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Occupazioni, si alza la tensione su via del Caravaggio: “Le istituzioni facciano la loro parte”

La visita della Commissione stabili pericolanti ha allarmato i residenti

Mentre è in via di conclusione lo ‘sgombero concordato’ per l’immobile di via Carlo Felice 69, in altre occupazioni abitative della capitale cresce il timore verso nuove operazioni. A manifestare la propria preoccupazione gli occupanti dell’immobile di viale del Caravaggio 105 che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa davanti alla sede dell’VIII municipio, a Montagnola, per denunciare quanto accaduto nei giorni scorsi: “Martedì alcuni tecnici della Commissione sicurezza per gli stabili pericolanti del comune di Roma si sono presentati ai cancelli dell'occupazione e hanno comunicato ai presenti l’intenzione di entrare nei due palazzi per effettuare una relazione sulle sue condizioni” ha spiegato Luca Fagiano, dei movimenti per il diritto all’abitare.

“Nessuno era stato avvertito, così le famiglie non li hanno fatti entrare. In quell’occasione è stato anche comunicato che tra oggi e domani entreranno senza chiedere il permesso e questo ha diffuso agitazione tra le famiglie che adesso temono di restare senza una casa”.

Non è la prima volta il lavoro della commissione genera apprensione tra gli abitanti delle occupazioni: qualora la perizia decretasse l’inagibilità dell’immobile costituirebbe un’accelerazione verso lo sgombero. I criteri di analisi, inoltre, sono stati spesso contestati dagli stessi occupanti che si appellano alle istituzioni per essere messi al corrente di quanto sta accadendo: “Non chiudiamo le porte di via del Caravaggio 105 ma chiediamo che questa operazione avvenga con la mediazione del municipio, del comune e della regione” spiegano ancora.

Nelle due palazzine vivono 240 famiglie, 400 persone in tutto di cui un centinaio di bambini. Ad aumentare la tensione, il fatto che il 12 gennaio scorso si è sviluppato un incendio al quarto piano che è stato dichiarato inagibile dai vigili del fuoco. Non solo. Alla fine del 2017 il Tribunale civile di Roma ha condannato il Viminale a risarcire la proprietà, la Oriental Finance srl, per 7 milioni di euro per il mancato sgombero.

Due elementi che potrebbero pesare sul destino delle famiglie senza casa che dal 2013 hanno trovato un posto dove vivere nelle palazzine di Tor Marancia di proprietà della famiglia Armellini, proprietaria delle mille case popolari a Ostia sulle quali, proprio in queste settimane, è aperta una trattativa con il Comune per l'acquisto. Al tavolo delle ultime riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in Prefettura, al quale sono sedute tutte le istituzioni coinvolte, è stato infatti stabilito che verrà data priorità ai palazzi giudicati instabili dal punto di vista statico e a quelli su cui pendono ordinanze di sequestro preventivo o provvedimenti di rilascio. 

“Chiusa la vicenda di via Carlo Felice, le occupazioni della città stanno entrando di nuovo in un momento cruciale” commenta Fagiano. “Per questo è importante che la Regione, il Comune e il Municipio facciano la loro parte elaborando per tempo un’alternativa per queste famiglie. Perché le soluzioni non si costruiscono in un giorno. Le istituzioni devono mantenere la mano salda nel gestire la vicenda perché molti proprietari di immobili occupati, in questo momento, spingeranno per far salire in cima alla lista degli sgomberi i propri palazzi. Chiediamo invece che questa situazione vada gestita nel massimo rispetto e dignità per le persone coinvolte”.

Secondo quanto apprende Romatoday, a metà gennaio si è tenuto un tavolo a cui hanno partecipato Comune, Regione, Municipio e proprietà. Quest’ultima si sarebbe dimostrata disponibile a un coinvolgimento ma ancora non si sono delineati progetti alternativi specifici per le famiglie che vivono nell’occupazione. 

“L’ho già messo per iscritto in una nota indirizzata ai vigili del fuoco e alla polizia locale: il municipio sarà presente al sopralluogo con la commissione stabili pericolanti” le parole del minisindaco Amedeo Ciaccheri. “Metteremo in campo tutti gli adempimenti tecnici per tutelare la salute delle famiglie che abitano in quello stabile consapevoli però che il futuro di queste 240 famiglie va affrontato con una risposta politica. Ci sono molti bambini che vanno nelle scuole del territorio e anziani che usufruiscono dei servizi sociali: queste persone non possono essere derubricate a numeri di un ragionamento teorico sulla sicurezza in questa città. Sollecito il Comune e la Regione ad aprire il tavolo per garantire il diritto all’abitare delle persone che oggi risiedono in quegli stabili”.  

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