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Castel Romano, Raggi cede al pressing e sale sulla ruspa: l'area dei roghi verrà sgomberata a settembre

La comunicazione alle 28 famiglie presenti in una lettera firmata dal delegato alla Sicurezza Marco Cardilli. 21 luglio: "Atto grave, nuclei esclusi dalle azioni previste dal bando"

Alla fine Virginia Raggi sceglie la strada dello sgombero. Un'area del campo di Castel Romano verrà abbattuta a metà settembre. A comunicarlo agli abitanti, un centinaio, della cosiddetta "zona F", porzione della baraccopoli sulla via Pontina dove si registrano le condizioni di vita più critiche è lo stesso Campidoglio, con una lettera firmata dal vice capo di gabinetto e delegato alla Sicurezza della sindaca Marco Cardilli. Porta la data del 3 luglio. 

"Per motivi igienico sanitari e quindi a tutela della salute del suo nucleo e della collettività circostante - si legge nella missiva che RomaToday ha potuto visionare, ricevuta dalle 28 famiglie presenti nelle baracche - anche in considerazione dei recenti incendi che hanno colpito l'area, l'amministrazione non potrà ulteriormente permettere la sosta in quell'area che per motivi di sicurezza dovrà essere liberata da cose e persone". Già fissato anche l'orizzonte temporale. "La S.V. (Signoria Vostra, ndr) dovrà lasciare il modulo abitativo che attualmente occupa libero da cose e persone entro e non oltre il 10 settembre 2020". Le ruspe poi faranno il resto. 

Raggi cede al pressing politico 

Una scelta quella del Campidoglio in risposta alle tante denunce di roghi tossici che nelle ultime settimane hanno reso ancor più dura la permanenza dentro e fuori dal campo, di un servizio de Le Iene che ha mostrato le condizioni di vita dei bambini costretti tra rifiuti topi e nubi alla diossina, e di un pressing politico che ha messo di fatto la sindaca M5s con le spalle al muro. Il centrodestra, con i consiglieri di Fratelli d'Italia in prima linea nella richiesta di un intervento il più rapido possibile seguiti a ruota dalla Lega di Matteo Salvini che giorni fa ha visitato invece il campo di via Candoni. Ma anche la regione Lazio ha imposto la linea dura. L'assessore alla Salute Alessio D'Amato, insieme alla stessa Asl Roma 2, competente sul territorio, ha chiesto lo sgombero, o la bonifica, minacciando di intervenire insieme al Prefetto commissariando di fatto il Campidoglio. 

Che fine faranno famiglie e bambini?

Il Comune ha scelto lo sgombero. Che fine faranno le famiglie? Nella lettera inviata il 3 luglio si fa riferimento alla possibilità per gli interessati di accedere ai benefici previsti dal Piano rom tramite la sottoscrizione del cosiddetto Patto di Responsabilità Solidale, un accordo che prevede, in cambio di azioni collaborative da parte delle famiglie, l'aiuto del Comune nella ricerca di un alloggio alternativo e di un posto di lavoro. 

Sul campo c'è già un bando per il superamento

Molto difficile da mettere in pratica in soli due mesi di tempo. Senza contare che lo stesso Piano rom citato nella lettera arrivata alle famiglie già prevede un percorso per la fuoriuscita dei nuclei di tutto il campo (circa 250) che ha durata 24 mesi, con un bando affidato che prevede il superamento della baraccopoli con "l’accompagnamento degli ospiti in fase di fuoriuscita". L'importo di spesa è pari a circa un milione e 500 mila euro, mentre il bando è stato aggiudicato il 21 gennaio 2020 a una Rti (Rete temporanea d'impresa) avente come capofila la cooperativa sociale Astrolabio e, in qualità di mandante, Arci Solidarietà Onlus e la cooperativa sociale Speha Fresia. 

Ricapitolando, Raggi ha scelto le ruspe ma in due mesi di tempo sarà dura trovare per le famiglie soluzioni alternative dignitose. L'azione poi entra in conflitto con quanto già previsto dal Piano rom per la baraccopoli, con fondi pubblici già destinati e assegnati per portare a termine interventi che devono rispondere a un preciso cronoprogramma con modalità prefissate anche a tutela dei diritti dei coinvolti. Di fatto le 28 famiglie dell'area F verrebbero escluse.  

"Atto di inaudita violenza"

"La notifica arrivata alle famiglie appare come un gravissimo atto segnato da inaudita violenza - commenta il presidente dell'associazione 2 luglio Carlo Stasolla - sembra ripercorrere la storia dello sgombero di Camping River, avvenuto due anni fa quando, al termine della vicenda, quasi 300 persone finirono in strada strada sulla quale, parcellizzati in una miriade di insediamenti informali, molti ancora si trovano". Da qui la richiesta appello: "Chiediamo l'immediata sospensione dell’azione di sgombero non comprendendo l’arbitraria esclusione de facto delle 28 famiglie dalle azioni già previste dal bando"

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