, Bologna, Bari, Salerno, L'Aquila, Campobasso, Pisa, Siena, Ferrara, Padova, Udine e Trieste. 

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