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Martedì, 23 Aprile 2024
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Campi rom, il Comune lavora alla chiusura ma spende 700mila euro di telecamere anti roghi

A La Barbuta le operazioni di superamento, è la promessa del Campidoglio, termineranno al 31 dicembre 2020. Intanto però partono i lavori per la videosorveglianza

Telecamere in arrivo contro i roghi tossici nei campi rom. In sei insediamenti verranno installati altrettanti impianti di videosorveglianza direttamente collegati con la Sala Sistema Roma dei vigili urbani. La stretta del Campidoglio sul fronte sicurezza all'interno dei "villaggi attrezzati" è scritta in una determina dirigenziale datata 19 dicembre 2019 e firmata dall'ingegner Marco Simoncini, a capo dell'ufficio Impianti tecnologici del Simu, dipartimento Lavori pubblici.

I fondi stanziati sono di 689mila euro e andranno a coprire le spese per l'installazione di occhi elettronici nelle baraccopoli di Castel Romano, sulla via Pontina, via Candoni, nel municipio XIII, via Lombroso, nel municipio XI, la Barbuta al confine con Ciampino, via di Salone e via Salviati in VI e V municipio. La realizzazione di circuiti di videoorveglianza per contrastare i fumi velenosi provenienti dai "villaggi" e per lo più frutto dei continui incendi di metalli e rifiuti, fu il Patto per la Sicurezza Urbana, firmato dalla sindaca Virginia Raggi, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dall'allora prefetto Paola Basilone ad aprile 2019. All'articolo 8 del testo in questione si faceva riferimento agli "innegabili rischi per la salubrità dell'ambiente" oltre che alle "preoccupazioni nei cittadini per la tutela della propria salute, dell'igiene e della sicurezza dei territori".

Campi chiusi ma con le telecamere

Ora ci sono i finanziamenti, il bando (una procedura negoziata tramite la piattaforma Mepa) è stato chiuso il 24 gennaio, i lavori dovrebbero partire a stretto giro. La durata prevista per il loro completamento è di dodici mesi. Nel frattempo però, la giunta Raggi ha avviato già dal 2017 le operazioni per la chiusura dei campi stessi. Esempio: all'interno de La Barbuta è in corso l'iter per lo smantellamento delle baracche e in parallelo per l'accompagnamento delle famiglie in percorsi di inclusione sociolavorativa sul territorio. Anzi, di fronte a critiche avanzate da più parti sui ritardi nelle procedure e gli scarsi risultati fin'ora raggiunti, il Campidoglio ha rassicurato e se possibile accelerato. 

Entro il 31 dicembre il campo confinante con l'aeroporto di Ciampino, è scritto sulle carte, chiuderà. Anzi, per dirla con la sindaca, verrà "superato". Perché quindi installare un circuito di telecamere per monitorare i roghi tossici su un'area che, è la promessa, entro dieci mesi sarà un lontano ricordo e dove - se le operazioni saranno andate a buon fine - le famiglie rom vivranno integrate in altri contesti e non avranno più bisogno di bruciare niente? Stesso discorso è valido anche per gli altri campi succitati, tutti rientranti negli atti firmati dal Campidoglio per predisporne le rispettive chiusure. Castel Romano ad esempio è quello che dovrebbe essere superato subito dopo la Barbuta, il bando è in fase di aggiudicazione. 

Una mossa quella della videosorveglianza che per quanto trovi le sue ragioni nella lotta ai roghi tossici per la salvaguardia della salute dei cittadini, sembra al contempo cozzare con il piano per la chiusura. O uno spreco di risorse, o un'ammissione che forse gli obiettivi fissati non verranno raggiunti nei tempi stabiliti.

Specie nel caso della Barbuta, dove appunto le telecamere arriverebbero con ogni probabilità a chiusura già completata. Anche perché, lo ricordiamo, nell'ultima commissione Politiche sociali sul tema di inizio febbraio, addirittura i dirigenti del dipartimento convocati per l'occasione parlarono di chiusura anticipata rispetto ai tempi. Una difesa quella dell'amministrazione in risposta alle critiche mosse dall'associazione 21 luglio con un nuovo dossier  sul piano rom. Un disastro per la 21 luglio che con numeri e documenti ha tentato di dimostrare l'inefficacia dell'intero progetto. Tra le criticità sottolineate anche il timore di un approccio al tema esclusivamente securitario. L'arrivo di telecamere, dove i campi andrebbero chiusi, potrebbe avallare la tesi. 
 

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