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Dai palazzi di Parnasi alle multe annullate: un anno di sprechi nella relazione della Corte dei Conti

Lungo l'elenco di inchieste illustrate nella relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Andrea Lupi

Dalle multe annullate ai canoni delle concessioni non adeguate passando per acquisti poco efficienti e ricorsi che si potevano evitare. È lungo l’elenco delle inchieste contenute nella relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Andrea Lupi, pubblicata sul sito del tribunale contabile insieme a quelle dei presidenti e vicepresidenti la cui esposizione era in programma per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 rinviata a causa dell’emergenza Coronavirus.

Tra gli sprechi compaiono gli oltre 107milioni di euro per l’acquisto da parte dell’ex provincia di Roma di un palazzo all’Eur di proprietà del gruppo Parnasi destinato a diventare la nuova sede della Città Metropolitana di Roma. A garanzia del pagamento, ricostruisce la relazione, l’ex Provincia di Roma aveva fatto confluire una serie di immobili di pregio di sua proprietà in un fondo immobiliare, “gestito in conflitto d’interessi dalla stessa società di gestione del risparmio che amministrava l’invenduto Parnasi”, che ha prodotto “un importante squilibrio finanziario”. Sempre in relazione al patrimonio del Gruppo Parnasi, viene citato anche un danno di circa 20milioni di euro per un contratto di affitto per un edificio destinato all’Atac ma mai utilizzato.

Nella sua relazione Lupi parla anche dell’occupazione dell’immobile del ministero dell’Istruzione di via Napoleone III da parte dell’organizzazione di estrema destra CasaPound per la quale nel 2019 sono andati a giudizio alcuni dirigenti statali responsabili di non essersi adoperati per ottenere lo sgombero. Il danno economico per il mancato utilizzo o la messa a reddito dell’immobile tra il 2004 e il 2019 è stimato in 4milioni e mezzo di euro.

Il documento cita anche la gestione degli oltre 2200 metri quadrati all’interno del Complesso monumentale del Vittoriano, ai Fori Imperiali, conferiti senza alcuna gara all’Istituto per la storia del Risorgimento italiano che a sua volta li ha dati in gestione a un’organizzazione privata che li ha utilizzati per mostre di rilievo internazionale “che hanno prodotto ricavi milionari per i biglietti venduti, senza che tuttavia fossero pagati i canoni di concessione degli spazi”.

Dalla gestione dell’autostazione Tiburtina, invece, Roma Capitale avrebbe perso oltre 2milioni e 200mila euro. La cifra deriva dal mancato aggiornamento dei canoni della concessione che sarebbero dovuti scattare a ogni rinnovo o proroga.

C’è poi un capitolo dedicato alle contravvenzioni con due casi relativi a Roma Capitale. Un milione e 700mila euro sono i costi sostenuti dall’amministrazione per una valanga da oltre 130mila ricorsi avanzati da autisti e cittadini che, pur essendo muniti di autorizzazioni per accedere alle zone a traffico limitato sono stati multati. Gli accertamenti hanno riguardato gli uffici comunali coinvolti che, secondo il procuratore, avrebbero potuto fermare le procedure.

Ben più corposo il secondo caso citato: oltre 17milioni di euro sarebbero stati persi per migliaia di sanzioni annullate “illegittimamente e illecitamente” dal 2008 al 2015 da uno dei vertici della direzione del Dipartimento risorse economiche capitolino. Tutti soldi, scrive Lupi, che potevano essere investiti per migliorare le strade di Roma.

Per quanto riguarda Roma Capitale viene segnalata la citazione per un danno pari a circa 560mila euro per una “gestione irregolare” di Farmacap, municipalizzata che gestisce le farmacie comunali, per l’affidamento di un asilo per un canone considerato “incongruo”. Sprechi sono stati contestati anche per la gestione dei servizi sulle spiagge libere di Ostia per mancanza di concessioni, di riscossione del dovuto e di indennizzo per l'occupazione abusiva da parte dell'amministrazione locale. 

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