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Più tavolini per i ristoranti: si cerca la sintesi con le opposizioni. In giunta un'altra delibera a firma Cafarotti

Oggi l'illustrazione in commissione Commercio della proposta di Andrea Coia: "Spunti positivi anche da FdI e Pd". Ma intanto in giunta arriva un altro testo

Lunedì 18 maggio la ripartenza, per bar e ristoranti di Roma, sarà senza tavolini. O almeno senza quelli aggiuntivi che il Comune ha promesso di concedere come paracadute per recuperare clienti e colmare il vuoto imposto dal distanziamento sociale. La delibera della maggioranza M5s per stabilire i paletti del nuovo regolamento non è ancora arrivata in Aula. E in giunta sta per approdarne una parallela messa in piedi dagli uffici tecnici su indicazione dall'assessorato. Ma andiamo con ordine. 

Il presidente della commissione Commercio Andrea Coia ha illustrato oggi i contenuti del suo atto durante una seduta in videoconferenza. Più tavolini sui marciapiedi nei limiti del rispetto del codice della strada e della distanza dai monumenti. Senza però un tetto massimo prestabilito. Poi iter di non più di 20 giorni per avere le autorizzazioni, e 18 mesi di validità delle misure. Questi i punti cardine del testo.  

Verso una sintesi con le opposizioni

Si spera nel voto in Assemblea capitolina entro fine maggio. Ma per accelerare l'iter sarebbe importante trovare la quadra con le opposizioni, un atto trasversale da far arrivare in Consiglio tramite una riunione dei capigruppo dove decidere, forzando il percorso ordinario, di bypassare i pareri dei municipi. Del resto le tre proposte sono molto simili e sono tre i punti su cui trovarsi eventualmente a metà strada. 

Il primo: la percentuale di tavolini. Se per Coia potrebbe essere davvero un via libera totale, senza un tetto massimo, il Pd vorrebbe andarci più cauto, almeno per la Città storica dove fissarlo al 35%, 50 invece fuori dall'area monumentale della città. FdI invece indica una superficie totale non inferiore a quella interna. Altro nodo da sciogliere in un eventuale accordo: la procedura da seguire per il rilascio dei permessi. 

Quella prevista dalla delibera Coia va nella direzione di passare comunque dal parere degli uffici con la formula del "silenzio assenso". Più rapida quella proposta dai dem. "Noi siamo per l'autocertificazione e il controllo a posteriori da parte della Polizia locale" spiega il capogruppo Pd Giulio Pelonzi. Poi, per quanto riguarda le tipologie di attività che potranno beneficiarne, Coia punta a estendere la possibilità a tutte gli esercizi, Pd e FdI hanno parlato solo di attività di somministrazione. 

"Ci sono spunti positivi che vanno anche nella stessa direzione proposta dalla maggioranza" dichiara Coia. Facendo capire di essere aperto a integrare la proposta. Anche perché muoversi tutti sullo stesso binario renderebbe più veloce l'iter generale, rispondendo a quello che è l'interesse primario dei commercianti: fare presto. 

L'altra delibera dell'assessore Cafarotti

A complicare ulteriormente il quadro le spaccature interne alla maggioranza, con l'assessorato guidato da Carlo Cafarotti che sta lavorando a un'altra delibera dai contenuti ancora differenti che andrà al voto in queste ore in giunta. Così stabiliva una memoria sempre di giunta licenziata a fine aprile che dava indirizzo agli uffici di lavorare a un testo. In parallelo Coia si è mosso per suo conto, giudicando le misure di Cafarotti (il 35% di Osp in più e sei mesi di tempo massimo di validità della normativa) non sufficienti, generando l'ennesima frattura su un tema, oggi, di interesse primario per il tessuto produttivo della città.
 

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